CUORE LAUTARO
Vede solo l’Inter e aiuta l’Argentina Altobelli: «Resta!»
Il Toro è uomo dai legami forti. E visto che la sua volontà conterà parecchio, nelle decisioni sul futuro, è una cosa da ricordare. Lautaro sceglie, si lega e resta legato: lo è al Racing, il suo vecchio club, per cui posticipò di un anno il suo approdo Europa e che ancora segue settimanalmente. È legato, a maggior ragione, a Bahia Blanca, la sua città d’origine, quella dove ancora vive la sua famiglia: lo ha confermato ieri con una donazione agli ospedali locali. Ma ora le sue radici sembrano aver attecchito bene anche nella Milano nerazzurra: qui, nell’attico con terrazza di City Life è rimasto durante la quarantena, mentre compagni e rivali tornavano in patria. Qui l’Inter conta che il Toro rimanga anche la prossima stagione, nonostante le prime pagine ricorrenti dei quotidiani di Barcellona.
Il regalo
Bahia Blanca è nome che fa pensare a spiagge caraibiche, invece è una città prevalentemente portuale. Bahia Blanca ha avuto per anni, nel mondo, un unico figlio illustre, Manu Ginobili, stella degli Spurs in Nba. Anche per questo, se nasci a Bahia Blanca il primo sport a cui pensi è il basket. Anche Martinez ci ha pensato e ci ha giocato, prima di lasciarlo al fratello e virare con successo sul calcio. Il pallone lo ha reso l’altra gloria della città, a cui ha mandato in questi tempi di emergenza di coronavirus un segnale di affetto e riconoscenin za: 3350 litri di alcol in gel, 100.000 guanti in lattice, 5000 camici e 5000 cuffie chirurgiche destinati ai due principali ospedali della città. Abbastanza per meritarsi un applauso pubblico dal sindaco Hector Gay.
L’attesa
Se il segnale verso l’Argentina è arrivato forte e chiaro, da settimane da Barcellona ne aspettano uno che semplifichi la scalata verso i 111 milioni della sua clausola: non è arrivato, né dai social né in altro modo. Lautaro e Agustina continuano la loro attesa di tempi migliori fra ricette, lunghe sessioni di allenamento e foto con il cane. Il numero 10 nerazzurro aspetta come tutti di poter rientrare, per confermare il nuovo status di superstar. Sa che è arrivato a questi livelli grazie alle doti personali, ma anche a una squadra, un compagno d’attacco e un allenatore che le hanno sapute esaltare. Giocare con Messi può essere una prospettiva stimolante, ma per ora Martinez non sembra voler battere i pugni per renderla realtà.
La corte
Anche perché non è affatto detto che il club catalano possa essere in grado di completarla davvero, questa Operacion
Lautaro nata da un sincero apprezzamento di Leo e portata avanti a suon di titoloni sui giornali catalani. La situazione finanziaria dei blaugrana era tutt’altro che florida già prima dello stop mondiale al calcio causato dall’emergenza. Al momento i soldi per pagare cash la clausola non ci sono, e i primi ami gettati su possibili contropartite non hanno fatto abboccare nessuno. Certo Bartomeu dispone di un parco giocatori con cui ottenere, attraverso remunerative cessioni, fondi abbondanti (sarebbe il caso, ad esempio, di un sacrificio di Griezmann). Ma la metà argentina della LuLa non è l’unica preda per cui sia partita ufficialmente la caccia. Anche prima della “sbandata” di Messi per il Toro il desiderio numero uno del Barça restava il ritorno del figliol prodigo Neymar. Se ne parla già dalla scorsa estate e potrebbe prendere corpo proprio per la volontà del brasiliano, con il Psg pronto a puntare su Mbappé come uomo simbolo. Ecco, riportare al Camp Nou O Ney non è certo operazione economica (i parigini pagarono la clausola da 222 milioni): quella spesa non sarebbe compatibile con i 111 milioni di Lautaro. Ecco un altro motivo per pensare che le radici milanesi del Toro possano scendere un po’ più in profondità.