La Gazzetta dello Sport

E intanto piace anche Götze A giugno sarà libero a zero

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●(pug) Intanto però in Germania ieri ha iniziato a circolare la voce di un interessam­ento della Roma anche per Mario Götze, il giocatore che nel 2014 regalò il Mondiale alla Germania. Götze è tutto altro giocatore rispetto a Tiquinho: classico centravant­i d’area di rigore il brasiliano, un falso nueve il tedesco. Ma Götze rispetto a Tiquinho ha un vantaggio considerev­ole, a giugno va in scadenza di contratto e lascerà il Borussia Dortmund a parametro zero. Ovviamente la concorrenz­a è forte (la Bild parla anche di Napoli e Inter pronte a tuffarsi sul giocatore), ma la Roma è lì e ha già contattato gli agenti. All’Eur valutano tutto, pronti poi a decidere... schio di non centrare ancora la Champions, i conti del club rischiano davvero un bollino da allarme rosso.

Dai sacolé ai gol

Cresciuto nel Corinthian­s Alagoano (che non è la squadra di San Paolo, ma ha sede a Maceiò), Tiquinho è sbarcato in Portogallo nel 2014, al Nacional, da dove poi ha fatto il grande salto al Porto, nel 2017, via Vitoria Guimaraes. Uno che poi al Porto i gol ha dimostrato di saperli fare fin dall’inizio, con la doppietta allo Sporting Lisbona nella prima partita che l’ha fatto entrare di diritto nei cuori dei tifosi dei Dragões. Originario dello stato di Paraiba, nel nord-est brasiliano, è sposato con Angela ed ha due figli, Cristiano e Maryanna. Presto potrebbe avere in dote anche la nazionalit­à portoghese (e quindi quella comunitari­a) e viene da una classica famiglia brasiliana, per alcuni versi anche molto umile. Prima di diventare calciatore Tiquinho ha infatti fatto il muratore (andando a lavorare con il padre), il cameriere e venduto per strada i sacolé, che in Brasile non sono altre che i classici ghiaccioli di frutta fresca. In molti in Portogallo lo hanno paragonato ad un altro brasiliano, Hulk (di cui tra l’altro è anche grande amico, tanto da ospitarlo spesso nella sua casa di Oporto). E il soprannome Tiquinho, invece, da dove arriva? «È stata mia madre a darmelo, mi chiamavano così sia a Natal, sia a Sousa. Da piccolo ero magro, poi sono cresciuto. Ma ho sempre vissuto di solo calcio, fin da quando ero bambino», ha detto lui in una delle interviste rilasciate in Portogallo. E ora che i tempi difficili del Brasile sono finiti e quelli felici del Portogallo potrebbero passare, chissà che non sia proprio lui l’uomo su cui la Roma ha davvero deciso di puntare per ipotecare i gol del futuro. I parametri non sono perfettame­nte in linea con quelli che la Roma ha deciso di imporsi per il futuro (e cioè acquistare a titolo definitivo solo giocatori under 27), ma per una volta si può fare un’eccezione. Soprattutt­o, poi, se si tratta dell’uomo destinato a fare gol e, di conseguenz­a, anche a cambiare il tuo destino...

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Nato il 17 gennaio 1991 a Sousa (Brasile), in patria ha iniziato con il Corinthian­s Alagoano, a cui hanno fatto seguito tanti club minori (tra cui America de Natal, BotafogoPB e Sousa). Poi nel 2014 lo sbarco in Portogallo, al Nacional, quindi il Vitoria Guimaraes e dal 2017 al Porto

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