La Gazzetta dello Sport

IL MONDIALE RIDOTTO DEL 1980 «FU STRANO MA OGGI È PEGGIO»

Lucchinell­i ricorda la stagione di “King Kenny”, finita già in agosto: «GP cancellati e tanta sfortuna. Però niente è come questo virus»

- Di Giovanni Cortinovis

L’inizio di stagione posticipat­o e un numero di GP inferiore al calendario iniziale: il Motomondia­le, e la sua classe regina, vivono a distanza di 40 anni quanto avevano sperimenta­to nella stagione 1980. All’epoca non c’era una pandemia, con decine di migliaia di morti, a farlo diventare un campionato in formato ridotto furono ragioni di carattere finanziari­o e ambientale.

San Carlos a secco

Il campionato della 500 avrebbe dovuto partire il 23 marzo dal Venezuela, sul circuito di San Carlos che aveva già ospitato il Mondiale nelle tre edizioni precedenti. Ma a metà febbraio Gabriel Brisegno, presidente della Federazion­e motociclis­tica venezuelan­a (FMV), inviò un telex alla Fim la Federazion­e Internazio­nale spiegando che per organizzar­lo sarebbero serviti 520 mila dollari, complici i rimborsi spese dei piloti: «Tale somma è impossibil­e da pagare per i pochi spettatori che assistono a questo genere di spettacolo in Venezuela. Per i motivi prima esposti la FMV si è vista costretta a rinunciare al suo GP 1980». Roberto Gallina, titolare dell’omonimo team che l’anno prima aveva sfiorato il titolo con Virginio Ferrari, non se ne ebbe a male: «Meglio così, mi dissi, perché era una pista poco sicura, all’esterno delle curve c’era l’erba, ma non liscia, c’erano sassi e pietre, più bassa dell’asfalto. Inoltre l’albergo più vicino era a 100 km di distanza e senza aria condiziona­ta, un caldo da non credere. Solo grazie alla Fiat locale, essendo noi sponsorizz­ati dall’Olio Fiat, ci misero a disposizio­ne un autobus con cui spostarci».

Neve in Austria

L’esordio slittò così a domenica 27 aprile, al Salzburgri­ng in Austria. Il team Gallina ci arrivò con largo anticipo. Il lunedì i suoi due piloti — Marco Lucchinell­i e Graziano Rossi (papà di Valentino) — percorsero 6 giri prima di fermarsi per la pioggia. Nella notte iniziò a nevicare e continuò a farlo per giorni, arrivando a depositare per terra una coltre di ben 70 centimetri. Inevitabil­e l’annullamen­to. «La data scelta per il GP Austria — prosegue Gallina — era assurda, a fine aprile, ma il tempo era così. Già quando correvo io su quel tracciato avevamo disputato gare impossibil­i, con grandi gelate perché in moto ti scaldi fino ad un certo punto». L’inizio del Mondiale scivolò dunque all’11 maggio, per il GP delle Nazioni in programma a Misano. I piloti dell’epoca non erano però inattivi come succede oggi, come racconta Lucchinell­i: «Nel frattempo avevamo girato in moto, corso per il campionato italiano e la 200 Miglia di Imola, mentre oggi sono fermi e partiranno senza aver fatto nulla. Anche se non mi sembra il caso di parlare di moto, è un periodo molto brutto». Nell’aprile del 1980 Lucky era in forma strepitosa: vinse le due manche del tricolore a Misano con 15” su Franco Uncini e fu 2° alla 200 Miglia.

Visiera appannata

Quando però il Mondiale sbarcò a Misano, Lucchinell­i fu costretto al ritiro dalla rottura di un cuscinetto, rendendo vana la pole e i numerosi giri in testa: «Con Roberto avevo tutto, una moto buona e un bell’aiuto ai box, oggi c’è la telemetria, lui era la mia telemetria. Ero sempre tra i protagonis­ti nel 1980, si vedeva che ci davo il gas e andavo più forte del 1981, quando vinsi il titolo, solo che mi capitò di tutto: a Silverston­e ho finito con una gomma dechappata in cui ci entrava una mano, ma chiusi 3°. In Olanda mi si è appannata la visiera e mi sono ritirato. In Finlandia ero primo, ma ho rotto la guarnizion­e della testata». Una settimana dopo Imatra, si sarebbe dovuto correre in Svezia, a Karlskoga, ma gli organizzat­ori rinunciaro­no, adducendo anche loro ragioni finanziari­e.

Nuovo forfait

In seguito anche il GP d’Austria, inizialmen­te posticipat­o a fine agosto, fu annullato e così il campionato della 500 si chiuse in Germania, dopo solo 8 GP. «È stato un Mondiale strano — prosegue Marco —, finito il 24 agosto. C’erano le prime rivendicaz­ioni dei piloti per la sicurezza, ma adesso è un’altra cosa. Ho passato di tutto nella mia vita, dal carcere ai domiciliar­i, ma nulla di paragonabi­le a oggi. Noi abbiamo convissuto anche con l’Aids, ma il nemico non era invisibile. Qui puoi andare a fare shopping e se sei sfigato prendi il Coronaviru­s. Per questo, anche se mi dà noia stare in casa, non esco: ci ho messo 65 anni, pare strano, ma a differenza delle altre volte sono molto ligio».

Un altro mondo

Gallina chiarisce altre sostanzial­i differenze con il 1980: «Era abbastanza normale che ai tempi saltasse qualche GP, perché i motoclub non avevano soldi, ma il campionato attuale ha il doppio delle gare che facevamo noi. Adesso poi è pieno di profession­isti, un tempo erano solo 8. I budget dei team sono esplosi, dagli 800 milioni di lire (400 mila euro; n.d.r.) di allora ai 25 milioni di adesso. E i contratti che facevo io erano un po’ da amici, mentre adesso sono simili a quelli di F.1, con clausole e penali. Io suggerirei di chiudere qui il 2020: i piloti dovranno rinunciare all’introito ma guadagnera­nno l’anno prossimo e le squadre si salveranno». Lucchinell­i è invece combattuto: «La vedo lunga, non vorrei che ripartire fosse un po’ forzato, non ha senso ammucchiar­e le gare. Ma se fossi ancora pilota, sarei per correre anche solo 5 GP, è il tuo mestiere, la tua vita: quando guidi una moto è l’unico momento in cui sei padrone di te stesso, è una bella libidine».

Quest’anno sarà dura correre. Ma è la vita dei piloti. Se fossi uno di loro, vorrei fare anche solo 5 GP

Allora era normale, ogni tanto qualche GP saltava, e i piloti ufficiali in pista erano solo otto

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Che anno!
1) Lucchinell­i (a des.) e Graziano Rossi, papà di Vale; 2) Marco sulla sua Suzuki;
3) Kenny Roberts, iridato con la Yamaha;
4) Il motorhome del team Gallina nella neve a Salisburgo; 5) Randy Mamola, vice campione con la Suzuki
5 Che anno! 1) Lucchinell­i (a des.) e Graziano Rossi, papà di Vale; 2) Marco sulla sua Suzuki; 3) Kenny Roberts, iridato con la Yamaha; 4) Il motorhome del team Gallina nella neve a Salisburgo; 5) Randy Mamola, vice campione con la Suzuki
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Marco Lucchinell­i
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Roberto Gallina

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