L’azzardo francese porta al muro contro muro
IL ROLAND GARROS FA ARRABBIARE RE FEDERER E GLI ALTRI SLAM «NON SI FA COSÌ»
Con l’emergenza coronavirus che impazza in ogni angolo del pianeta, il tennis si trova alle prese con una guerra intestina senza precedenti. Il “merito” va agli organizzatori del Roland Garros. Sull’onda di un perfetto sciovinismo francese, i signori di Parigi annusando l’aria di cancellazioni e rinvii che stava attraversando anche tutto il mondo del tennis nei giorni scorsi hanno pensato bene di cambiare le date del loro Slam: niente più primavera, ma le due settimane che vanno dal 20 settembre al 4 ottobre. Un salto in avanti per tentare di salvaguardare torneo e business collegato. Una decisione unilaterale, presa senza consultare preventivamente Atp e Wta, le associazioni dei giocatori che gestiscono gran parte del calendario internazionale, l’Itf e gli altri tre Slam, e cioè Wimbledon, Us Open e Australian Open. Insomma un terremoto che oltre a danneggiare alcuni tornei da anni in calendario in quel periodo, coinvolge anche Roger Federer e la sua creatura, la Laver Cup, la manifestazione a squadre che mette di fronte Europa e resto del mondo prevista per il 25 settembre a Boston. Il muro contro muro è stato immediato. Nessuno vuole arretrare di un millimetro di fronte alla scelta dei francesi. Che adesso si trovano isolati. Il loro gesto se in questa condizione di emergenza è stato solo stigmatizzato, quando le cose torneranno alla normalità potrebbe non essere privo di conseguenze pratiche. Non si può escludere, per esempio, che l’Atp, seguita probabilmente dalla Wta, decida di togliere al Major parigino i punti validi per il ranking mondiale. Lasciando al torneo solamente l’appeal dei premi in denaro e la gloria per il vincitore. Una mossa forte per evitare, magari, un possibile effetto domino dagli altri Slam. È facile pensare, infatti, che l’Atp in primis viva questa situazione come un attacco alla sua gestione del tennis internazionale. Un potere che cominciò a prendere forma nel 1973 con il boicottaggio del torneo di Wimbledon dopo la squalifica del tennista croato Nikola Pilic da parte della Federazione internazionale per il suo rifiuto a partecipare a un match di Coppa Davis. Da quell’episodio la storia del tennis cambiò radicalmente. Succederà anche stavolta?
La decisione di Parigi di giocare a settembre pesta i piedi alla Laver Cup di Roger e allo Us Open. Torneo francese coi soldi ma senza punti?
Sembrava ieri che si parlava di annullare l’Australian Open. Pareva una eventualità scioccante, che avrebbe destabilizzato la tranquilla routine del tennis abituato a scandire le sue stagioni al ritmo degli Slam. A quel tempo era solo l’inizio di questo martoriato 2020, erano gli incendi devastanti in Australia a mettere in pericolo il primo major dell’anno, rinascita dopo il letargo della off season. Alla fine, fortunatamente, tutto si è sistemato. Melbourne ha avuto il suo spettacolo tennistico, Djokovic l’ottavo trofeo australe con tanto di record, e tutto è ripartito secondo i programmi.
Effetto domino
Nessuno aveva fatto i conti con il Covid-19, il virus globale che ha invaso il pianeta privandolo della normalità e dello sport. Un effetto domino inarrestabile, che settimana dopo settimana ha fatto crollare tutti i tornei del circuito. L’annullamento di Indian Wells a un giorno dall’inizio, con tutti i giocatori pronti a scendere in campo. I dubbi su Miami, la cancellazione, e l’annuncio che il tour si sarebbe fermato per sei settimane. «Niente tennis fino al 27 aprile», recitava un primo comunicato dell’Atp, ma il virus che non perdona stava continuando la sua opera, ed era sempre più chiaro che difficilmente si sarebbe potuto vedere del tennis in Europa entro l’estate. I grandi problemi possono mettere in crisi le famiglie, soprattutto quelle meno unite, ed è proprio quello che sta accadendo a quella del tennis.
Lo strappo
Il sasso l’ha lanciato il Roland Garros. Inizialmente si discuteva di salvare lo Slam sul rosso spostandolo eventualmente tra fine luglio e inizio agosto al posto dell’Olimpiade, ma quando il Cio ha confermato di voler far disputare regolarmente i Giochi di Tokyo tra il 24 luglio e il 9 agosto, i francesi si sono organizzati in fretta e furia, accaparrandosi le due settimane tra il 20 settembre e il 4 ottobre. Una data che ha fatto sempre gola a molti, in primis alla nuova Davis di Gerard Piquè e ora anche a Djokovic, che proprio in quello slot vorrebbe si infilasse un torneo capace di fondere Atp Cup e Davis, due cloni di parrocchie diverse. Lo stesso periodo però è blindato da Roger Federer con la sua Laver Cup e l’annuncio della nuova data ha scatenato la sua reazione piccata. Roger, attraverso la sua società, organizzatrice della sfida tra Europa e Resto del mondo, ha fatto sapere di non volersi spostare dai previsti 25-27 settembre perché l’evento di Boston è sold out da tempo.
Tutti contro Il comunicato congiunto «Non si agisce senza accordi»
Nadal tace I francesi dicono di avere il suo ok ma lui non si è ancora espresso