La Gazzetta dello Sport

Contro corrente

RE HAMILTON CON LE IDEE SFIDA POTERI E PREGIUDIZI

- Di Luigi Perna

Da bambino affrontava i bulli a scuola, oggi il sei volte iridato si batte contro povertà, inquinamen­to e ipocrisie

Ha imparato a difendere le proprie idee crescendo in un sobborgo di Londra, andando a scuola da ragazzino in una classe «dove ero l’unico nero in mezzo ai bianchi» e sfidando il bullismo dei coetanei che lo vedevano diverso, con lezioni serali ai corsi di karate. Non c’è da stupirsi se Lewis Hamilton oggi sia diventato il paladino delle cause scomode. Quello che non ha paura di esporsi o di remare controcorr­ente, dall’alto dei sei titoli mondiali e di una personalit­à che lo rende fra gli sportivi più carismatic­i del pianeta. La critica a Liberty Media e alla Formula 1, «partita per l’Australia solo perché comanda il denaro», è stato solo l’ultimo dei messaggi forti del fuoriclass­e della Mercedes. Scioccato dal fatto che il suo sport non si fosse fermato, al contrario dell’Nba, del calcio e di tante altre federazion­i, rinunciand­o a correre per proteggers­i dal contagio globale del Coronaviru­s. I fatti hanno dato ragione a Lewis. La positività di un componente del team McLaren ha costretto Chase Carey e tutto il circus a fare retromarci­a lasciando Melbourne, dove oggi sarebbe stato in programma il primo GP del 2020. Le parole di Hamilton hanno avuto un peso.

Mandela maestro

Il campione britannico ha confermato di essere un leader, come il suo idolo Muhammad Ali che rifiutò la guerra in Vietnam e come certi personaggi rimasti nella storia da cui ha tratto ispirazion­e, dal “maestro” Nelson Mandela a Martin Luther King, simboli della lotta all’Apartheid e del movimento contro la discrimina­zione dei neri d’America. D’altra parte non fu Hamilton che alla vigilia della gara di Austin del 2016 diede il proprio plauso al gesto di Colin Kaepernick, stella della National Football League, rimasto in ginocchio durante l’inno nazionale prima di una partita per protestare contro la disuguagli­anza razziale negli Stati Uniti? Se Lewis non ha paura di Donald Trump, figurarsi di Liberty Media...

Cattolico in patria

Perfino la rinuncia agli imbarazzi nel mostrare pubblicame­nte la propria fede in Dio, lui cattolico praticante in una nazione protestant­e, è stata una sfida. Hamilton combatte da sempre contro il rifiuto della diversità, sia essa di genere o religiosa, in qualsiasi contesto. A cominciare dalla F.1. «In quattordic­i anni di carriera, a essere onesti, non ho visto alcun cambiament­o in questo senso fra piloti, ingegneri o media», ha detto a febbraio dopo aver parlato dell’argomento durante la premiazion­e ai Laureus come sportivo dell’anno a pari merito con il calciatore Lionel Messi. «Mi riferisco all’essere aperti a tutte le classi o religioni, qualcosa che ho condiviso con Toto Wolff e che già sta cambiando nella nostra squadra, ma che vorrei cambiasse in generale nel mio sport». L’ennesima crociata, come quella già promossa nel paddock (a cominciare dall’hospitalit­y della Mercedes) per la riduzione dell’utilizzo della plastica a favore della lotta all’inquinamen­to. Anche la scelta di celebrare sui social il giorno della festa della donna con una dedica a Greta Thunberg, attivista svedese del movimento “Fridays for Future” che si batte per sensibiliz­zare i governi di tutto il mondo sugli effetti devastanti del cambiament­o climatico, non è stata casuale da parte di Lewis. Il quale, ricordando­si del padre immigrato che si sobbarcava quattro lavori per permetterg­li di correre in kart, si è impegnato con la Fia per offrire un futuro nel motorsport ai ragazzini di talento e non solo a quelli ricchi: «Il mio erede? Lo cerco nella classe operaia».

Sempre a testa alta

Sono tutti esempi di come Hamilton, a 35 anni, sia un uomo che vada molto al di là dei confini della F.1 e della fama legata ai successi in pista. Si potrebbe continuare all’infinito: il viaggio del 2017 fra i bambini di Cuba come portavoce dell’Unicef e sostenitor­e della lotta contro la povertà, la visita di qualche giorno fa ai luoghi dell’Australia devastati dagli incendi dei mesi scorsi in cui sono morti migliaia di animali, e così andando avanti. D’accordo, direte, tutto questo è a volte in contraddiz­ione con la vita scintillan­te di Lewis, che vola sul proprio aereo privato fra Montecarlo, Los Angeles e il Colorado, rimbalzand­o fra una sfilata di moda a Parigi e un party di Hollywood. Ma Hamilton è stato pronto ad affrontare critiche e accuse. Sempre a testa alta. Come quando nel 2007 arrivò in F.1, ancora una volta «unico nero in mezzo ai bianchi», per cominciare a scrivere una storia memorabile. Ce ne fossero di campioni così.

Vorrei che la F.1 accettasse la diversità di classe, genere o religione, senza discrimina­re LEWIS HAMILTON, 12 MARZO 2020, POCHE ORE PRIMA CHE VENISSE CANCELLATO IL GP D’AUSTRALIA Il mondo si ferma, correre non ha senso Siamo qui perché comanda il denaro

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