La rinascita di Paris «Pronto a novembre»
«MI ALLENO 2 VOLTE AL GIORNO ORA RISPUNTANO I MUSCOLI E A NOVEMBRE CI SARÒ»
«L’infortunio e il virus: a casa da 2 mesi e mezzo In tv ho studiato i rivali e tifato per la Brignone»
Dominik Paris non avrebbe mai immaginato un inizio di primavera così: «Sono chiuso in casa da due mesi e mezzo. Prima perché non potevo per via del ginocchio, ora per questa situazione del coronavirus. Esco solo per andare a fare la spesa, ma tra gli allenamenti e la fisioterapia, il tempo che passo con il piccolo Niko e il fatto che amo cucinare, le giornate sono piene». Di solito ai primi di aprile era in giro per testare i materiali, o tra i monti della sua Val d’Ultimo per un po’ di sci fuori pista, o magari tra sentieri e stradine con la sua bici, o ancora in giro per l’Italia per qualche impegno con i Carabinieri o con gli sponsor. L’allarme per il coronavirus ha invece prolungato una quarantena che per Domme era già iniziata per via della rottura del crociato anteriore del ginocchio destro patita il 21 gennaio a Kirchberg, il primo grosso infortunio in carriera patito pochi giorni prima di Kitzbuehel. Paris è dovuto scendere dal treno in corsa di una stagione promettente. Le due vittorie in discesa (a Bormio) e i tre secondi posti in 12 gare gli avevano fatto toccare la vetta di una classifica generale che sembrava più aperta, dopo l’addio di Hirscher. Come è finita lo sappiamo: Pinturault e Kristoffersen a fare a gara a chi sbaglia di più, gli ultimi weekend tagliati per l’allarme Covid-19 e la Coppa a Kilde, velocista ritornato a essere polivalente, capace di trionfare con una sola vittoria ma con 22 piazzamenti tra i migliori 10 in 27 gare e cinque «top six» in gigante. Quanto a Domme, i 556 punti raccolti in 12 gare gli hanno fruttato l’11° posto in classifica, migliore degli italiani.
Paris, in quarantena aumentano i rimpianti?
«No. Kilde è nato gigantista, ha fatto delle gran belle gare e si è preso un sacco di punti in quella specialità. Per batterlo avrei dovuto vincere tutte le discese e i superG. Molto difficile».
Si concentrerà sul gigante per fare come lui?
«Non credo. Non posso permettermi di mollare la presa su discesa e superG per provare a fare un po’ di gigante in più. Magari parteciperò alle gare che non intaccano il mio calendario, come ho fatto finora. Ma non parteciperò al gigante per cercare il risultato».
Come sta?
«Abbastanza bene, il recupero prosegue. Mi alleno due volte al giorno, al mattino e al pomeriggio, ogni sessione va dalle due alle tre ore. Sto iniziando a caricare e non ho dolore, il ginocchio reagisce bene. I muscoli stanno tornando, ma mi ci vorranno ancora un paio di settimane per potermi allenare davvero».
Che tipo di lavoro svolge?
«Un po’ di bici, pesi, squat, qualche salto».
Come ha cambiato il suo
Rimpianti non ne ho, per battere Kilde avrei dovuto vincere tutte le discese e i superG
Paris e la Coppa
Il gigante non sarà mai una priorità: lo farò se non intralcerà i programmi delle prove veloci
Paris e il futuro
Goggia è più discesista, Brignone però lascia correre: la sua Coppa conta tantissimo
Paris e le big azzurre
Difficile dire come reagirò, ma se la gamba tiene non avrò problemi DOMINIK PARIS E IL RIENTRO
programma per via del Covid-19?
«Non ho modificato più di tanto. Forse sarei uscito in bici, ma fuori fa freddo e c’è ancora la neve, difficile uscire. Avrei fatto qualche camminata in montagna, questo sì. Sono riuscito a concedermi qualche uscita prima dei decreti, ho fatto qualche sentiero in salita. Niente discesa perché fa male, veniva a prendermi la mia compagna Kristina».
Ha visto le gare dei suoi colleghi?
«Sì ed è stato molto interessante. Ho notato le linee, le strategie, il metro in più o in meno nei vari passaggi, dove si può fare la differenza e dove no. Ho studiato».
Qualche talento su cui scommetterebbe per il futuro?
«Difficile prevedere chi uscirà nei prossimi anni, le condizioni possono sempre cambiare o la maturazione arrivare più tardi. I francesi Muzaton e Allegre però hanno fatto belle gare. E ho visto Lele (Buzzi, ndr) riprendersi e tornare a sciare bene, almeno in alcuni settori».
Quanto vale la Coppa del Mondo di Federica Brignone? «Tantissimo. Ha fatto una bella stagione, si è impegnata, ha rischiato facendo tutte le gare. Se ci fosse stata la Shiffrin sarebbe stato più difficile, ma quello che ha fatto per l’Italia conta tantissimo».
Come giudica la Brignone vista in discesa?
«Federica è bravissima a far correre, anche in gigante. Magari fa qualche metro in più, ma lo sci è sempre sul taglio e lo fa andare. Questo talento vale tanto in discesa. Sofia Goggia è più discesista, si prende più rischi, ma quando Federica ha fiducia e non ha paura fa delle grandi gare».
Quando la vedremo di nuovo sugli sci?
«Credo che sarò al cancelletto a Lake Louise (28 e 29 novembre, ndr). Come ci arriverò è da decidere. A fine aprile ho una visita importante per capire come procedere. Teoricamente per tornare ad allenarsi dopo la ricostruzione di un crociato possono bastare tre mesi, ma lo sci, il tennis e il calcio impongono al ginocchio degli sforzi, degli “angoli” di cui bisogna tenere conto. Di sicuro a luglio non scierò, non l’ho mai fatto in carriera e non voglio iniziare quest’anno».
E più avanti in estate?
Per agosto bisogna vedere, non voglio andare a Ushuaia se non sono sicuro di stare bene. Se la neve è dura, se gli sci sbattono il ginocchio si potrebbe gonfiare e a quel punto rischierei di stare laggiù 20 giorni per nulla. Tanto vale restare in Europa e alternare qualche giorno di allenamento ad alcuni di riposo. Vedremo».
Certo che per l’Italia è stata una stagione pesante con gli infortuni.
«Purtroppo nello sci i traumi possono capitare. È vero, siamo andati ai box io, la Goggia e Moelgg. Però Manni, he è stato il primo, ci ha dato il coraggio di non mollare con la sua grande forza di volontà».
Lei ha vinto 18 gare in Coppa, 4 delle quali a Kitzbuehel. Non teme che il primo grande infortunio in carriera la porti per la prima volta a sollevare il piede?
«Difficile dirlo adesso, sicuramente un infortunio come il mio all’inizio ti piomba addosso come un bello shock. Però credo che se la gamba tiene, se sentirò di avere la resistenza che serve, non ci saranno problemi. Sono scivolato e il ginocchio è esploso, non so perché ma è andata così. Non ho fatto una brutta caduta. Questo aiuta tanto».