La Gazzetta dello Sport

E LA LAZIO SE NE VA

Luis Alberto-Correa: sorpasso Così Inzaghi vola da solo in testa

- di Archetti, Berardino, Cieri

L’euforia che avvolge la Lazio è giustifica­ta e sarà prolungata. L’ebbrezza da capolista tiene la gente dentro lo stadio a cantare anche senza più giocatori sul prato: rallegrerà la settimana e forse anche più. Perché la Lazio non era in testa, nel girone di ritorno, da vent’anni e quel precedente portò lo scudetto, proprio quel giorno di maggio, nel 2000. Le rivali sono ferme, per l’emergenza che tutti conosciamo. Ma al momento la banda di Inzaghi ha la consapevol­ezza di poter restare davanti. La Juve non ha ancora capito, o non vuol capire, il suo allenatore; l’Inter lo ha capito però vive di affanni tra i tanti impegni e alcune mancanze tecniche. Nella capitale biancocele­ste non galleggian­o incomprens­ioni, non ci si consuma nello stress da super lavoro. Inzaghi ha anche una classifica vera, senza recuperi e pensieri dell’ignoto. Ha già provato, quando era stato rimandato l’impegno con il Verona, l’incognita dei punti teorici, tanto che quella partita non si concluse con una vittoria. La Lazio è pratica, sicura e spavalda. Allunga a 21 i match senza sconfitta (miglior striscia nell’Europa che conta), ha vinto in 16 delle ultime 18 uscite. Ha anche segnato due gol in almeno 19 gare di campionato: meglio, fra i big, soltanto Liverpool, Manchester City e Paris SG. L’élite.

Allo scoperto

Non è più tempo di nasconders­i nemmeno per Inzaghi: «Siamo in testa per merito nostro. Qualcun altro avrebbe voluto essere al posto nostro. Lo spogliatoi­o è pieno di ragazzi che si vogliono bene e che accettano le decisioni dell’allenatore, come accadeva con Eriksson. Lo ascoltavam­o sempre. Se arriverà il titolo sarà qualcosa in più, però lotteremo fino alla fine. Sogno una festa come quella dello scudetto del 2000». Lui la può raccontare perché l’ha vissuta da giocatore, mentre i tifosi più scaramanti­ci si lanciano negli scongiuri. La Lazio deve incamerare vantaggio mentre gli altri sono ai box, e ci riesce bene. Poi si vedrà, a partite pari. Contro il Bologna sembra a lungo una macchina piena di energia: travolgent­e nella prima mezz’ora, coscienzio­sa nella seconda, forse troppo accomodant­e nella terza.

I motivi

Così la sesta palla gol diventa l’1-0, dopo soli 18’. E la settima è il raddoppio, tre minuti dopo. Ma la produzione precedente indica quanto la banda di Inzaghi rispetti le consegne. Capita anche che Correa e Immobile tirino fuori alcune chance gustose, che altri tentativi sibilino vicino ai pali o colpiscano il portiere; però voglia, freschezza atletica e raffinatez­za di alcuni personaggi dimostrano quanto la Lazio intenda governare questo campionato che sta avendo situazioni imprevedib­ili. Capita anche che timbri il successo pur se il capocannon­iere da 27 reti non centri mai la porta da vicino, anche in un contropied­e della ripresa. E pure se sulle fasce – soltanto sei cross - non passino dei tornado sui bolognesi. Dove vengono squassati, nella decisiva prima parte, è in centro, con sistemi simili. Recupero palla, corsa, verticaliz­zazione, tempi esatti, ultimo passaggio delizioso. E nella storia che dura una partita, però forse anche un campionato, è Luis Alberto a scegliersi il posto migliore. Apre con l’1-0, manda in porta Correa che segna anche di destro (con deviazione di Danilo), è un punto d’ancoraggio costante. La sua cortesia nell’assecondar­e i compagni sembra fredda ma è piena di passione, e fa il pari con la tecnica. Aggiungiam­o lo spirito di sofferenza, dato che dall’inizio mostra problemi muscolari, ed ecco che la giornata solare si completa.

L’amico battuto

Sinisa Mihajlovic viene osannato dai 40 mila dell’Olimpico già

prima del via, quando sbuca dallo spogliatoi­o e si dirige verso la curva laziale. In questo mese il Bologna aveva già sistemato la Roma, qui. Stavolta si piega perché si sentono troppo i 25 punti di differenza, perché i settori del 4-2-3-1 si scollano subito di fronte alla furia laziale e gli avversari risalgono il campo senza opposizion­e, vedi anche il film dei gol. Per dare coraggio alle rivali della capolista, il Bologna si ridesta dopo un’ora (passa al 3-4-1-2), quando esce Luis Alberto, e due gol annullati dalla Var dimostrano come dentro l’area la Lazio senza Acerbi non sia troppo sicura, tanto che Strakosha è fra i migliori. Ma anche un portiere attento serve per restare in testa.

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LAPRESSE Lo scudetto del 2000 Il 14 maggio 2000 la Lazio vince lo scudetto battendo 3-0 la Reggina mentre la Juve perde a Perugia. Simone Inzaghi firma l’1-0
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