C’è il rinnovo per Romagnoli Gabbia, il futuro
Il capitano sarà il pilastro, il giovane che arriva dal vivaio la nuova risorsa
Ora che il pallone corre veloce sui fianchi grazie alla spinta di Conti (o Calabria) e di Theo Hernandez, non resta che colmare l’ultima casella: quella del centrale da affiancare a Romagnoli per il Milan del futuro. Perché dal capitano si ripartirà con molte probabilità ancora per tante altre stagioni: la situazione contrattuale di Romagnoli, in scadenza nel 2022, è una priorità che ai piani alti del club intendono affrontare in maniera tempestiva per non ritrovarsi in situazioni simili a quella di Donnarumma e da quanto filtra presto gli sarà proposto il rinnovo. Poi ci sarà da scegliere il partner che dovrà muoversi con lui. Chi lo ha fatto finora, da Musacchio a Kjaer, ha garantito una discreta affidabilità ma non si adatta alla perfezione dal profilo del “rossonero tipo” immaginato dalla proprietà per le prossime stagioni: l’argentino − il cui contratto scadrà nel 2021 − va per i 30 anni; il danese ne ha appena compiuti 31 e l’opportunità di riscattarlo dal Siviglia per 2,5 milioni è tutt’altro che scontata. Ecco perché l’idea che si sta facendo strada ai piani alti del Milan è quella di costruirsi in casa il centrale di domani. E il suggerimento arriva dagli ultimi tre tabellini, dove spicca il nome di Matteo Gabbia.
Risorsa
Pur avendo messo in fila appena tre apparizioni stagionali tra febbraio e marzo, Gabbia ha superato con grande disinvoltura i mini-test a cui Pioli lo ha sottoposto: ha stupito per personalità nell’esordio assoluto in Serie A contro il Torino a San Siro (quando si ritrovò a prendere il posto dell’infortunato Kjaer dopo che Musacchio si era rifiutato di entrare per un fastidio muscolare) e si è confermato alla prima da titolare a Firenze. Cresciuto nel vivaio rossonero, il centrale classe 1999 ha alle spalle una stagione in prestito in C alla Lucchese ed è fresco di rinnovo fino al 2024: i piani del Milan per il suo futuro prevedevano un’altra esperienza lontano dalla base, ma ora che Matteo ha dimostrato di avere qualità e carattere per reggere il peso della maglia (chi lo conosce bene ne sottolinea una serenità e una maturità fuori dal comune per un ragazzo della sua età) le prospettive possono cambiare. E proiettarlo nel cuore della difesa ben oltre le circostanze di emergenza che avevano spinto
Pioli a scommettere su di lui.
Casting
Ovviamente ogni mossa andrà pianificata con grande attenzione. Anzitutto perché il ragazzo con il 46 sulle spalle (numero peraltro caro anche a Romagnoli, che lo aveva indossato prima di sbarcare a Milanello) è una risorsa da gestire con equilibrio e senza bruciare le tappe, e poi perché il casting per il partner del capitano è una faccenda delicata che prosegue da cinque anni, da quando cioè Romagnoli è al Milan, e che ha già fatto “vittime” eccellenti: insieme a lui si sono alternati meteore come Rodrigo Ely o Gustavo Gomez, difensori di grande personalità ma a fine carriera come Alex e Mexes, centrali navigati ma incostanti come Paletta e Zapata. Nessuno di loro, per ragioni diverse, è riuscito ad alzare muri sufficientemente robusti da poter durare nel tempo. Quando è successo, sono state le scelte individuali e di mercato a disfare quanto costruito: nella seconda parte del 2017-18, con Gattuso in panchina, l’intesa della coppia azzurra Bonucci Romagnoli si era affinata parecchio e prometteva stabilità per svariati anni, ma il ritorno alla Juve dell’ex capitano nell’estate dell’insolvenza di Mr Li fece saltare il progetto. Quello di un Milan costruito su Romagnoli e Caldara di fatto non è mai decollato, e lo stesso si può dire dell’innesto di Leo Duarte: la frattura del calcagno ha fermato il brasiliano sul più bello, proprio quando Pioli aveva iniziato a dargli fiducia. Duarte avrà tempo e modo di rifarsi: il recupero (naturalmente tra le mura domestiche) procede spedito e l’isolamento forzato restituirà a Pioli un giocatore pronto a lavorare in gruppo se e quando il Milan tornerà ad allenarsi. Il d.t. Maldini e l’ex Cfo Boban avevano puntato su Duarte seguendo le linee guida della proprietà − 11 milioni di investimento per un giocatore di 23 anni – come del resto era successo a gennaio, quando la lunga trattativa con il Barcellona stava per vestire di rossonero il 20enne Todibo, finito poi allo Schalke dove gioca Kabak, altro giovane centrale corteggiato invano in estate. A ripensarci adesso, sembra una trama alla Sliding doors: e se alla fine sul treno giusto ci fosse salito Matteo Gabbia?