La Gazzetta dello Sport

RICOMINCIA­RE A GIOCARE... L’IDEA TEDESCA MERITA ATTENZIONE

- di Luca Calamai

L’ultimo bollettino della Protezione civile regala nuovi piccoli segnali positivi. Anche il calcio italiano segue con attenzione quella che è la fotografia quotidiana del contagio. Nessuno ha più voglia di fare fughe in avanti, tutti hanno capito che dovrà essere la medicina a dettare i tempi di una possibile ripartenza. Ma almeno si comincia a guardarsi intorno. Per trarre indicazion­i da chi ha già imboccato una strada. In Europa ci sono un paio di esempi, diciamo, estremi. In Bielorussi­a il campionato continua regolarmen­te con gli stadi aperti. Il presidente Aleksandr Lukashenko, andando anche contro gli inviti a fermarsi dei tifosi, ha ordinato al segretario generale della federcalci­o di continuare l’attività come se il Covid-19 non esistesse. E pazienza se i contagiati sono quasi 400 e se ci sono stati alcuni morti. Il presidente ha addirittur­a suggerito la “ricetta” giusta per combattere il coronaviru­s: «I migliori anticorpi sono fare la sauna, bere vodka e guidare il trattore». Beh, di sicuro l’esempio della Bielorussi­a non merita nessun tipo di attenzione. A dire il vero, non convince neppure la scelta del Belgio di dichiarare chiusa, quattro giorni fa, la Jupiter Pro League, a una giornata dal termine della stagione regolare e con playoff e playout da disputare. Lo scudetto è stato assegnato al Bruges che, al momento dello stop, era in testa alla classifica. Perché tanta fretta? Perché non cercare di capire quali potranno essere le tempistich­e di un virus che non conosciamo? Chiudere un campionato prima che abbia emesso le sue regolari sentenze non è mai una vittoria. E un po’ di tempo a disposizio­ne ancora c’è prima di alzare bandiera bianca. Insomma, in Europa c’è chi ha scelto di andare avanti e chi ha deciso di chiudere i battenti. Posizioni estreme che non ci convincono. Troviamo meritevole di attenzione, invece, il fatto che Borussia Dortmund, Bayern e altre squadre tedesche abbiano ricomincia­to ad allenarsi. Con mille cautele, naturalmen­te. Sedute a piccoli gruppi, campi separati, spogliatoi blindati.

L’idea della Bundesliga è quella di ricomincia­re il campionato il 3 maggio o la settimana successiva. Il

percorso della Germania è da tenere d’occhio per tanti

motivi. Intanto perché stiamo parlando di una nazione che fa sempre scelte valutate con cura. Poi, perché per casi di Covid-19 è al quarto posto dietro a Stati Uniti, Spagna e Italia. Quindi sta vivendo i nostri stessi tormenti anche se il numero dei morti, e questo non è un aspetto trascurabi­le, è molto più basso rispetto a noi. Ricordiamo che la Germania sta ospitando alcuni dei nostri malati più gravi. Il Bayern, un mondo a pochi chilometri da noi, ha deciso di ripartire e allora è giusto allungare lo sguardo in Baviera. Per valutare se i loro paletti sono giusti o se ne servono di più rigidi. Per capire se, quando la medicina darà il via libera, ci saranno le condizioni per tornare ad allenarci. Siamo ancora dentro al tunnel questo è giusto ribadirlo ma in fondo una piccola luce si comincia a intraveder­e.

L’esempio tedesco, quindi, merita di essere seguito con grande attenzione. Può farci guadagnare tempo nel momento in cui anche i nostri calciatori dovessero tornare in campo. E per provare a chiudere la stagione non possiamo sprecare nemmeno un minuto.

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AP Ospedale Lo stadio del Borussia Dortmund; la tribuna nord adibita a centro assistenza per i colpiti dal Covid-19
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