La Gazzetta dello Sport

Chi è in ritardo? Botta e risposta Honda e Ducati (a motori spenti)

Puig replica a Dall’Igna: «Noi i soli a consegnare i disegni. In Qatar eravamo pronti, loro no»

- di Paolo Ianieri

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Non si sono mai amati troppo, anche se trovare nel paddock del Motomondia­le qualcuno a cui Alberto Puig sia particolar­mente simpatico, è un’impresa parecchio complicata. Fatto sta, però, che tra il team manager della Honda e Gigi Dall’Igna, Direttore Generale Corse della Ducati, il feeling non è mai stato dei migliori. E anche soltanto per il fatto che negli ultimi anni il Mondiale è stato un affare tra le due Case, ogni occasione è buona per tirarsi frecciate. E poi replicare.

Giapponesi favorite

La scorsa settimana, nel commentare sulla Gazzetta la notizia che Dorna e Federazion­e internazio­nale avevano deciso di imporre alle 4 Case senza concession­i impegnate in MotoGP (Honda, Ducati, Yamaha e Suzuki) la data del 25 marzo come deadline per il congelamen­to dei motori e a tutte e 6 (quindi anche Aprilia e Ktm) la prima omologazio­ne aerodinami­ca, Dall’Igna, e come lui anche Romano Albesiano, d.t. dell’Aprilia, avevano approvato la decisione assunta. «Credo che questa sia una decisione giustissim­a — le parole pronunciat­e dal papà della rossa —. Qui in Italia non possiamo lavorare, mentre in Giappone sicurament­e lo stanno facendo. È stata una cosa di buonsenso, non ci voleva molto ad arrivarci, per evitare di creare una disparità troppo grande. Con quello che sta succedendo in questo momento nel nostro mondo, Honda è stata sicurament­e quella che ne ha beneficiat­o più di tutti, erano i più in difficoltà e anche i soli a non aver rinunciato al test di Jerez, prima che arrivasse lo stop dalle autorità spagnole».

Motori congelati

In quel momento non si sapeva ancora, perché il dipartimen­to diretto dal d.t. della MotoGP, Danny Aldridge, non lo aveva comunicato, che in realtà la Honda aveva già depositato durante il weekend del Qatar che ha poi visto correre solo Moto2 e Moto3, i disegni del proprio motore. In questo senso, le parole di Dall’Igna avevano espresso l’opinione comune, consideran­do anche come anche in F.1 si fosse arrivati alla chiusura dei reparti corse.

Noi pronti, Ducati no

Passati pochi giorni, però, parlando al sito motorsport.com Puig ha replicato a muso duro a Dall’Igna. «Quello che Ducati avrebbe dovuto fare era prepararsi alle richieste che sarebbero state fatte loro in Qatar.

Il team manager: «Se c’è qualche sospetto, HRC non può essere tirata in ballo»

Honda, come al solito, era pronta a correre. Loro no». La Hrc, infatti, con il Giappone in quei giorni in piena crisi per l’esplodere di casi di coronaviru­s, aveva lasciato nell’Emirato tutti i propri tecnici, per evitare un loro possibile blocco alla frontiera, come poi è successo per gli italiani, costringen­do alla cancellazi­one della gara MotoGP. «Siamo stati gli unici a consegnare, quando è stato il momento, i disegni che ci sono stati richiesti. Da quel momento in poi, se c’è il sospetto che qualche costruttor­i abbia fatto qualche strana manovra con il suo motore, è chiaro che Honda non potrà essere tirata in ballo» chiude Puig.

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MILAGRO Ex pilota Alberto Puig, 53 anni, team manager Honda HRC dal 2018
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La compagna
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Il d.t. Ducati
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Il manager

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