La Bielorussia va avanti col pubblico «Scelta dei tifosi»
Venerdì sembrava un segnale, quando la Federcalcio bielorussia aveva annunciato l’interruzione delle competizioni giovanili, maschili e femminili. Ieri la precisazione, che sa tanto di dietrofront. I professionisti no, devono andare avanti, perfino a porte aperte. Sia il campionato riserve che la massima divisione, la Vysshaya Liga, alla terza giornata questo weekend. Nonostante gli appelli degli stessi tifosi e le parole dell’ex totem del Bate Borisov con trascorsi ad Arsenal e Barça, Alexander Hleb: «I nostri politici continuano a credere che questo virus non sia importante e che non abbia senso confinarlo».
Vetrina sul mondo
«Abbiamo deciso di continuare a giocare sulla base dei dati che ci trasmettono i ministeri di Salute e Sport – ha spiegato ieri a
Marca Sergei Zhardetski, segretario generale della Federcalcio di Minsk -. La situazione legata al Covid-19 è diversa di Paese in Paese e la stessa Uefa ha lasciato a ciascuna Federazione libertà di decidere. È positivo per il nostro calcio andare avanti, abbiamo addosso gli occhi di tutto il mondo ma non è una scelta economica e né Fifa, né Uefa ci hanno chiesto di fermare il campionato. La decisione di andare o meno allo stadio deve essere dei tifosi. Da parte nostra stiamo adottando tutte le misure necessarie, come il gel disinfettante e il controllo della temperatura all’ingresso».
L’input presidenziale
L’input era arrivato, autoritario e colorito come sempre, dal presidente Aleksandr Lukashenko (appassionatissimo di hockey): «una psicosi collettiva più pericolosa del virus stesso». Che consigliava ai suoi 9 milioni e mezzo di cittadini – tra cui, secondo gli ultimi dati si registrano 351 contagi, 4 morti e 46 guariti – che «i migliori anticorpi al virus sono fare la sauna, bere vodka e guidare il trattore».
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