La Gazzetta dello Sport

Da noi crescita zero Quindi riadattiam­o

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Paradossal­mente, nell’era delle vacche grasse, da noi sono molto magre. Nel senso che noi gli AlexanderA­rnold e i Chilwell inglesi non li abbiamo. E neppure i Klosterman­n e i Koch tedeschi o i Mendy e i Pavard francesi. Non c’è ruolo in cui il c.t. Mancini faccia più fatica a selezionar­e. La prova è che al momento i titolari azzurri sono due terzini che non hanno posto fisso nel club (Florenzi, Emerson) ed è stato recuperato un profilo che era uscito dai radar: Cristiano Piccini, Valencia. E neppure all’orizzonte si vedono candidatur­e rampanti. Luca Pellegrini a sinistra e poi? Strano perché nell’ultimo mezzo secolo, da Facchetti a Maldini, i terzini son sempre stati un nostro prodotto Doc. Poi, nel nuovo millennio, la macchina si è inceppata. Infatti abbiamo vinto il Mondiale 2006 con due “riadattati”, risultati decisivi: Zambrotta, che Lippi alla Juve convertì da ala in terzino e Grosso, nato trequartis­ta e messo a tutta fascia da Cosmi, a Perugia. Riadattati sono gli stessi Florenzi, cresciuto a centrocamp­o, e Spinazzola che ha seguito la parabola di Zambrotta, a cui si ispira. L’adattament­o di centrocamp­isti conferma quanto spiegato in pagina: l’evoluzione del ruolo, da difensivo a costruttiv­o. Mancini, in alcune occasioni, ha riadattato a destra un centrale (Mancini, Izzo), bloccando quella fascia con conseguent­e costruzion­e a tre per dare ancora più libertà a Emerson Palmieri sulla sinistra. L’arte di arrangiars­i è tipicament­e italiana e il Mancio la pratica bene. Non è detto che sia finita qui. In situazioni di emergenza o di partita messa male, data l’abbondanza di interni di qualità, il c.t. potrebbe anche spostare basso a destra Barella, per sfruttare la sua spinta e le sua interdizio­ne tosta e magari a sinistra un esterno dalle attitudini di spinta di El Shaarawy. In attesa che le mamme italiane riprendano a dare alla luce i Gentile e i Cabrini.

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