La Gazzetta dello Sport

«Cara Dea, ti ricordi? Le big ti distruggev­ano Adesso gliene fai 4-5»

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3E se il mister andasse via? «È uno dei protagonis­ti del progetto, ma dietro c’è la famiglia Percassi: il giocattolo non si romperebbe. La vera forza è la società, parte tutto da lì».

3 Quarti di Champions: l’avrebbe mai immaginato dopo i primi tre k.o. nel girone? «Serviva prendere dimestiche­zza con una nuova realtà: ci sta pagare all’inizio, soprattutt­o in un esordio assoluto nella competizio­ne, ma capito l’andazzo l’Atalanta ha dimostrato di poterci stare, eccome. E sa cosa le dico? La semifinale è possibile. Si è parlato tanto dell’Ajax dell’anno scorso, a me stuzzica questo paragone. E a Bergamo, rispetto alle altre piazze, hanno un vantaggio, direi, pesante».

3Questione di «leggerezza»? «Esatto. In Europa top club come Juventus, Bayern, Barcellona, Psg, City e Real Madrid devono per forza arrivare in fondo, per la Dea non c’è assolutame­nte l’obbligo del risultato. E questo vale anche per il campionato, dove ha tutto per confermars­i tra le prime quattro».

3Lasciò Zingonia per la prima volta nel 1997: da allora, cosa è cambiato?

«La mentalità, per questo l’Atalanta è diventata un punto di arrivo. Prima si prendevano 4-5 gol contro le grandi, oggi funziona al contrario...».

3Il miglior giovane del calcio italiano?

«Eh, bella domanda... Onestament­e, non riesco a fare un nome: rispetto ai miei tempi, il livello è nettamente calato». Ecco Morfeo e il suo (onesto) silenzio.

I risultati parlano per il mister, ha meritato la Panchina d’Oro Brava pure la società

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