Ronaldo juventino vero e pure uomo squadra Ha detto sì alla società senza fare bizze da star
L’assenso del portoghese da Madeira decisivo per la riuscita della trattativa
Il suo parere ha sempre pesato. Tanto. Lo dice la sua storia, la sua carriera, il suo carisma, il suo essere accentratore, non solo in campo. Ed è stato così anche stavolta. Se c’è una cosa che Cristiano Ronaldo non fa mai è tirare indietro la gamba. Che sia a Torino, in trasferta, oppure nella sua Funchal, isola di Madeira, dove si è rifugiato subito dopo la partita contro l’Inter: era volato via in fretta e furia per andare a trovare mamma Dolores in ospedale e lì è rimasto, dopo che la vicenda coronavirus ha preso il largo in tutto il mondo. Una “fuga” che aveva fatto giurisprudenza nello spogliatoio bianconero, tanto che in seguito parecchi altri suoi compagni avevano lasciato l’Italia.
Apripista
Stavolta invece Cristiano ha fatto una mossa da juventino vero, autentico, forse la prima da quando veste bianconero, ovvero dall’estate 2018: è andato incontro alle richieste della società e ha aperto la strada all’accordo. Perché naturalmente la sua era la decisione più importante di tutta la squadra. CR7 guadagna 31 milioni netti a stagione, almeno il triplo di tutti i compagni. E una volta che il segnale da Madeira è stato positivo tutto è stato più semplice, in una trattativa che ha visto come “ambasciatore” Giorgio Chiellini. Anche Gigi Buffon e Leonardo Bonucci si sono confrontati con Fabio Paratici sulla questione stipendi, ma l’uomo che ha avuto un ruolo decisivo è stato il Chiello, che ormai studia anche da dirigente.
Esempio
E Ronaldo, in un periodo così drammatico, ha voluto dare il buon esempio a tutti. Lui, stante così la situazione, rinuncerà a 10,3 milioni di euro. Che ovviamente non gli cambieranno la vita, anche se la sua decisione apre una strada nuova probabilmente a tutto il pianeta calcio vista la globalità del personaggio. Immaginarsi un Ronaldo “sindacalista” fa un po’ ridere, soprattutto se andiamo indietro a un paio di anni fa, quando fu la causa di uno sciopero (in realtà non riuscitissimo...) proclamato dagli operai del gruppo Fca di Melfi, per l’onerosità di tutta l’operazione che aveva portato il fuoriclasse portoghese a Torino.
Leader
E invece stavolta la scelta di CR7 metterà tutti d’accordo. Lui è sempre stato visto come una superstar, come un qualcosa di diverso rispetto ai compagni, dall’alto di tutto quello che ha vinto e anche dal punto di vista economico, visto che è un giocatore-azienda. Ronaldo è sempre stato un leader tecnico, quello a cui appendersi nei momenti più importanti della stagione. Ma è anche il giocatore che può permettersi di contestare l’allenatore davanti agli occhi di tutto il mondo per una sostituzione. Come successo lo scorso novembre nella partita contro il Milan, che ha rischiato di far deflagrare il rapporto tra lui e Sarri: la pausa per la Nazionale ebbe un’effetto balsamico. Quei dieci giorni passati senza vedersi fecero il resto: il portoghese, complici anche i gol con il Portogallo, sbollì la rabbia e al suo ritorno piano piano il caso rientrò. Perché Cristiano, quando serve, è anche uomo squadra. Come ha dimostrato pure in questa occasione.