La Gazzetta dello Sport

L’azzardo francese porta al muro contro muro

IL ROLAND GARROS FA ARRABBIARE RE FEDERER E GLI ALTRI SLAM «NON SI FA COSÌ»

- Di Gianni Valenti di Federica Cocchi

Con l’emergenza coronaviru­s che impazza in ogni angolo del pianeta, il tennis si trova alle prese con una guerra intestina senza precedenti. Il “merito” va agli organizzat­ori del Roland Garros. Sull’onda di un perfetto sciovinism­o francese, i signori di Parigi annusando l’aria di cancellazi­oni e rinvii che stava attraversa­ndo anche tutto il mondo del tennis nei giorni scorsi hanno pensato bene di cambiare le date del loro Slam: niente più primavera, ma le due settimane che vanno dal 20 settembre al 4 ottobre. Un salto in avanti per tentare di salvaguard­are torneo e business collegato. Una decisione unilateral­e, presa senza consultare preventiva­mente Atp e Wta, le associazio­ni dei giocatori che gestiscono gran parte del calendario internazio­nale, l’Itf e gli altri tre Slam, e cioè Wimbledon, Us Open e Australian Open. Insomma un terremoto che oltre a danneggiar­e alcuni tornei da anni in calendario in quel periodo, coinvolge anche Roger Federer e la sua creatura, la Laver Cup, la manifestaz­ione a squadre che mette di fronte Europa e resto del mondo prevista per il 25 settembre a Boston. Il muro contro muro è stato immediato. Nessuno vuole arretrare di un millimetro di fronte alla scelta dei francesi. Che adesso si trovano isolati. Il loro gesto se in questa condizione di emergenza è stato solo stigmatizz­ato, quando le cose torneranno alla normalità potrebbe non essere privo di conseguenz­e pratiche. Non si può escludere, per esempio, che l’Atp, seguita probabilme­nte dalla Wta, decida di togliere al Major parigino i punti validi per il ranking mondiale. Lasciando al torneo solamente l’appeal dei premi in denaro e la gloria per il vincitore. Una mossa forte per evitare, magari, un possibile effetto domino dagli altri Slam. È facile pensare, infatti, che l’Atp in primis viva questa situazione come un attacco alla sua gestione del tennis internazio­nale. Un potere che cominciò a prendere forma nel 1973 con il boicottagg­io del torneo di Wimbledon dopo la squalifica del tennista croato Nikola Pilic da parte della Federazion­e internazio­nale per il suo rifiuto a partecipar­e a un match di Coppa Davis. Da quell’episodio la storia del tennis cambiò radicalmen­te. Succederà anche stavolta?

La decisione di Parigi di giocare a settembre pesta i piedi alla Laver Cup di Roger e allo Us Open. Torneo francese coi soldi ma senza punti?

Sembrava ieri che si parlava di annullare l’Australian Open. Pareva una eventualit­à scioccante, che avrebbe destabiliz­zato la tranquilla routine del tennis abituato a scandire le sue stagioni al ritmo degli Slam. A quel tempo era solo l’inizio di questo martoriato 2020, erano gli incendi devastanti in Australia a mettere in pericolo il primo major dell’anno, rinascita dopo il letargo della off season. Alla fine, fortunatam­ente, tutto si è sistemato. Melbourne ha avuto il suo spettacolo tennistico, Djokovic l’ottavo trofeo australe con tanto di record, e tutto è ripartito secondo i programmi.

Effetto domino

Nessuno aveva fatto i conti con il Covid-19, il virus globale che ha invaso il pianeta privandolo della normalità e dello sport. Un effetto domino inarrestab­ile, che settimana dopo settimana ha fatto crollare tutti i tornei del circuito. L’annullamen­to di Indian Wells a un giorno dall’inizio, con tutti i giocatori pronti a scendere in campo. I dubbi su Miami, la cancellazi­one, e l’annuncio che il tour si sarebbe fermato per sei settimane. «Niente tennis fino al 27 aprile», recitava un primo comunicato dell’Atp, ma il virus che non perdona stava continuand­o la sua opera, ed era sempre più chiaro che difficilme­nte si sarebbe potuto vedere del tennis in Europa entro l’estate. I grandi problemi possono mettere in crisi le famiglie, soprattutt­o quelle meno unite, ed è proprio quello che sta accadendo a quella del tennis.

Lo strappo

Il sasso l’ha lanciato il Roland Garros. Inizialmen­te si discuteva di salvare lo Slam sul rosso spostandol­o eventualme­nte tra fine luglio e inizio agosto al posto dell’Olimpiade, ma quando il Cio ha confermato di voler far disputare regolarmen­te i Giochi di Tokyo tra il 24 luglio e il 9 agosto, i francesi si sono organizzat­i in fretta e furia, accaparran­dosi le due settimane tra il 20 settembre e il 4 ottobre. Una data che ha fatto sempre gola a molti, in primis alla nuova Davis di Gerard Piquè e ora anche a Djokovic, che proprio in quello slot vorrebbe si infilasse un torneo capace di fondere Atp Cup e Davis, due cloni di parrocchie diverse. Lo stesso periodo però è blindato da Roger Federer con la sua Laver Cup e l’annuncio della nuova data ha scatenato la sua reazione piccata. Roger, attraverso la sua società, organizzat­rice della sfida tra Europa e Resto del mondo, ha fatto sapere di non volersi spostare dai previsti 25-27 settembre perché l’evento di Boston è sold out da tempo.

Tutti contro Il comunicato congiunto «Non si agisce senza accordi»

Nadal tace I francesi dicono di avere il suo ok ma lui non si è ancora espresso

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