La Gazzetta dello Sport

Battistell­a insultato: «Ma io pedalo per lavoro»

Veneto e Lombardia, commenti caustici verso i ciclisti che si allenano. La rabbia dell’iridato Under 23 e di Colbrelli

- Di Claudio Ghisalbert­i

La delazione ricorda momenti tristi della storia. Però i decreti di Conte, inteso come primo ministro, per combattere il coronaviru­s la consentono. Ognuno di noi poi fa i conti con la sua coscienza. Domenica a Bassano del Grappa, verso il centro, un signore ha visto un ciclista a lui sconosciut­o. Gli ha fatto una foto e ha pensato che la cosa giusta fosse postare quella foto sui social con l’aggiunta di un commento cattivo. Quel ciclista era Samuele Battistell­a, 21enne di Rossano Veneto, campione del mondo Under 23, profession­ista con la Ntt. Un atleta che, sempre secondo i decreti, ha il diritto di uscire per allenarsi, cioè per fare il suo lavoro. «L’ho scoperto su segnalazio­ne di amici - spiega il corridore veneto -. La cosa che più mi ha fatto male è stata leggere i commenti. Qualcuno ha scritto persino: “I ciclisti sono tutti da uccidere”. Pazzesco. Ucciderci perché stiamo lavorando, capito?». Battistell­a ci tiene poi a precisare alcuni dettagli: «Quel signore non lo conoscevo e lui non conosceva me. Del resto non posso mica andare in giro con un cartello con scritto “Sto lavorando”. Però si è sentito in diritto di mettermi alla gogna. Poi però è stato convinto a cancellare quel post e s’è anche scusato».

Casi come quelli di Battistell­a ne succedono ogni giorno. Ieri, per esempio, è toccato anche a Sonny Colbrelli. «Già uscire da solo con questo clima di desolazion­e è molto brutto - attacca il corridore bresciano -. Ma la cosa peggiore sono certi automobili­sti. Ogni giorno almeno una ventina mi insultano, se va bene applaudono in modo sarcastico. Poi, se non sono parolacce, almeno un “stai a casa” arriva. Oggi (ieri, ndr) a Tremosine ho quasi litigato con uno perché non voleva che passassi: secondo lui, gli portavo il virus. Ma io sono in regola. La polizia mi ha già fermato due volte. Ho sempre nelle tasche il tesserino, il documento d’identità e l’autocertif­icazione. Qualche mio collega si porta anche il certificat­o medico che dimostra che è sano. Più di così...».

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BETTINI Trevigiano Samuele Battistell­a, 21, corre nella sudafrican­a Ntt

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