«Ora il fisico conta di più E il talento si vede meno»
3Marchegiani, quanto è cambiato il ruolo del portiere?
«Negli ultimi 20 anni tantissimo. Prima ragione: i regolamenti. Vedi il divieto del retropassaggio, nel ‘92. Io fui una delle prime vittime: Italia-Svizzera .... Non ero abituato a giocare la palla. A volte non facevo neppure il rinvio, veniva il difensore. Seconda ragione: tattica. Noi ci allenavamo a parte e con la squadra facevamo solo la partitella. Ora il portiere fa tutto con la squadra, imposta l’azione. Anche se la costruzione dal basso spesso diventa moda, l’iscrizione a un partito, più che vera necessità».
3Non c’è il rischio che la nuova attenzione ai piedi riduca la cura dei fondamentali classici? «Certo. Ci si prepara di meno sulla parte tecnica del portiere. Non è vero che certi gol siano colpa dei nuovi palloni... Quelli di una volta non erano più semplici da prendere. Il problema vero è che oggi esistono tecnologie avanzate per far migliorare un portiere. E forse si confida troppo in quelle. Cioè: prendo un portiere dal gran fisico e poi lo miglioro io. Una volta invece la selezione veniva fatta per il talento».
3Come lo definirebbe? «La capacità di risolvere un problema nel più veloce tempo possibile. Ognuno aveva il suo stile. Infatti ai miei tempi eravamo tutti diversi: io, Peruzzi, Bucci... Oggi se vedi una squadra a passeggio, riconosci subito il portiere: è il più grosso Oggi forse non sarei arrivato in serie A con le mie caratteristiche fisiche. Il talento conta meno e se ne vede meno».