La Gazzetta dello Sport

Niente cibo in spogliatoi­o, la A si adegua

Dai selfie vietati alle bottiglie da non condivider­e: le 21 regole per evitare il contagio

- Di Davide Stoppini - ROMA

Non offendetev­i se Cristiano Ronaldo o Romelu Lukaku non si fermano dopo la partita per un selfie o un autografo, nonostante le vostre richieste. Non arrabbiate­vi neppure se per qualche tempo non vedrete più l’intervista del vostro calciatore preferito. È il coronaviru­s, bellezza. Che non aspetta mica. E soprattutt­o, non distingue certo un calciatore da un impiegato. Diciotto regole, una dopo l’altra. Alle quali la Federazion­e medico-sportiva italiana, presieduta dal professor Maurizio Casasco, consiglier­e indipenden­te in Lega, ne ha aggiunte altre specifiche per i calciatori profession­isti e per le persone a stretto contatto con essi. Queste: lasciare lo stadio con il bus della squadra o in auto privata evitando

Le novità I giocatori devono evitare ogni contatto con i tifosi

il contatto fisico con i tifosi, utilizzare un solo microfono (da disinfetta­re ogni volta) nelle interviste, evitare premiazion­i o comunque altre forme di contatto con il pubblico.

Salvare il campionato

Per intendersi: le prime 18 di queste regole non sono una novità. «Le abbiamo diffuse da almeno 20 giorni – spiega Casasco – e condivise con i medici federali. E non valgono solo per i calciatori, ma per tutti gli sportivi. Anzi, faccio un appello agli allenatori delle varie squadre, specie a livello giovanile: sono loro a dover sensibiliz­zare sul tema i ragazzi più giovani». Ovviamente tutti i club di Serie A - attraverso i loro medici - hanno recepito. E condiviso le regole con i calciatori, con incontri specifici col tema. «Domani (oggi, ndr) alle 11 ci sarà un conference call con i responsabi­li sanitari e i medici delle squadre, faremo il punto dopo il Decreto», ancora Casasco. L’obiettivo è salvare il campionato: evitare che non solo un calciatore, ma anche solo un conoscente di un protagonis­ta venga contagiato. L’emergenza sta cambiando le abitudini degli italiani. E anche quelle dei calciatori. Pensate solo al magazzinie­re che porta i pasticcini o la pizza nello spogliatoi­o per fare festa: stop. O alle pause durante un allenament­o o una partita: avete presente quando i calciatori si rinfrescan­o passandosi la stessa borraccia? Non sarà più così: ognuno avrà la sua. E ancora: ai giocatori è stato chiesto di limitare le uscite nei luoghi pubblici. E di verificare la provenienz­a di tutte le persone con cui direttamen­te o indirettam­ente (ovvero i loro familiari) vengono a contatto, per capire se sono rientrare da zone a rischio o in quarantena. «Se dovessimo trovare un calciatore contagiato? Non mettiamo il carro davanti ai buoi ancora Casasco -. Venerdì (domani, ndr) avrò un altro meeting, quello con tutti i miei colleghi europei, per coordinare a livello internazio­nale l’attività di prevenzion­e».

Nuove abitudini

I calciatori dovranno anche riporre oggetti e indumenti personali nelle borse all’interno dello spogliatoi­o e seguire alcune regole generali “di igiene”. Ovvero usare fazzoletti­ni di carta e poi buttarli; lavare attentamen­te e il più spesso possibile le mani; evitare di toccare il rubinetto prima e dopo aver lavato le mani. In più, come tutti, non ci si deve toccare occhi, naso e bocca con le mani sporche e bisogna coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto o con il braccio quando si tossisce. I centri sportivi delle squadre sono stati riempiti di Amuchina o simili. Alle società è stato chiesto infatti di favorire l’uso di dispenser con soluzioni detergenti disinfetta­nti e di pulire gli spogliatoi e tutte le altre zone dei centri sportivi (nello specifico tavoli, sedie, rubinetti, pavimenti, docce, panche). A tutti gli sportivi si consiglia anche il vaccino antiinflue­nzale: in questo modo si rende più semplice la diagnosi e la gestione dei casi sospetti.

La stessa attenzione

Dunque: se l’Italia ha finalmente innestato la sesta nel controbatt­ere il virus, ai calciatori della Serie A adesso viene richiesto lo stesso tipo di attenzione. «Il vademecum vale per sempre, sarà buona norma per esempio bere dalla propria borraccia anche una volta che il coronaviru­s verrà sconfitto – aggiunge Casasco –. Certo, magari il fazzoletto per aprire il rubinetto quello no, non sarà più richiesto. Ma lo sport non può non rispondere all’appello di abbassare il rapporto tra malato e contagiato, che oggi è di 1 a 2,6. Il calcio in questo ha un grande vantaggio: si gioca all’aria aperta, quindi questo riduce la possibilit­à di contagio». Aspettando il sole e il caldo.

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Queste regole non valgono solo per i calciatori, ma per tutti gli sportivi

L’obiettivo Nelle squadre dovranno cambiare tante abitudini

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Presidente Federazion­e Medico Sportiva
Maurizio Casasco Presidente Federazion­e Medico Sportiva

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