FERMATA DAL VIRUS ORA RINASCE SMART
Due passi a piedi, nella zona del Santuario della Guardia, e poi in auto, giù verso l’Aurelia, tra i tornanti e le serre che portano il nome dei fiori di Sanremo nel mondo. Giù dal Poggio. «Perché le difficoltà di una salita io le valuto dalla discesa». E’ la metà del 1959. Parla Vincenzo Torriani, geniale patron delle corse Gazzetta. Pochi mesi prima, l’ennesima vittoria di un velocista: Poblet su Van Steenbergen. Torriani decide che può bastare, l’ultimo arrivo in solitario era stato di Fausto Coppi nel 1949. E va così a vedere questa salita che gli era stata segnalata dallo storico ligure Delfino. Giù e su, il Poggio gli piace, e tanto. Torriani si confida con Rino Negri, grande firma di ciclismo del nostro giornale per cinquant’anni. E’ fatta.
Nuova pelle
Dal 19 marzo 1960 inizia la leggenda del Poggio, una delle cattedrali del ciclismo mondiale: come la Foresta di Arenberg della Roubaix, il Grammont del Fiandre e il Ghisallo del Lombardia. Luoghi di sofferenza e gioie atroci. Oggi, alle 9.45, 175 corridori si sarebbero dovuti muovere dal Castello Sforzesco di Milano per festeggiare (anche) questo sessantesimo anniversario: 291 km. Ma in via Roma non ci sarà nessuno. La Sanremo è chiusa per coronavirus. La 111a edizione, rinviata, forse si correrà sabato 19 settembre. Ma a 113 anni dalla nascita la Classicissima è più viva che mai. In tremila sono pronti a scattare, oggi dalle 11 (e fino alle 18): due vincitori come Nibali (2018) e Fondriest (1993), Basso e il c.t. Cassani, due re del Fiandre