La Gazzetta dello Sport

«Campionato e Preolimpic­o a tutti i costi? Io dico di no»

Il c.t. e coach di Cremona: «A casa gioco a Sudoku e guardo l’Nba»

- di Vincenzo Di Schiavi

Troppe domande ingombrano la mente. Per questo tante risposte esondano temerarie e incaute, sanno di grossolana tuttologia. «Va bene, parliamo, ma senza sputare sentenze su cose che ignoriamo. Di colpo le nostre vite sono cambiate. Come e quando riprendere­mo ce lo dirà la scienza. Tutto il resto non conta». Meo Sacchetti, coach della Vanoli e c.t. azzurro, è asserragli­ato nella sua Cremona e attende la prossima piega del tempo. Il campionato ripartirà? Il Preolimpic­o, al momento ancora in calendario, si farà?

► Ecco, Sacchetti, partiamo proprio da qui.

«Guardiamo alla realtà dei fatti: la risposta non spetta a noi e nemmeno alla federazion­e o al Cio. Comanda la scienza, gli esperti ci diranno quando potremo tornare a una prima parvenza di normalità. Certo, l’auspicio è quello di far ripartire il campionato di Serie A e giocare il Preolimpic­o. Sarebbe un messaggio positivo, ma non dobbiamo ripartire a tutti i costi. Questo no. Certi discorsi, al momento, hanno veramente poco senso». 3Intanto

Meo Sacchetti come passa le giornate?

«Sto in casa. Ho la fortuna di avere un giardino che mi godo. Senza di quello avrei fatto molta più fatica. Guardo l’Nba: stanno facendo vedere le migliori partite di quest’anno e quelle della passata stagione. Ho rivisto gara-7 Toronto-Philadelph­ia. Anche un po’ di calcio: stanno rifacendo vedere il Mondiale vinto nel 2006. E poi faccio i puzzle e gioco a Sudoku. Cerco di tenere allenata la mente. Mia moglie e mio foglio Tommy escono ogni tanto a fare la spesa, io non metto mai il naso fuori di casa. Cerchiamo di attenerci scrupolosa­mente ai divieti».

► Il resto della famiglia?

«Sento spesso Brian, anche lui è chiuso in casa, ogni tanto porta il cane a fare un giro. Mia figlia Alice vive in Finlandia e tra un mese deve partorire. Mia moglie soffre per non poter essere là con lei, ma ha capito. Non ci si può muovere, giusto così».

► Il suo presidente, Aldo Vanoli, invece è ricoverato.

«L’ho sentito ieri (martedì, ndr). Il timbro della voce e il morale mi sembrano buoni. Ogni tanto si aiuta con l’ossigeno, ma l’ho trovato bene. Abbiamo parlato di noi, delle famiglie, non di pallacanes­tro».

► Tra l’altro la vostra attività è sospesa fino al 30 marzo.

«Abbiamo preso questa decisioni lasciando a tutti la facoltà di scegliere se tornare a casa o meno. Non ce la siamo sentita di decidere per gli altri. Sobin, per esempio, ha la compagna incinta. Spero solo di rivederli, non siamo ancora riusciti a fare la solita grigliata tutti assieme e sono molto arrabbiato per questo».

► E se qualcuno non dovesse tornare?

«Non me la prenderei. La salute viene prima di tutto. Chi non se la sente rimanga pure a casa. Non mi arrabbio e non lo giudico. Ho sentito troppa gente pontificar­e senza avere la qualifica per farlo. Ognuno faccia il proprio mestiere. Nel club le decisioni che riguardano il campo le prendo io, poi ci sono i medici, i preparator­i fisici e il general manager che organizza le trasferte. Ciascuno parli in base alle proprie competenze, altrimenti stia zitto. A me il tuttologo mi fa andare in bestia».

► Si dovesse ripartire, sarebbe tutto molto strano.

«Sì, certo. Con roster magari molto diversi e giocatori totalmente fuori condizione. Noi non giochiamo dalla Coppa Italia, Varese addirittur­a da gennaio. Sarebbe tutto molto strano, particolar­e, ma se ci fosse la possibilit­à di ripartire lo dovremmo fare senza porci troppe domande. Sarebbe un segnale troppo importante. Sono convinto che questo Pese ce la farà. Abbiamo tanti difetti, ma anche una straordina­ria capacità di risollevar­ci».

► Al personale medico in prima linea cosa dice?

«Quando si parla di loro mi commuovo. Vivo a Cremona e sento passare ambulanze a getto continuo. Rischiano la vita ogni giorno e due di loro l’hanno anche persa. Sento un’immensa gratitudin­e verso queste persone. I veri eroi non sono gli sportivi di calcio o di basket, ma loro».

Se gli stranieri non dovessero tornare li capirei Prima la salute

Ricomincia­re è un auspicio, ma decide la scienza, non la Fip o il Cio

Meo Sacchetti sul futuro

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