IL NUMERO
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e trecentomila euro: il valore dell’ammontare complessivo del monte stipendi della Serie A. Da domenica 8 marzo in poi non ci sono state partite ufficiali e tutti i club si sono fermati anche con gli allenamenti, quasi tutti con la ripresa rimandata a data da destinarsi. La Federazione dei medici sportivi ha raccomandato di evitare gli allenamenti almeno fino al prossimo 3 aprile, giorno in cui verrà fatto un nuovo punto della situazione.
L’emergenza sanitaria preoccupa anche il mondo del calcio: non è più tempo di parlare delle ipotetiche date di ripartenza del campionato. La situazione impone massima cautela e prudenza su ogni tipo di ripresa di attività. Lo stop anticipato al campionato complicherebbe ulteriormente anche i bilanci dei club, con perdite economiche che ogni società ha già provveduto a stimare. In queste condizioni la sospensione degli stipendi dei calciatori potrebbe aiutare a contenere i danni.
Prima ancora dei danni economici, pesantissimi, si contano le vittime del Coronavirus: i numeri di ieri impongono un livello altissimo di allerta. Più alto ancora di quello dei giorni precedenti. Il calcio vive la preoccupazione di tutti: l’assemblea di ieri dei presidenti di Serie A è stata la più cupa di sempre. Il timore per l’emergenza salute si traduce in primo luogo in massima prudenza sulla prossima ripresa del campionato. E lo stesso vale per gli allenamenti, che dovrebbero addirittura precedere di settimane la ripartenza della stagione ufficiale. Argomento di cui ieri non si è discusso: al momento ogni club resterebbe autorizzato a portare avanti la propria linea. I timori e la conseguente cautela sono condivisi dai vertici delle società e da quelli della Lega: ieri la discussione sulle proposte da rimandare al governo ha completamente sostituito quella sulle eventuali date di ripartenza. Sono diventati esercizi prematuri: la priorità è seguire di giorno in giorno gli sviluppi dell’emergenza sanitaria. Le misure economiche che possano sostenere il calcio servirebbero a maggior ragione se le competizioni non venissero portare a termine. Tutti hanno consapevolezza del momento, per questo anche ai calciatori verrà chiesto di contribuire al tentativo di contenimento
Massima cautela sul ritorno del campionato Sospensione ingaggi; si tratta con Figc e Aic
dei danni: l’idea della sospensione degli stipendi è diventata una delle prime dell’elenco.
Ingaggi sospesi
Ogni club, con l’assistenza di Deloitte, ha documentate le rispettive perdite. Ognuno ha poi contribuito a inviare alla Lega un serie di proposte da sottoporre, tramite Federazione, all’attenzione del governo. Riforme a breve e lungo termine, modifiche a leggi esistenti che non porterebbero soldi nelle casse dei club ma, indirettamente, permetterebbero di assorbire meglio il colpo. Un colpo che per qualcuno rischierebbe altrimenti di essere decisivo. L’ultima proposta riguarda la sospensione degli stipendi dei calciatori. I giocatori “producono” allenamenti e partite, ma la loro attività è ormai da giorni azzerata. Per cause che non dipendono dalle società ma da una forza maggiore. La proposta che i club hanno portato all’attenzione dell’AIC riguarda la sospensione degli ingaggi relativi ai giorni di inattività: fino all’8 marzo i giocatori sono stati impegnati, dunque verrebbero regolarmente pagati. Dal giorno successivo in poi e fino a quando le condizioni non permetteranno la ripresa: è su questo periodo che i club intendono calcolare un congelamento temporaneo dei versamenti. Non un taglio definitivo, possibilità per cui sarebbe prima necessaria una vera e propria trattativa con gli interlocutori. A meno che non sia una nuova legge dello stato a stabilirlo: in Francia è già possibile la disoccupazione parziale per tutti i dipendenti, calciatori compresi.
Tavolo
Un discorso oggi prematuro. Al contrario della sospensione, ipotesi già sul tavolo della trattativa tra Lega e Aic. Il sindacato dei calciatori ha mostrato la stessa consapevolezza del momento di grande difficoltà. Presto si entrerà nel merito della questione che vedrà coinvolti presidente e a.d. della Lega di A, Dal Pino e De Siervo, presidente e vice dell’Aic (Tommasi e Calcagno) e una rappresentanza della Figc. Come soggetto “politico” il sindacato non potrebbe imporre decisioni ai giocatori ma dettare una strategia. Che è ciò a cui effettivamente si sta lavorando: trovare una linea che porti a una contrattazione collettiva, per evitare che ogni presidente (Lotito al solito si è dimostrato particolarmente battagliero) faccia i conti con i propri tesserati. Un argomento che dai tavoli di lavoro italiani si estenderà probabilmente a quelli europei, chiamando in causa la Fifpro, la federazione internazionale dei calciatori. Per l’Aic ieri si è espresso Tommasi: «Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente, allenarsi ora non ha senso ed è pericoloso». Poi sugli stipendi: «Tema da affrontare, ma non adesso. L’AIC non può imporre ai calciatori di accettare eventuali tagli. Possiamo dare una linea, ma sulle rinunce decidono i singoli. Siamo d’accordo con la Lega dì anticipare le ferie estive e di considerare questi giorni come vacanze per ridurre le ferie a luglio. Su questo nessun problema. Sugli stipendi vedremo». Le altre proposte dei club al governo riguarderanno la liberatoria sulla sponsorizzazione delle scommesse sportive, la modifica delle legga che regola i diritti tv, una semplificazione della burocrazia per chi vorrà costruire nuovi stadi.
TEMPO DI LETTURA 3’12’’ di milioni di euro che il movimento della Serie A perderebbe nel caso in cui il campionato non riuscisse a ripartire. Perdite ridotte a 170 milioni nell’ipotesi in cui invece si riesca a portare a termine la stagione.
Se si considerano anche i danni «indiretti» la stima complessiva del danno economico salirebbe, sempre nella peggiore delle ipotesi, a toccare il miliardo di euro.