In Francia tagli del 30% e in Spagna del 70
In Bundesliga già 8 club hanno aderito a un piano di riduzione, mentre la Premier cerca un accordo
L’intero calcio europeo si sta muovendo di fronte alla crisi generata dal coronavirus. Tempi e modi sono differenti in ogni Paese, esattamente come l’impatto del Covid19, però l’idea della necessità di un gesto di solidarietà sta prendendo piede.
L’esempio tedesco
In Germania sono già 8 i club della Bundesliga che hanno deciso di aderire a un piano di riduzione dei propri stipendi, e altri 4 nella seconda divisione. Il primo è stato il Borussia Monchengladbach, seguito da Borussia Dortmund, Bayern Monaco, Schalke, Friburgo, Colonia, Union Berlin e Mainz. Tutti hanno dichiarato in maniera ufficiale che giocatori, staff tecnico e dirigenti si stanno riducendo lo stipendio. Il Bayern ha parlato di un 20%, gli altri di una percentuale significativa. Gli altri club della Bundesliga
stanno per attuare muovendosi nella stessa direzione, citiamo in questa categoria Paderborn, Fortuna Dusseldorf e Hertha, con l’Hoffenheim che al momento è l’unica società che ha dichiarato di non voler tagliare gli stipendi.
La solidarietà inglese
In Inghilterra al momento non è stata presa alcuna iniziativa comunitaria. Ha fatto notizia il Leeds di Bielsa, con giocatori e tecnici che hanno deciso di tagliarsi lo stipendio per salvare i posti di lavoro degli altri impiegati. Mentre su diversi giornali inglesi si parla della ricerca di un accordo tra i grandi club di Premier League e della Championship per ridursi i salari creando un fondo che possa aiutare ad evitare il fallimento dei club dei campionati minori, colpiti in maniera durissima dalla crisi. Si parla di un accordo per la riduzione del 20% degli stipendi, ma non c’è ancora niente di ufficiale.
Francia e Spagna
In Francia tutti e 20 i club della Ligue 1 hanno aderito al piano di ‘chaumage partiel’, la misura economica prevista dal governo per le società in crisi. L’ultimo club ad accettare è stato il ricchissimo PSG. La manovra in pratica riduce di un 30% gli stipendi dei giocatori, e quindi anche i contributi che devono pagare i club che ricevono anche un minimo aiuto statale. In Spagna la situazione è più complessa. Barcellona, Atletico Madrid e Espanyol hanno chiesto allo Stato gli Erte, il sistema di cassa integrazione previsto dalla Spagna, tra sospensione temporanea dei contratti degli impiegati fermi e la riduzione dell’orario lavorativo degli altri, calciatori inclusi. I club chiedono una riduzione dello stipendio del 70% per i mesi di durata dello stato d’emergenza, avviato il 14 marzo, ma il provvedimento dev’essere autorizzato a livello governativo.