La Gazzetta dello Sport

STOP ANCHE AI CAMPIONATI STATALI

Da mercenario a supereroe Neymar adesso esalta Parigi Due stagioni disastrose, l’odio dei tifosi, la voglia d’addio... Il brasiliano ha ribaltato tutto a suon di gol e messaggi social

- Di Alessandro Grandesso - PARIGI

LA GUIDA

28 anni, è cresciuto nel Santos dove ha vinto una Libertador­es, 3 campionati paulista e una coppa Brasile. Al Barcellona una Champions, un Mondiale per club, 2 coppa del Re, due Supercoppa spagnole e due Liga. Al Psg due Ligue1, una coppa di Francia, una di Lega e una Supercoppa.

Edire che proprio adesso sembrava arrivare il più bello. Tra gol, giocate e personalit­à da vendere in campo. Come forse non si era mai visto fin dal suo arrivo nel 2017 a Parigi. Da dove tra l’altro l’estate scorsa ha tentato di andarsene in tutti i modi, per tornare al Barcellona, facendo infuriare così i tifosi. Ma l’odio estivo si è trasformat­o in amore primaveril­e. Grazie anche alle sue reti che hanno permesso al club dell’emiro del Qatar di approdare, dopo tre anni di umiliazion­i, ai quarti di finale di Champions League. Qualificaz­ione celebrata come una finale vinta dagli ultrà, e con le lacrime da Neymar che si è ripreso il Psg anche con un’attenta strategia social. Peccato che il coronaviru­s abbia congelato tutto.

Tonfo

Quando si tornerà a giocare, però, sarà tutta un’altra storia rispetto ad agosto. Allora il brasiliano si mise da solo sul mercato, tentando di forzare la mano ai dirigenti anche con dichiarazi­oni poco eleganti nei della tifoseria. Del tipo: «Il mio più bel ricordo in carriera è la qualificaz­ione in rimonta contro il Psg». Quella ottenuta con un sonoro 6-1, dopo il 4-0 del Parco dei Principi, nel 2017. Fu il primo tonfo per il club del sovrano di Doha che allora decise di pagare la cifra record di 222 milioni di euro della clausola liberatori­a. E garantendo a brasiliano un ingaggio da 34 milioni netti a stagione. Così Neymar posò le valige nella Ville Lumière con l’idea non solo di vincere la Champions, ma pure il Pallone d’oro, negandolo magari all’amico Messi.

Mercenario

Piani di gloria infranti da infortuni e polemiche che hanno trasformat­o le prime due stagioni in Francia in un inferno per il brasiliano. La telenovela di mercato non ha fatto che consolidar­ne l’immagine di mercenario sprezzante agli occhi dei tifosi. E quando Neymar è tornato al Parco dei Principi a metà settembre è stato trattato come il peggior nemico: fischiato e insultato da tutto lo stadio. «Giocherò sempre fuori casa - commentò allora a malincuore l’attaccante – ma se volevo andarmene è perché non mi sentivo bene qui»

Lingua

Nel giro di sette mesi è cambiato tutto. Fischi e insulti forse sono serviti a Neymar, scivolato fuori dalla lista dei 30 nominati per il Pallone d’oro. Uno smacco reso ancor più cocente dall’ascesa sfolgorant­e del compagno di squadra Mbappé che ormai fa vendere anche più maglie di lui. Progressiv­amente però il brasiliano si è rimesso in discussion­e. Mettendosi così a servizio della squadra, spesso anche in fase difensiva, senza rinunciare alle sue invenzioni spettacola­ri. Sul piano comunicati­vo poi Neymar ha iniziato a rendersi più disponibil­e, presentand­osi davanti ai microfoni per commentare a caldo, da bordo campo, le partite. E poi sui social con qualche messaggio addirittur­a in francese, magari canticchia­ndo o per incitare i compagni prima delle gare giocate in sua assenza.

Super

E quando si è presentata l’occonfront­i

BRASILE

A causa della pandemia coronaviru­s in Brasile si fermano anche i vari campionati statali. La Federcalci­o paulista ha deciso di fermare, a partire da oggi tutte le partite in programma a tempo indetermin­ato. Stessa decisione per il campionato Mineiro, stop di 15 giorni per torneo Gaucho e Carioca. casione giusta, Neymar si è ripreso il cuore di questo Psg. Da leader nella rimonta sul Borussia Dortmund, cui ha riservato il 400° gol in carriera, e poi formalizza­ndo il concetto su Instagram usando il più universale inglese: «Parigi è nostra». E così anche gli ultrà, che in questi mesi lo hanno trattato con indifferen­za preferendo­gli comunque Cavani, sono ormai ai suoi piedi, come ammette al quotidiano Le Parisien anche il capo della curva: «Vederlo a questi livelli dopo tutto quel che è successo è qualcosa di forte. Avevamo bisogno di questa unità». «Non si può che amarlo», insiste un altro tifoso. E più si sente amato, fa sapere l’entourage del giocatore, più Neymar diventa forte. Insomma, un supereroe. Anche se poi pure i supereroi fanno i conti con il coronaviru­s. Come ha indicato Neymar ieri postando l’immagine di un Batman impegnato a lavarsi con cura le mani, in attesa di completare l’opera in campo.

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in cui ha giocato Neymar: Santos (dal 2009 al 2013, Barcellona (2013-17) e Paris Saint Germain. Ha iniziato nelle giovanili della Portoguesa Santista prima di passare al vivaio del Santos

Il Valencia ha scoperto un importante focolaio di coronaviru­s all’interno del club. La società di Peter Lim ha annunciato ieri che i controlli effettuati sugli impiegati hanno portato alla positività del 35% degli esaminati. Non si tratta solo dei calciatori, ma anche dello staff che normalment­e accompagna la squadra, tra tecnici, dirigenti e personale vario.

Viaggio a Milano

Domenica Ezequiel Garay aveva annunciato via Instagram la sua positività, e più tardi il club aveva comunicato che il Covid-19 aveva attaccato anche i giocatori Gayà e Mangala, il team manager Camarasa e il dottor Aliaga. I calciatori si erano fatti i tamponi privatamen­te, per conto loro. E vista la positività l’intera rosa è stata sottoposta all’esame, che ha dato risultati sorprenden­ti e preoccupan­ti. Nel comunicato pubblicato dal Valencia si mette in relazione il focolaio col viaggio a Milano della squadra, che il 19 febbraio scorso ha perso 4-1 a San Siro contro l’Atalanta: «Nonostante le severe misure adottate dal club dopo il viaggio del 19 febbraio a Milano, area confermata come ad alto rischio qualche giorno più tardi dalle autorità italiane, con la separazion­e della rosa dal suo abituale ambiente di lavoro e dal pubblico, hanno dimostrato che l’esposizion­e legata alle partite ha portato alla positività del 35% degli esaminati». Niente nomi né numero preciso.

Stanno tutti bene

Il Valencia specifica che «Tutti i casi sono asintomati­ci e le persone colpite sono al momento a casa propria seguite dai medici, in regime di autoisolam­ento e realizzano con tranquilli­tà il piano di lavoro preparato per loro». Il club nel comunicato menziona «le partite»: dopo Milano il Valencia è andato a San Sebastian, ha giocato in casa col Betis, ha viaggiato a Vitoria, città con un gran numero di contagi, e poi ha sfidato ancora l’Atalanta. Va ricordato che il primo morto per coronaviru­s in Spagna è stato registrato a Valencia (attraverso una necropsia su un cadavere riesumato apposta per essere controllat­o) addirittur­a il 13 febbraio.

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Le reti stagionali di Neymar in 22 partite: 13 in Ligue 1, 3 in Champions League, 1 in coppa di Lega e 1 in coppa di Francia.
400 Neymar gioisce dopo il gol ( il suo 400°) al Dortmund Le reti stagionali di Neymar in 22 partite: 13 in Ligue 1, 3 in Champions League, 1 in coppa di Lega e 1 in coppa di Francia.

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