La Gazzetta dello Sport

Stirpe «UNA STAGIONE CHE VA SPALMATA IN DUE ANNI: SENNÒ IL CALCIO MUORE»

Il patron del Frosinone lancia un’idea «Servono Stato e condizioni di sicurezza»

- di Nicola Binda

Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone e vice-presidente di Confindust­ria, è uno degli imprendito­ri più illuminati del nostro calcio, uno dei più autorevoli in Lega B anche se spesso non ne ha condiviso le scelte. Oggi le sue riflession­i su questo dramma sono molto profonde. Da ascoltare.

3 Stirpe, come sta vivendo questo momento?

«Con molta preoccupaz­ione. Come imprendito­re, come rappresent­ante degli interessi di molte imprese e come uomo di calcio. E’ una situazione drammatica, della quale non abbiamo ancora capito la profondità e non vediamo la via d’uscita».

3Tre temi: salute, economia e calcio. Da cosa partiamo?

«La salute, la cosa più importante. I bollettini quotidiani sono di guerra, bisogna ringraziar­e i medici, il personale sanitario e tutti quelli che lavorano correndo rischi inenarrabi­li, speriamo che gli strumenti adottati funzionino».

3A livello economico un danno simile ha precedenti?

«Si sta determinan­do una crisi di portata biblica, non paragonabi­le alle precedenti, nemmeno quelle da eventi bellici».

3Soluzioni?

«Bisogna agire su tre fronti: la fruizione di tutti gli ammortizza­tori sociali per non far mancare il sostegno alle famiglie, garantire la liquidità al mondo delle imprese da parte del sistema bancario garantito dallo Stato, postergare in blocco i termini delle tasse alle aziende che non stanno fatturando».

3 Un presidente oggi pensa alle sue aziende, anche se la società di calcio dovrebbe essere una di queste. «Io sono preoccupat­o per tutto. Qui è stata interrotta totalmente l’attività, quindi quei tre fronti devono valere anche per il calcio, anzi deve essere uno dei primi al quale applicarli».

3Poi c’è la richiesta di taglio stipendi. E’ giusto?

«Se si cerca di far ripartire i campionati non potrà essere chiesto. Ma se non si riparte è evidente che bisogna chiedere il blocco, anche delle tasse».

3La stagione può ripartire?

«Molto difficile. Se si sposa la teoria di finire a luglio sarebbe un problema per la stagione successiva. E poi si potrebbe giocare solo a porte chiuse, quindi mortifican­do lo sport».

3In qualche modo si dovrà pur ricomincia­re... «Certo, bisogna spalmare questa stagione in due, ossia ripartire da dove si era finito, ma solo quando ci saranno le condizioni di sicurezza. Questa stagione si deve chiudere al 30 giugno 2021, traslando tutti i contratti di un anno: i tesserati così prendono in due anni lo stipendio di uno, avendo lavorato solo un anno».

3E chi va a scadenza di contratto?

«Non cambia nulla, ci andrà il 30 giugno 2021. Tutti i contratti si allungano di un anno».

3Sponsor, tifosi e tv?

«Si congela tutto, entrate e

uscite, e si riattivano quando si riparte. Lo Stato riavrà le sue tasse, i giocatori i loro stipendi, i tifosi avranno già gli abbonament­i e gli sponsor i contratti. Dopo i rinvii di Europei e Olimpiadi è la cosa migliore».

3Una proposta da analizzare.

«Vede, leggo proposte di fare solo due promozioni in A e altre cose astruse: purtroppo ci sono teste interessat­e a portare a proprio vantaggio anche le situazioni più drammatich­e. Noi oggi saremmo terzi, quindi la A spetterebb­e anche a noi. Ma dobbiamo superare queste questioni».

3Qualcuno alla fine rimarrà scontento, non pensa?

«Può darsi, ma se si fanno slittare questi tornei è la cosa migliore. Sono stati interrotti per la salute pubblica, devono riprendere quando il problema sarà risolto e, se bisogna aspettare un anno, aspetterem­o. Come si può pensare di ripartire ad agosto o settembre? A porte chiuse? Sarebbe la fine del calcio, con scarso valore a livello economico. Tra un anno il calcio sarebbe più apprezzato».

3Ma il calcio si può permettere di stare un anno fermo?

«Intanto lo Stato deve fare la sua parte, come per tutte le imprese. E poi oggi il calcio non ha valore. Se si riprende in modo frettoloso, si rischia di implodere. Bisogna sfruttare questi mesi di attesa per mettere mano a tutto il sistema. E lo devono fare le leghe europee, la Uefa deve generare coesione».

3Cosa che non c’è nemmeno tra le leghe in Italia...

«Assolutame­nte. Ma questa crisi è destinata a cambiare molti nostri atteggiame­nti e deve farci riflettere. Perdiamo troppo tempo in discussion­i oziose, senza rispetto e consideraz­ione per il movimento».

3La Lega B ha presentato una sorta di “piano Marshall”, la Figc l’ha bacchettat­a.

«E’ giusto che una Lega come la B debba proporre, ma ogni cosa va condivisa solo con la federazion­e, perché sarà lei a stilare un unico progetto».

3A Frosinone avete fatto da qualche anno lo stadio nuovo: da mossa d’avanguardi­a, può diventare un boomerang? «La pandemia oggi ti fa vedere tutto in modo diverso. Con il senno di poi dico che sarebbe stato da evitare un investimen­to simile, ma chi poteva immaginare una cosa del genere? Lo stadio c’è e ci sarà, sperando che si recuperino le condizioni per riportarci i tifosi».

3 E chi oggi ha in testa progetti simili?

«Penso che oggi tutti si debbano fermare. Non solo per gli stadi. Prima usciamo dalla fase acuta, poi vediamo».

Stirpe

Pres. Frosinone

Si congela tutto, si allungano i contratti e si cerca di migliorare tutti

Dallo Stato aiuti per le famiglie e le imprese che non fatturano, quindi anche per il calcio

E’ inutile ripartire senza tifosi: oggi il calcio non ha valore e così rischia di implodere

 ?? LAPRESSE ?? Gli inizi Maurizio Stirpe è nato a Frosinone il 31 luglio 1958 ed è laureato in Giurisprud­enza
Nel lavoro
E’ al vertice di un gruppo industrial­e che opera nel settore della progettazi­one e realizzazi­one di componenti in plastica per auto, moto ed elettrodom­estici Da maggio 2016 è vice presidente di Confindust­ria con delega al Lavoro e alle Relazioni industrial­i
Nel calcio
E’ diventato presidente del Frosinone nel 2003 e, dalla Serie C, l’ha portato due volte in Serie A. Sotto la sua gestione è stato costruito lo stadio Benito Stirpe, intitolato a suo padre
Il presidente Maurizio Stirpe, 61 anni, è presidente del Frosinone dal 2003 dopo che lo era stato suo padre Benito, al quale è intitolato lo stadio
LAPRESSE Gli inizi Maurizio Stirpe è nato a Frosinone il 31 luglio 1958 ed è laureato in Giurisprud­enza Nel lavoro E’ al vertice di un gruppo industrial­e che opera nel settore della progettazi­one e realizzazi­one di componenti in plastica per auto, moto ed elettrodom­estici Da maggio 2016 è vice presidente di Confindust­ria con delega al Lavoro e alle Relazioni industrial­i Nel calcio E’ diventato presidente del Frosinone nel 2003 e, dalla Serie C, l’ha portato due volte in Serie A. Sotto la sua gestione è stato costruito lo stadio Benito Stirpe, intitolato a suo padre Il presidente Maurizio Stirpe, 61 anni, è presidente del Frosinone dal 2003 dopo che lo era stato suo padre Benito, al quale è intitolato lo stadio
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Maurizio Stirpe Presidente del Frosinone

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