Belotti è il traino del Toro E c’è il patto con Longo
Si è ripresentato in gran forma, è un esempio per il gruppo e che feeling col tecnico. Ora ha fame di gol
Non sempre c’è bisogno di spendersi con tante parole. Andrea Belotti è (spesso) un capitano silenzioso, uno che riafferma con il lavoro il suo carisma con i compagni. Fa parlare il campo, preferisce il suono dei tacchetti sul fondo del Filadelfia a qualunque tipo di discorso all’interno di uno spogliatoio. È una comunicazione differente, costruita sull’esempio e sul sacrificio, è un modo di trasmettere la propria leadership nella gran parte delle circostanze sottovoce, quasi gentilmente, ma capace di recapitare il messaggio con uguale efficacia e intensità. Ne è la riprova ciò che è successo nelle ultime settantadue ore: venerdì, alla ripresa degli allenamenti individuali al Filadelfia, il Gallo si è ripresentato in forma smagliante. Asciutto, tonico, praticamente già in forma, al punto da stupire anche alcuni componenti dello staff di Moreno Longo. Da capitano, avrà sentito l’esigenza di dare l’esempio, e lo ha fatto a modo suo. Alimentandosi correttamente a casa durante la quarantena, seguendo delle regole quasi ossessive e spingendosi, anche su un tapis roulant o su una bike, su allenamenti quanto più vicini al lavoro in soglia. Insomma, la regola era: essere all’apice dell’intensità. E il motivo è molto semplice: se davvero tra qualche settimana il campionato riprenderà e la palla tornerà a rotolare sui campi della Serie A, Belotti non solo vorrà farsi trovare al top della condizione con l’appuntamento, ma è consapevole che toccherà a lui - ancora una volta - indossare i panni del trascinatore di questo Toro.
Quella scintilla
A proposito di parole non dette, alle volte basta anche uno sguardo per entrare in sintonia, per capirsi, come se ci si stesse dicendo: «Sì, se riprendiamo a giocare, non possiamo più farci scappare l’occasione». Di sguardi tra Belotti e Longo sono piene le cronache delle ultime tre giornate di lavoro al Filadelfia. Perché tra i due, tra il capitano e il tecnico chiamato ad accompagnare il Toro in una posizione di tranquillità in classifica (se effettivamente si dovesse ricominciare a giocare), sembra proprio essere scoccata una scintilla che è lo specchio di un feeling speciale. Il Gallo è rimasto colpito dalla spiccata personalità di questo giovane e preparato allenatore, dalle sue metodologie innovative frutto di uno studio continuo e di un aggiornamento senza sosta. La passione e le motivazioni di Longo, per nulla appassite dopo questa lunga sosta forzata, hanno fatto breccia nella testa del Gallo. E tra i due è così venuta a crearsi una empatia come una conseguenza naturale.
Carica da capitano
C’è poi anche un altro fattore: i giocatori, capitan Belotti in testa, sono rimasti colpiti dal modo in cui, durante la quarantena Longo, ha quotidianamente seguito il gruppo «da remoto». Non c’è stato giorno in cui il tecnico non abbia avuto un colloquio, rigorosamente telefonico o in video chat, con i calciatori. Per non parlare, poi, delle schede personalizzate di allenamento da casa che tutte le mattine venivano modificate in base alle esigenze personali e inviate al gruppo, o della seduta collettiva di lavoro in video conference del mercoledì mattina, che nell’ultimo periodo era divenuto un appuntamento fisso. È stato, quasi, come non essersi mai persi di vista, nonostante le distanze e i divieti. E allora, ecco, che il Gallo è nuovamente ai blocchi di partenza ricaricato e rimotivato. Sente, adesso più di qualunque altro momento dei suoi cinque anni in granata, la responsabilità di caricarsi il Toro sulle spalle. Il destino di questa squadra è passato tante volte dai suoi gol. Già, proprio da quella rete che gli manca dalla dolcissima notte dell’Olimpico del 5 gennaio: storia di RomaTorino (0-2), quando con una bellissima doppietta Belotti stese i giallorossi. Da allora, in lui qualcosa era cambiato: nei successivi cinquanta giorni di campionato era sembrato stanco, appassito, a tratti anche svuotato. È dalla notte dell’Olimpico che si è bloccato, che non segna più. È da quella notte che cresce la fame di gol.