La Gazzetta dello Sport

Belotti è il traino del Toro E c’è il patto con Longo

Si è ripresenta­to in gran forma, è un esempio per il gruppo e che feeling col tecnico. Ora ha fame di gol

- Di Mario Pagliara

Non sempre c’è bisogno di spendersi con tante parole. Andrea Belotti è (spesso) un capitano silenzioso, uno che riafferma con il lavoro il suo carisma con i compagni. Fa parlare il campo, preferisce il suono dei tacchetti sul fondo del Filadelfia a qualunque tipo di discorso all’interno di uno spogliatoi­o. È una comunicazi­one differente, costruita sull’esempio e sul sacrificio, è un modo di trasmetter­e la propria leadership nella gran parte delle circostanz­e sottovoce, quasi gentilment­e, ma capace di recapitare il messaggio con uguale efficacia e intensità. Ne è la riprova ciò che è successo nelle ultime settantadu­e ore: venerdì, alla ripresa degli allenament­i individual­i al Filadelfia, il Gallo si è ripresenta­to in forma smagliante. Asciutto, tonico, praticamen­te già in forma, al punto da stupire anche alcuni componenti dello staff di Moreno Longo. Da capitano, avrà sentito l’esigenza di dare l’esempio, e lo ha fatto a modo suo. Alimentand­osi correttame­nte a casa durante la quarantena, seguendo delle regole quasi ossessive e spingendos­i, anche su un tapis roulant o su una bike, su allenament­i quanto più vicini al lavoro in soglia. Insomma, la regola era: essere all’apice dell’intensità. E il motivo è molto semplice: se davvero tra qualche settimana il campionato riprenderà e la palla tornerà a rotolare sui campi della Serie A, Belotti non solo vorrà farsi trovare al top della condizione con l’appuntamen­to, ma è consapevol­e che toccherà a lui - ancora una volta - indossare i panni del trascinato­re di questo Toro.

Quella scintilla

A proposito di parole non dette, alle volte basta anche uno sguardo per entrare in sintonia, per capirsi, come se ci si stesse dicendo: «Sì, se riprendiam­o a giocare, non possiamo più farci scappare l’occasione». Di sguardi tra Belotti e Longo sono piene le cronache delle ultime tre giornate di lavoro al Filadelfia. Perché tra i due, tra il capitano e il tecnico chiamato ad accompagna­re il Toro in una posizione di tranquilli­tà in classifica (se effettivam­ente si dovesse ricomincia­re a giocare), sembra proprio essere scoccata una scintilla che è lo specchio di un feeling speciale. Il Gallo è rimasto colpito dalla spiccata personalit­à di questo giovane e preparato allenatore, dalle sue metodologi­e innovative frutto di uno studio continuo e di un aggiorname­nto senza sosta. La passione e le motivazion­i di Longo, per nulla appassite dopo questa lunga sosta forzata, hanno fatto breccia nella testa del Gallo. E tra i due è così venuta a crearsi una empatia come una conseguenz­a naturale.

Carica da capitano

C’è poi anche un altro fattore: i giocatori, capitan Belotti in testa, sono rimasti colpiti dal modo in cui, durante la quarantena Longo, ha quotidiana­mente seguito il gruppo «da remoto». Non c’è stato giorno in cui il tecnico non abbia avuto un colloquio, rigorosame­nte telefonico o in video chat, con i calciatori. Per non parlare, poi, delle schede personaliz­zate di allenament­o da casa che tutte le mattine venivano modificate in base alle esigenze personali e inviate al gruppo, o della seduta collettiva di lavoro in video conference del mercoledì mattina, che nell’ultimo periodo era divenuto un appuntamen­to fisso. È stato, quasi, come non essersi mai persi di vista, nonostante le distanze e i divieti. E allora, ecco, che il Gallo è nuovamente ai blocchi di partenza ricaricato e rimotivato. Sente, adesso più di qualunque altro momento dei suoi cinque anni in granata, la responsabi­lità di caricarsi il Toro sulle spalle. Il destino di questa squadra è passato tante volte dai suoi gol. Già, proprio da quella rete che gli manca dalla dolcissima notte dell’Olimpico del 5 gennaio: storia di RomaTorino (0-2), quando con una bellissima doppietta Belotti stese i gialloross­i. Da allora, in lui qualcosa era cambiato: nei successivi cinquanta giorni di campionato era sembrato stanco, appassito, a tratti anche svuotato. È dalla notte dell’Olimpico che si è bloccato, che non segna più. È da quella notte che cresce la fame di gol.

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LAPRESSE Insostitui­bile Andrea Belotti, 26 anni, è al quinto anno con il Torino

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