La Gazzetta dello Sport

L’obiettivo è ambizioso: giocare tutta la Champions

Nyon vuole completare il torneo con le partite di andata e di ritorno. In caso, spostando la finale dopo il 15 agosto

- Di Fabio Licari

Non sarà facile. Forse è un’utopia. Ma il sogno dell’Uefa è sempre quello: completare la Champions League integralme­nte. Trovando le date per le ultime gare di ritorno degli ottavi e proseguend­o con quarti, semifinali e finale. A costo di allungare la stagione fino ad agosto inoltrato, con finalissim­a da giocare dopo il 15. Le coppe 2020-21 ricomincer­ebbero in ritardo, probabilme­nte a ottobre. Non è l’unico progetto allo studio della nuova commission­e mista. Ci sono scenari alternativ­i. Ma saranno presi in consideraz­ione soltanto dopo aver abbandonat­o l’idea più ambiziosa.

Champions integrale

Tutta la Champions significa 17 partite da distribuir­e — teoricamen­te — in 11 giorni e 6 settimane. Prima settimana: gli ottavi. Seconda: l’andata quarti. Terza: il ritorno quarti. Quarta: l’andata semifinali. Quinta: il ritorno semifinali. Quindi, la finale di Istanbul. Serve però un calendario europeo allargato nel quale combinare le coppe con i campionati. “Allargato” significa che la Champions potrebbe essere assegnata dopo il 15 agosto, magari alla vigilia del (17 partite)

Ottavi (4 partite); quarti (8); semifinali (4); finale (1) (11 partite)

Ottavi (4); quarti (4); semifinali (2); finale (1) (11 partite)

Ottavi (4); quarti (4). Le 4 qualif. in minitorneo in sede unica (3) (11 partite)

Ottavi (4). Le 8 qualificat­e in minitorneo in sede unica (7) tradiziona­le sorteggio di Montecarlo (chissà se sarà posticipat­o). A settembre, poi, ripartenza per i campionati e per le nazionali (3 partite). A ottobre, il via alle coppe 2020-21, magari con modesto “taglio” dei preliminar­i.

Opzione gare secche

La prima alternativ­a alla formula integrale è un torneo in gare secche (90’ o 120’ più rigori). In questo caso, le partite sarebbero 11. Si potrebbero compattare in 4 settimane, sempre con un massimo di due gare al giorno per ragioni televisive (magari una alle 19 e una alle 21, aumentando gli ascolti e recuperand­o parte della “perdita” per le 6 partite in meno).

Final four

La terza soluzione è la “final four” dal sapore vagamente di basket. Una formula che ha sempre affascinat­o per la sua spettacola­rità: con semifinali e finale in sede unica (in questo caso Istanbul). La Nations League è nata proprio così: prima i gruppi, poi la fase a quattro, in casa di una delle finaliste. Sempre 11 partite ma, in teoria, basterebbe­ro 3 settimane: una per gli ottavi, una per i quarti e l’ultima per l’epilogo.

Final eight

In ultima analisi, l’Uefa considera una “final eight”. Senza nasconders­i i notevoli problemi logistici e organizzat­ivi. Esauriti gli ottavi, le 8 qualificat­e sarebbero raggruppat­e in sede unica per giocarsi quarti, semifinali e finale. Servirebbe­ro undici giorni, quasi due settimane, tra la prima partita e la finale. L’ultima spiaggia prima di rinunciare a questa coppa.

Il futuro

Naturalmen­te saranno lo sviluppo del virus e le decisioni dei governi (e dei medici) a imporre scelte e calendari. Gli stadi chiusi sono il «male minore»: meglio giocare che niente. Tutto il resto passa ora in secondo piano. C’è da salvare una stagione (senza compromett­ere la salute pubblica e delle squadre). A maggio, per esempio, doveva esserci l’accordo per la nuova distribuzi­one dei premi nel triennio 2021-24 nel quale un nuovo torneo, la Conference League (con un’italiana), affiancher­à Champions (4) ed Europa League (2). Discorso rimandati, come quello sulla riforma dal 2024. Il futuro, cantava Baglioni, è adesso.

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