La Gazzetta dello Sport

Flessibile, veloce e unita Così la F.1 può salvarsi

- Di Gianluca Gasparini

Non è stata sempre una passeggiat­a. Ci sono stati gli inizi difficili, negli Anni 50, con pochi piloti e monoposto al via e il rischio che il giocattolo non decollasse. Poi un lungo periodo in cui il fine settimana di un Gran Premio poteva regalare gioia e divertimen­to o al contrario una tragedia, con i rischi legati alla scarsa sicurezza di piste e monoposto. Infatti fu una mezza strage. Con una coda lunga, basti ricordare il terribile weekend di Imola che si portò via Ratzenberg­er e Senna nel 1994. Senza dimenticar­e le crisi economiche, ciclicamen­te mai mancate, che hanno portato alla chiusura anche team gloriosi come la Lotus, solo per fare un esempio. Ma una situazione simile la F.1, come peraltro l’intero sport mondiale, non l’aveva mai vissuta. E il suo punto di rottura, visti gli enormi interessi economici e lavorativi in ballo, è vicino e decisament­e drammatico: i GP, come giro di affari, sono inferiori solamente a Olimpiadi e Super Bowl, ma vanno in scena una ventina di volte all’anno e non una. Salvare la baracca è tassativo. Ed è quello che stanno cercando di fare tutti gli attori coinvolti: Liberty Media, che ha acquistato la F.1 da Bernie

Che show

Ecclestone e deve tenere a galla l’investimen­to, la Federazion­e Internazio­nale e le squadre. Con una certezza: si inventeran­no e faranno davvero di tutto. Perché ci sono momenti in cui il mondo dei GP, formato in fondo da quel gruppo ristretto di persone che si incontra ogni 15 giorni sui circuiti in giro per il pianeta, sente di essere una specie di famiglia. Gente che in condizioni normali è super competitiv­a, disposta a tutto per guadagnare un decimo sul giro e “schiacciar­e” i rivali. Ma si rivela altrettant­o rapida, nell’emergenza, a compattars­i e cercare soluzioni con una flessibili­tà che poche industrie – perché di questo si tratta – sono in grado di mettere in campo. Come già dimostrato dalla velocissim­a trasformaz­ione dei reparti corse, costretti allo stop, in produttori di respirator­i e ventilator­i per gli ospedali. E dalle decisioni per rinviare al 2022 l’adozione dei nuovi regolament­i e congelare i telai e i cambi per due stagioni. Risparmi immediati e fondamenta­li. Oggi potrebbero arrivare altre iniziative, con l’unico scopo di riuscire a partire e offrire agli appassiona­ti un Mondiale vero. Con gare dal format diverso, magari. E, se servisse, un calendario portato fino a Natale. Si andò anche oltre, in passato: nel 1962 l’ultima gara dell’anno si corse a East London, in Sud Africa, il 29 dicembre. Potremmo vedere un Mondiale che comincia a Monza, a inizio settembre. Un tempo il GP d’Italia era quello che segnava la chiusura del campionato, e se così non era decideva spesso i giochi iridati. Nel 2020 potrebbe inaugurare la stagione. Forza e coraggio: la F.1 ce la farà.

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La premiazion­e del GP d’Italia a Monza disputato a settembre 2019
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