La Gazzetta dello Sport

Tommasi dà i tempi «Si giochi d’estate Ma Fifa e Uefa diano un aiuto economico»

«Le date? Deciderà il virus. Sarebbe sbagliato avere fretta quando si intravede la fine dell’incubo»

- Di Francesco Fontana

dre vorrebbero tornare in campo subito dopo, anche se magari a gruppi ridotti, come ha fatto il Borussia Dortmund, per poter ricomincia­re il campionato tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Ma naturalmen­te — la Lega di A l’ha confermato ieri — «la ripresa si avrà quando ci saranno le condizioni, dettate dal governo, a tutela della salute degli atleti e delle altre persone coinvolte».

Scorte dei club

Molti club di A si sono assicurati i tamponi che andranno fatti prima di un’eventuale ripresa. Per le coppe serviranno forse protocolli internazio­nali. Perplesso il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Che il 16 o il 20 maggio avremo una libertà di manovra diversa ce lo auguriamo. Da lì ad andare in aeroporto tre volte a settimana la vedo più dura».

Rabbia Africa

In tutto questo scenario ieri è divampata in Francia una polemica, innescata da uno scambio di opinioni in tv di due medici francesi che ipotizzava­no la sperimenta­zione di un vaccino in Africa. Immediata la reazione “social” anche di giocatori quali Eto’o («figli di...») e Drogba («non prendete gli africani come cavie»). Indignati. E non soltanto loro.

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Ripartire o meno? Nel caso, quando e in quale modo? Domande che pesano, che possono valere anche milioni di euro. E qui c’è il (quasi) nocciolo della questione. Salute ovviamente a parte, ciò che a Damiano Tommasi sta maggiormen­te a cuore: «Devo essere sincero: ritengo sia un tema del quale si è parlato tanto a livello mediatico, lo hanno fatto meno i diretti interessat­i. La mia opinione? La priorità è tutelare i diritti degli atleti, in particolar­e quelli delle categorie inferiori», spiega il presidente dell’Associazio­ne Italiana Calciatori.

È come quando c’è un infortunio grave: l’ultimo mese è quello che conta di più

Nelle serie inferiori quante famiglie di calciatori vivono pure grazie al denaro del calcio?

3Tommasi, quale può essere la soluzione?

«Alcune istituzion­i, come Fifa e Uefa, potrebbero mettere a disposizio­ne dei fondi per limitare le problemati­che economiche. E inoltre, non dimentico il calcio femminile».

3Il suo timore? «Ultimament­e è stato una splendida realtà - ma lo è tuttora -, che ha coinvolto tutti. Quindi, mi chiedo? Da adesso, o comunque dal momento in cui sarà tutto finito, quali saranno gli investimen­ti in questa direzione? Ci sarà ancora l’entusiasmo che ha accompagna­to le ragazze prima del grande “stop”? Sono dubbi leciti, mi auguro che tutto ciò non si verifichi. E lo stesso vale per i ragazzi di Serie C e D, che nella peggiore delle ipotesi potrebbero addirittur­a cercare altro. Spiace avere certe paure e mi creda: avrei volentieri evitato di averne e di parlarne».

3Il problema principale. «Prendiamo, appunto, la D: quanti giocatori, con moglie e figli, vivono anche grazie al denaro del calcio? Per loro è un rimborso-spesa fondamenta­le, che insieme allo stipendio principale, per intenderci quello del “primo lavoro”, permette di arrivare alla fine del mese. In ogni caso, parecchio dipenderà dai tempi dell’eventuale ripresa. E qui, onestament­e, c’è ancora dell’incertezza».

3La sua previsione?

«Vorrei fare una premessa, doverosa nei confronti di chi ha perso i propri cari e che sta combattend­o per salvare le vite, come i medici: in questo momento, parlare di sport ha veramente poco senso, anche se, da appassiona­ti, non vediamo l’ora di tornare a divertirci il prima possibile. Guardiamo cosa sta accadendo fuori dalle nostre abitazioni: una palla da calcio viene dopo, oggi sarebbe importanti­ssimo anche solo intraveder­e la luce in fondo al tunnel».

3 Sportivame­nte parlando, quando la vedremo? «Diventa difficile sbilanciar­si, nessuno può farlo: presidenti, dirigenti, calciatori... nessuno. Solamente il virus e ciò che si sta cercando di fare per sconfigger­lo deciderann­o. Noto una cosa, utilizzo un paragone calcistico. Un giocatore subisce un infortunio particolar­mente grave: lo capisce subito e parte carichissi­mo per tornare, ma poi l’ultimo mese è la parte che effettivam­ente conta. Ora manca poco alla guarigione, non serve avere fretta: è fondamenta­le procedere in maniera graduale».

Non dimentico il calcio femminile: alla fine quanto si investirà in questa direzione?+

Damiano Tommasi

Hanno parlato di salute più i media che i diretti interessat­i

3Vuole dare uno sguardo ai campionati?

«La speranza, e sto parlando a nome dell’Aic, è di tornare in campo velocement­e, magari già in estate. Sa, con le spiagge piene di bagnanti... Tuttavia, voglio ripetermi: per farlo, dovranno esserci le assolute garanzie. La salute e la sicurezza delle famiglie sono al primissimo posto, quando non ci sarà più alcun pericolo torneremo a pensare agli allenament­i e alla ripresa dei match ufficiali. Oggi contano altre cose: quante persone sono decedute? Quante di esse, e il pensiero va anche a Gianni Mura, un grande del giornalism­o italiano, ci hanno lasciato senza ricevere il saluto che avrebbero meritato? Tutto questo non può passare in secondo piano. Come l’immagine dei mezzi militari, che a Bergamo trasportav­ano le bare: tra qualche anno, quegli scatti li vedremo sui libri di storia».

3La questione allenament­i. «Discorso pressoché identico rispetto a quello delle partite: chi determina quando tornare a sudare? Nel caso, in che modo? Con la rosa al completo, a gruppetti o magari singolarme­nte? Pure qui, deciderann­o l’andamento naturale delle cose e il processo di ritorno, come dire, alla normalità».

3Sensazion­i dopo l’assemblea della Lega A di ieri?

«Come Aic eravamo più concentrat­i sulla situazione della Serie C, ovviamente in merito all’aspetto economico e, appunto, sulle modalità della possibile ripartenza».

3Lei, invece, come sta passando il periodo di isolamento? «Non sono stanco, per me è un enorme piacere godermi la mia famiglia: sa, non siamo proprio pochissimi... Detto ciò, in queste settimane così complicate ho riflettuto molto, cercando di far sentire la mia vicinanza ai cari che sono soli: per loro non deve essere facile. Passare e superare un periodo del genere può, anzi, deve essere una sfida con sé stessi».

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Presidente Aic Damiano Tommasi, 45 anni

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