L’a.d. Gazidis sempre saldo nella crisi
Non è soltanto lavoro: il legame di Ivan Gazidis con Gordon Singer, figlio del fondatore del fondo Elliott Paul, è di più. E’ amicizia creata a Londra, fiducia data non soltanto dall’ammirazione di Gordon, tifoso dell’Arsenal, per i risultati ottenuti dal manager sudafricano con il club inglese. Il problema è che il Milan è complicato e il calcio italiano è pieno di spine. Ma il sodalizio è solido.
Finisce qui
Non è stato, logicamente, il solo Gazidis a decidere il licenziamento di Zvone Boban dopo le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta («Inaccettabile contattare Rangnick senza avvisare noi dell’area tecnica»). Non è stato lui a decidere di infilarsi in un contenzioso che porterà tutti in tribunale. Ma il Milan di Elliott ha deciso: non ci si comporta così, con una intervista non concordata con il club. E quindi la condanna del dirigente croato è arrivata subito dopo. Con la certificazione assoluta per l’amministratore delegato Gazidis: comanda lui, e non si discute. Perché questa è la strada intrapresa dalla proprietà, e Gordon, il figlio del fondatore di Elliott, che si è ritrovato in casa il Milan dopo un cospicuo prestito a mister Li, non ha intenzione di lasciare tutto in mani altrui. Gordon Singer ama il calcio e ha intenzione di far fruttare l’investimento, con metodi che però ormai i tifosi italiani hanno imparato a conoscere. Economia sostenibile, giovani con stipendi non mostruosi, una star o due per guidare il gruppo. Il futuro è incerto per tutti, ma la mano di Elliott è salda. E dopo l’affare Boban la posizione di Gazidis lo è ancora di più. La prossima crisi economica (con il progetto stadio per ora congelato) rinforza il concetto: Elliott è un traghettatore, ma per ora si tiene il Milan. Con i suoi manager.