«IO E IL GENOA, STORIA SPECIALE AVEVAMO BISOGNO L’UNO DELL’ALTRO»
Il portiere ora studia le regioni vinicole d’Oltralpe e la rivoluzione francese: «Ho detto subito sì a Preziosi. Il calcio? Prima la sal ute»
Alla fine della chiacchierata, il dubbio iniziale rimane irrisolto: non capisci sino a che punto sia stato Mattia Perin a (ri)prendersi il Genoa e quanto, invece, il Grifone lo abbia trasformato. Il risultato è comunque intrigante. Lui galleggia fra un passato scanzonato, ma mai irriverente, e un presente più maturo, da papà di Vittoria («la mia sparring partner per gli allenamenti in casa»), forte della corazza ereditata dall’avventura juventina. E approfitta del lockdown quasi mondiale per approfondire le sue passioni: «Quella sulle regioni vinicole francesi, per esempio. Ma sto anche leggendo un libro sul respiro diaframmatico. E poi amo la storia: ho più tempo per studiarla, sto leggendo alcuni libri sulla Rivoluzione francese. Se miglioriamo noi stessi, potremo migliorare il mondo».
Pensava di ritrovare l’alchimia di un tempo al Genoa?
«Non potevo esserne sicuro, venivo da nove mesi di inattività e riabbracciavo un ambiente lasciato un anno e mezzo prima. Però mi sono sentito subito a casa. Qui mi hanno visto crescere, da quando ero ragazzino ho passato tanto tempo al Signorini, che ora è pure cresciuto a livello di strutture».
E’ come se lei non se ne fosse mai andato?
«No, sono cambiato io. La Juve mi ha lasciato tante cose positive. Ho capito cosa vuol dire lavorare duramente per ottenere sempre la vittoria».
«Il Genoa ed io meritavamo di stare ancora insieme»: cosa intendeva dire?
«Quando sono andato via sapevo che sarei tornato, ci lega una storia speciale. Sono cresciuto qui, la mia prima figlia Vittoria è nata a Genova, e ora è in arrivo un secondo bambino. Nel Genoa ho esordito da professionista guadagnando la Nazionale. Ora avevamo bisogno l’uno dell’altro. Quando ho sentito il presidente non ci ho pensato due volte nonostante la situazione di classifica e le molte richieste. Ho sempre fatto scelte coraggiose».
Cos’è per lei il coraggio?
«Spingersi oltre i propri limiti. Mi viene naturale fare scelte coraggiose in campo e fuori».
Il presidente Preziosi su di lei: «È tornato con una gran voglia di darci una mano».
«Sono debitore verso la sua famiglia. Ha creduto in me da quando avevo quindici anni e mi ha permesso attraverso il Genoa di raggiungere i sogni che avevo fin da bambino».
Con il suo collega Marchetti ha un legame speciale.
«L’ho conosciuto bene qui, scoprendo alcune passioni comuni che ci hanno permesso di coltivare il rapporto anche fuori dal campo. È una fonte di energia pazzesca».
Si sente più uomo spogliatoio rispetto al passato?
«Credo di esserlo sempre stato, ho sempre messo il gruppo davanti a me. Lo sono in modo più maturo, ma non è detto che una versione sia meglio dell’altra. Probabilmente ora è più importante questo Perin».
3Mister Nicola: «Mi dispiace leggere che la nostra categoria non abbia la percezione di quello che accade. Ce l’abbiamo eccome». Cosa pensa?
«Noi calciatori siamo sensibili a ciò che accade fuori dal nostro ambiente, consapevoli di essere tutti uguali. È sbagliato vederci distanti dalle persone comuni».
La vittoria a San Siro con il Milan è stata la svolta?
«Nicola e il suo staff stanno facendo un grande lavoro: a livello tecnico-tattico, di motivazione e di comprensione dei singoli: sorprendente. Penso che la svolta sia arrivata così».
Un momento-chiave?
«Prima della gara con la Fiorentina il mister ci ha radunati tenendo un discorso ala squadra. Solo noi e lui. Al termine ho visto gli occhi dei compagni e le loro espressioni cambiati totalmente. Trasmettevano energia positiva. Ho rivisto ancora quegli sguardi: così sono arrivate grandi prestazioni».
Pensa alla ripresa dell’attività?
«Ora la priorità è la salute».
Riflette sulla possibilità di restare? La simbiosi è totale.
«Ci sarà tempo per parlare del mio futuro nel Grifone una volta terminato questo momento particolare. Ora sono concentrato su quel che accade nel mondo, passando il tempo con la mia famiglia che non vedevo da un mese».
Dalla pandemia uscirà un mondo migliore?
«Lo spero: se non dovesse accadere, sarà stato tempo sprecato. C’è una frase che mi ha colpito molto: “Se non esci da questa quarantena con nuove esperienze e competenze significa che non ti è mancato il tempo, ma la disciplina”».
Nicola e il suo staff stanno facendo un grande lavoro anche con i singoli
La svolta? Prima della Fiorentina il mister ci ha parlato. Che carica: ne siamo usciti trasformati Mattia Perin