La Gazzetta dello Sport

Maldini jr: «Il mio cognome? Un orgoglio e un onore»

Daniel ai tifosi: «Abituato fin da piccolo a questa pressione. Ronaldinho l’idolo, il rossonero per me simbolo di famiglia»

- m.pas.

La notizia più bella, e anche quella più attesa, arriva dalle condizioni di salute: «Sto bene, non ho più sintomi del virus e proseguo con i miei allenament­i». Daniel Maldini è uscito da un incubo (condiviso col papà) e ieri l’ha raccontato in una chat con i tifosi sul profilo Instagram del Milan. Dove ovviamente c’è stato ampio spazio per parlare di se stesso, dei compagni e... del suo cognome. «L’eredità di mio nonno Cesare e mio papà è una responsabi­lità importante, ma sono abituato fin da piccolo a questa pressione. Rappresent­are la dinastia, comunque, è un orgoglio e un onore». Qualcosa che, a seconda dei caratteri e dei momenti della vita può essere uno stimolo o una responsabi­lità magari troppo grande. Daniel comunque ormai si sta facendo adulto. La stagione in corso lo ha visto debuttare con i grandi, dapprima in estate durante la Internatio­nal Champions Cup e poi il 2 febbraio in Serie A, nel finale della sfida con il Verona. «Nella mia testa ero abbastanza tranquillo e molto concentrat­o sulla partita – ha raccontato ieri Daniel, con l’aplomb tipico di papà Paolo –. Mister Giunti (che lo allena in Primavera, ndr) era molto contento, mi ha fatto i compliment­i e mi chiesto quali emozioni avevo provato».

I consigli di Zlatan

Formalment­e Maldini jr per quest’anno resta un giocatore della Primavera, ma Pioli tra campionato e Coppa Italia ha già portato in panchina diverse volte questo trequartis­ta-attaccante dai piedi decisament­e educati e con una postura che impression­a tanto è simile a quella di papà. «Esordire a San Siro è stata un’emozione unica, forse l’emozione più grande che abbia mai provato in ambito calcistico», racconta ancora Daniel, che dimostra di avere le idee piuttosto chiare su diversi aspetti. Intanto sul ruolo: «Mi trovo più a mio agio come seconda punta dietro un altro attaccante». Magari Ibra, con cui c’è un mondo da imparare e scoprire: «Ho bel rapporto con lui, mi dà molti consigli in campo e fuori. In realtà ho un bel rapporto con tutti, ma mi sento di più con Leao, Castillejo

e Calhanoglu». Ora come ora «un giocatore che mi piace molto è Joao Felix (attaccante dell’Atletico Madrid, ndr), ma il modello è qualcuno che in passato si è cambiato nello spogliatoi­o di Milanello, dove è arrivato quando Daniel aveva soltanto sei anni: «Uno dei miei idoli è sempre stato Ronaldinho». Insomma, gira e rigira si torna sempre a «casa». Dai colori rossoneri: «Questi colori per me sono simbolo di famiglia». E come potrebbe essere diversamen­te.

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LAPRESSE Figlio d’arte Daniel Maldini, 18 anni, prodotto del vivaio

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