Niente cibo in spogliatoio, la A si adegua
Dai selfie vietati alle bottiglie da non condividere: le 21 regole per evitare il contagio
Non offendetevi se Cristiano Ronaldo o Romelu Lukaku non si fermano dopo la partita per un selfie o un autografo, nonostante le vostre richieste. Non arrabbiatevi neppure se per qualche tempo non vedrete più l’intervista del vostro calciatore preferito. È il coronavirus, bellezza. Che non aspetta mica. E soprattutto, non distingue certo un calciatore da un impiegato. Diciotto regole, una dopo l’altra. Alle quali la Federazione medico-sportiva italiana, presieduta dal professor Maurizio Casasco, consigliere indipendente in Lega, ne ha aggiunte altre specifiche per i calciatori professionisti e per le persone a stretto contatto con essi. Queste: lasciare lo stadio con il bus della squadra o in auto privata evitando
Le novità I giocatori devono evitare ogni contatto con i tifosi
il contatto fisico con i tifosi, utilizzare un solo microfono (da disinfettare ogni volta) nelle interviste, evitare premiazioni o comunque altre forme di contatto con il pubblico.
Salvare il campionato
Per intendersi: le prime 18 di queste regole non sono una novità. «Le abbiamo diffuse da almeno 20 giorni – spiega Casasco – e condivise con i medici federali. E non valgono solo per i calciatori, ma per tutti gli sportivi. Anzi, faccio un appello agli allenatori delle varie squadre, specie a livello giovanile: sono loro a dover sensibilizzare sul tema i ragazzi più giovani». Ovviamente tutti i club di Serie A - attraverso i loro medici - hanno recepito. E condiviso le regole con i calciatori, con incontri specifici col tema. «Domani (oggi, ndr) alle 11 ci sarà un conference call con i responsabili sanitari e i medici delle squadre, faremo il punto dopo il Decreto», ancora Casasco. L’obiettivo è salvare il campionato: evitare che non solo un calciatore, ma anche solo un conoscente di un protagonista venga contagiato. L’emergenza sta cambiando le abitudini degli italiani. E anche quelle dei calciatori. Pensate solo al magazziniere che porta i pasticcini o la pizza nello spogliatoio per fare festa: stop. O alle pause durante un allenamento o una partita: avete presente quando i calciatori si rinfrescano passandosi la stessa borraccia? Non sarà più così: ognuno avrà la sua. E ancora: ai giocatori è stato chiesto di limitare le uscite nei luoghi pubblici. E di verificare la provenienza di tutte le persone con cui direttamente o indirettamente (ovvero i loro familiari) vengono a contatto, per capire se sono rientrare da zone a rischio o in quarantena. «Se dovessimo trovare un calciatore contagiato? Non mettiamo il carro davanti ai buoi ancora Casasco -. Venerdì (domani, ndr) avrò un altro meeting, quello con tutti i miei colleghi europei, per coordinare a livello internazionale l’attività di prevenzione».
Nuove abitudini
I calciatori dovranno anche riporre oggetti e indumenti personali nelle borse all’interno dello spogliatoio e seguire alcune regole generali “di igiene”. Ovvero usare fazzolettini di carta e poi buttarli; lavare attentamente e il più spesso possibile le mani; evitare di toccare il rubinetto prima e dopo aver lavato le mani. In più, come tutti, non ci si deve toccare occhi, naso e bocca con le mani sporche e bisogna coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto o con il braccio quando si tossisce. I centri sportivi delle squadre sono stati riempiti di Amuchina o simili. Alle società è stato chiesto infatti di favorire l’uso di dispenser con soluzioni detergenti disinfettanti e di pulire gli spogliatoi e tutte le altre zone dei centri sportivi (nello specifico tavoli, sedie, rubinetti, pavimenti, docce, panche). A tutti gli sportivi si consiglia anche il vaccino antiinfluenzale: in questo modo si rende più semplice la diagnosi e la gestione dei casi sospetti.
La stessa attenzione
Dunque: se l’Italia ha finalmente innestato la sesta nel controbattere il virus, ai calciatori della Serie A adesso viene richiesto lo stesso tipo di attenzione. «Il vademecum vale per sempre, sarà buona norma per esempio bere dalla propria borraccia anche una volta che il coronavirus verrà sconfitto – aggiunge Casasco –. Certo, magari il fazzoletto per aprire il rubinetto quello no, non sarà più richiesto. Ma lo sport non può non rispondere all’appello di abbassare il rapporto tra malato e contagiato, che oggi è di 1 a 2,6. Il calcio in questo ha un grande vantaggio: si gioca all’aria aperta, quindi questo riduce la possibilità di contagio». Aspettando il sole e il caldo.
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Queste regole non valgono solo per i calciatori, ma per tutti gli sportivi
L’obiettivo Nelle squadre dovranno cambiare tante abitudini