Bettiol: «Allenarsi così non ha più senso»
Il toscano vive a Lugano: «Speravo che la Ronde si corresse, ma non importa. Giusto rispettare le norme»
Lugano e Montecarlo sono posti da paradiso. Per questo molti corridori li hanno scelti come luoghi di residenza. In Ticino, per esempio, ci sono Nibali, Nizzolo, Ulissi, Aru... tanti. C’è anche Alberto Bettiol, l’ultimo re delle Fiandre che però sta vivendo questo periodo un po’ come esiliato. O meglio, auto esiliato. «Sono tornato a casa dopo la Parigi-Nizza. Qui la situazione è un po’ migliore che in Italia. Le attività commerciali sono chiuse ma la gente, senza aggregarsi, può circolare liberamente. In bici si può andare senza problemi purché non in gruppo. Io vado con Vincenzo, Ulissi con Gasparotto...». C’è un però. «Non possiamo andare in Italia e ovviamente non sappiamo neppure fin quando durerà questa situazione. Ecco, questa è la cosa che mi pesa di più. In più io sono qui solo, la mia ragazza è in Italia. Raggiungermi? No, non può perché non è domiciliata qui».
La crostata di Nibali
Bettiol, che domenica alle 18 risponderà alle domande dei lettori in diretta instagram sul nostro profilo (#acasacongazzetta), ha però con chi fare coppia fissa. «Con Nibali praticamente è un mese che siamo quasi una coppia - dice sorridendo -. Stessi aerei, stesse auto, stesse corse. Pedaliamo insieme per questo, se non abbiamo preso nulla finora neppure ce lo trasmettiamo. Domani (oggi, ndr) andremo con la mountain bike. Rachele, sua moglie, ormai si prende pure cura di me. Mi ha portato la pasta fresca, la crostata... mi sta dando davvero una grande mano».
Sogno svanito
Intanto Bettiol s’è visto sfuggire, per ora, la corsa dei suoi sogni, quel Giro delle Fiandre conquistato da trionfatore l’anno scorso. «Ho sperato fino all’ultimo che si corresse. Il Fiandre nella sua storia non s’è corso solo nel 1918 per la Grande Guerra. Si correrà lo stesso, più avanti. Quando? Boh, molto dipenderà anche dall’Olimpiade. Nel finale di stagione sono sempre andato bene, ma ora non voglio neppure pensarci». Il sole non si vede ancora sorgere. «Ci vorrà ancora tempo. Chiaro che così non ha senso allenarsi, fare tabelle. Poi in Spagna e in Francia hanno vietato anche gli allenamenti. In Italia ho saputo che la Federciclismo ha chiesto ai pro’ di non allenarsi, di stare a casa. Penso che questo venga esteso presto a tutto il mondo, tanto mi pare di capire che almeno per un paio di mesi non si correrà. Fa tristezza, ma la situazione è grave. Ci sono le norme ed è giusto che vengano rispettate in pieno».