Dettori e il suo giro del mondo a cavallo: «La mia vita è un film»
Frankie sta registrando un docufilm che racconta la sua vita di tutti i giorni, ora cambiata: «Stop tardivo alle corse in Inghilterra. Sono in ansia per mia madre barricata in casa a Varese»
56 km/h velocità media di un purosangue sui 2000 metri
16.500 DISPUTATE IN GRAN BRETAGNA
20.000 LE CORSE DISPUTATE IN CARRIERA
In Italia era già tutto chiuso e a Cheltenham erano 60.000 in tribuna
Lanfranco Dettori e le corse durante l’epidemia
3.500 DISPUTATE NEL RESTO DEL MONDO
30 GIORNI il tempo impiegato da Frankie per percorrere il giro del mondo
IN GARA media: 2.000 m a corsa 40.000 km
40.075 km CIRCONFERENZA TERRESTRE
Si intitolerà semplicemente “Frankie” e le riprese sono in corso. Un film documentario, per raccontare un capitolo lungo un anno della vita del miglior fantino del mondo, un modo per rappresentare la quotidianità di Lanfranco Dettori, l’ex figlio un po’ viziato del «mostro» Gianfranco, a sua volta grandissima frusta fino ai primi Anni 90. Un padre forse ingombrante ma dalla vista lunga, capace di spedire quel ragazzo un po’ così in Inghilterra a soli 15 anni, a farsi le ossa nelle scuderie dell’amico allenatore Luca Cumani. Lui per primo mai avrebbe immaginato l’esito di quella decisione anche dolorosa.
Sono ormai passati 35 anni dal giorno in cui Lanfranco ha iniziato a diventare «Frankie». Tanti successi, una bellissima famiglia con 5 figli, fra i quali Rocco forse ne raccoglierà il testimone. Una disgrazia sfiorata nel 2000 quando uscì praticamente illeso (solo un piede fratturato) dallo schianto dell’aeroplanino su cui viaggiava. E qualche momento difficile, che ha saputo superare alla grande.
► Signor Dettori, una vita da raccontare in un film...
«Forse un giorno. Quello che stiamo girando è un’altra cosa. “Un anno con Dettori” si potrebbe intitolare. Raccontiamo la mia vita di tutti i giorni, soprattutto quella fuori dalle piste. Le albe a Newmarket ad allenare i cavalli, la vita di scuderia fatta di silenzi, passione, speranze. Poi i viaggi per sportarsi da un ippodromo all’altro in Inghilterra, in Europa o dall’altra parte del mondo. La vita in famiglia, tipo le mie esibizioni in cucina per ricordare e ricordarmi che mi sento profondamente italiano. Oppure l’entusiasmo dopo una vittoria, l’incazzatura di una monta non proprio perfetta. E anche le debolezze. E ovviamente la paura».
► Adesso per un virus subdolo che ha invaso il mondo.
«Se la mia vita è un film, mai avrei immaginato di dover girare un capitolo simile, la battaglia contro un nemico invisibile. Spero se ne possa uscire presto, purtroppo temo il contrario».
► E Dettori come la vive?
«Sono un po’ preoccupato per il modo in cui si sta gestendo la situazione in Inghilterra, anche se da un’iniziale semi indifferenza dei politici si è passati a misure più drastiche. Forse sarebbe stato meglio arrivarci prima e in modo più graduale. Avremmo evitato gli assalti ai supermercati e forse limitato almeno in parte la diffusione del virus di
► Paura per i suoi cari, anche in Italia...
«A Varese vive mia madre, ha 72 anni. È barricata in casa, anche perché in passato ha sofferto di polmonite, se la riprende mi sa che non ne viene fuori. Mio padre invece è in Marocco. Ha 79 anni, sta benissimo però lì il problema è che nel caso in cui ce ne fosse bisogno, le strutture sanitarie non sono all’altezza. Infine mia sorella Alessandra. E’ bloccata a casa mia a Newmarket e vorrebbe tornare a Sedriano, alle porte di Milano, dai suoi cani».
► Niente corse anche in Inghilterra...
«Per fortuna, vorrei dire, anche se è un grande dolore. Venerdì ero in Bahrain a montare, collegato sempre con l’Italia che ormai aveva chiuso tutto da tempo. E ho visto che a Cheltenham, per il quarto giorno consecutivo, c’erano più di 60.000 persone. E non riuscivo a comprendere la leggerezza con cui veniva gestita la situazione. Comunque a Newmarket, al mattino, si continua a lavorare come sempre, allenando i cavalli e in un certo senso immaginando che dovranno correre».
► E la vita di tutti i giorni della famiglia Dettori?
«Non è cambiata molto, ma ci sono ancora aspetti almeno singolari. Le scuole aperte, per esempio. I miei ragazzi ci vanno regolarmente e non è il massimo visto che difficilmente nelle classi si sta di
stanti almeno un metro . Fino a ieri mio figlio Leo lavorava in un cocktail bar, per fortuna lo hanno chiuso».
► Ma per Dettori ci potrebbero essere anche le corse in questo periodo...
«Il 28 marzo, la Dubai Cup. Al momento è ancora in programma seppure a porte chiuse. Vedremo nel frattempo cosa accadrà».
► E le corse inglesi?
«Viviamo alla giornata. I primi grandi appuntamenti sono le 1000 e le 2000 Ghinee di Newmarket tra fine aprile e inizio maggio. Io mi auguro di poterle correre, almeno a porte chiuse. Sarebbe un evento epocale se saltassero, non è mai accaduto in passato, neanche durante le due guerre mondiali».
► Uno sguardo preoccupato anche all’ippica italiana...
«Sono sincero, non sto seguendo molto la situazione. Sono però rimasto allibito, qualche tempo fa, quando ho saputo che avevano chiuso i cancelli del centro di allenamento di Trenno, a San Siro, per una disputa sul rinnovo dei contratti di affitto dei box. Non si può arrivare a questo punto, per nessun motivo. Alle scuderie di San Siro sono legati i più bei ricordi di quando ero ragazzino e, dopo la scuola, iniziavo a imparare il mestiere, anche se in un primo momento avrei voluto fare il calciatore. Giocavo nella Vercellese a Quinto Romano, a due passi dall’ippodromo. Juventino sfegatato, adoravo Bettega, ma quando ho visto che tutti i miei compagni di squadra erano diventati più alti di me di una spanna ho lasciato perdere. Questa chiusura è un bruttissimo colpo per l’ippica inglese, figuriamoci per quella italiana ormai in crisi da tanti anni, troppi. Questo potrebbe essere il punto di non ritorno, oppure il momento di rimboccarsi le maniche e, almeno, cercare di sopravvivere».
In Inghilterra scuole ancora aperte e i miei figli ci vanno
Lanfranco Dettori sulla vita quotidiana