Brian il duro e quel maledetto Leeds United
agosto 1978, il 5-0 sull’Ipswich nella Charity Shield aggiunge il terzo trofeo in cinque mesi. C’è posto anche per un record memorabile: 42 gare senza sconfitte in campionato, dal 19 novembre 1977 al 9 dicembre 1978.
Monaco
Ma il meglio deve ancora arrivare. La squadra di Clough debutta in Coppa dei Campioni, spazzando via Liverpool, Aek Atene, Grasshopper e Colonia, con due divagazioni che nobilitano la bacheca. Nel febbraio 1979, il Nottingham conquista infatti la Supercoppa Uefa, nella doppia sfida con il Barcellona, mentre il 17 marzo del 1979 matura il bis in Coppa di Lega, 3-2 al Southampton a Wembley. Nella finale con il Malmoe, a Monaco di Baviera, gli inglesi dominano e trovano al 45’ il gol della vittoria con Trevor Francis, futuro attaccante di Sampdoria e Atalanta, ribattezzato “Million pound man”. Brian Clough lo ha prelevato dal Birmingham pagandolo soltanto un milione di sterline.
L’apoteosi
La notte di Madrid chiude un ciclo irripetibile. Il Nottingham vincerà ancora due Coppe di Lega, nel 1989 e nel 1990, ma il trionfo del 28 maggio al Bernabeu consacra la leggenda. La squadra di Clough ha rischiato nei quarti con la Dinamo Berlino – in casa 0-1, 3-1 in Germania – e ha affrontato con eccessiva leggerezza la semifinale con l’Ajax – 2-0 al City Ground, 0-1 ad Amsterdam dopo aver trascorso la serata della vigilia tra locali a luce rosse e birra. L’Amburgo è superiore al Malmoe e al Bernabeu mette alla frusta gli inglesi, ma la magia di Robertson, dopo la triangolazione con Garry Birtles, il tappezziere pescato tra i dilettanti, consegna la seconda Coppa dei Campioni al Nottingham. Le immagini su You Tube sono un salto nel tempo: festeggiamenti misurati, nessuna isteria. Clough entra nella storia in punta di piedi.
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“Maledetto United” è un film del 2009, diretto da Tom Hooper e ispirato dall’omonimo libro scritto nel 2006 da David Peace, con Michael Sheen nelle vesti di Brian Clough. Nel film vengono ripercorsi i 44 giorni trascorsi da Clough alla guida del Leeds United. Clough aveva allenato il Derby County dal 1967 al 1973, ottenendo la promozione in First Division, la Premier League del tempo, nel 1969 e vincendo il massimo campionato nel 1972. Dopo una stagione nel Brighton, nell’estate 1974 fu scelto dal Leeds United, club che odiava particolarmente, come erede di Don Revie, nominato commissario tecnico della nazionale inglese. I 44 giorni trascorsi da Clough a Leeds furono una tempesta senza fine. Dopo essere stato accusato di aver utilizzato deliberatamente i calciatori peggiori per perdere le partite e di allenare male la squadra, gli scontri con Joe Jordan, il futuro Squalo del Milan, e con Gordon McQueen provocarono l’inevitabile licenziamento. Nel rispetto delle clausole contrattuali, dopo 44 giorni di insuccessi e polemiche, fu liquidato con 25 mila sterline di compenso, il pagamento delle tasse sulla sua casa e una Mercedes.
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Oggi il Nottingham Forest gioca in Championship, la Serie B inglese. Prima dello stop per l’emergenza coronavirus i «rossi» erano quinti, in zona playoff. L’ultima apparizione in Premier League risale alla stagione 199899, oltre vent’anni fa. Da allora una lunga decadenza nelle serie inferiori, compreso un triennio in League One, l’equivalente inglese della nostra Serie C.
Il direttore d’orchestra di quel memorabile Nottingham è scomparso da tempo: il cancro uccise Brian Clough il 20 settembre 2004, all’età di 69 anni. La sua parabola con il Forest durò dal 6 gennaio 1975 all’8 maggio 1993: in totale 907 gare, 411 vittorie, 246 pareggi e 250 sconfitte. Dopo il Nottingham, Clough smise di allenare. Uomo irascibile, permaloso, talvolta arrogante, dopo una sconfitta contro la Juventus, alla guida del Derby County nella semifinale di andata della Coppa dei Campioni 19721973, si rifiutò di parlare con la stampa italiana dicendo: «Non voglio parlare con nessun imbroglione bastardo». Fu un grande motivatore: non a caso José Mourinho è uno dei suoi estimatori. Il suo calcio era offensivo, ma semplice, senza fronzoli. E nonostante la carriera da attaccante, le sue difese raggiunsero livelli di assoluta eccellenza. Quel Nottingham, costruito pezzo su pezzo, ha prodotto straordinarie biografie calcistiche. La più ricca è quella di Peter Shilton, capace di giocare fino a 47 anni, costretto a rimettere in piedi le sue finanze dopo aver sperperato milioni di sterline tra gioco d’azzardo e qualche scappatella extraconiugale. Oggi Shilton, 70 anni, ha trovato la tranquillità grazie al secondo matrimonio, con la cantante Steph Hayward. La coppia ha creato una società di consulenza e negli ultimi tempi Shilton è stato particolarmente attivo sui social. Nella questione-Brexit, si è schierato con il Leave, il partito dell’addio all’Europa, entrando in rotta di collisione con il campione del Remain, Gary Lineker. Il terzino destro del favoloso Nottingham è stato Vivian Anderson, primo nero della nazionale inglese. Grande corsa, forza fisica, bravo nella marcatura, è stato uno dei primi difensori moderni del calcio made in England. Dopo il ritiro, ha gestito un negozio di articoli sportivi, si è occupato del museo di Wembley ed è uno degli ambasciatori della federazione. Il centrale scozzese Kenny Burns è stato un colpo di genio della coppia Clough-Taylor. Soprannominato il “teppista” per la facilità nel partecipare alle risse e per la sbronza facile, amante dei cinodromi, fu in realtà Taylor a spingere per il suo acquisto. Clough non lo voleva: «Niente piantagrane». Taylor riuscì ad imporsi e Clough decise di convertirlo da attaccante modesto a difensore spietato. Dopo una brevissima esperienza da allenatore, oggi Burns si dedica al golf, partecipa ad eventi benefici e foraggia il conto in banca come conferenziere. Il nordirlandese Martin O’Neill, 68 anni, è stato esonerato dal Nottingham il 28 giugno 2019, dopo appena cinque mesi. L’esperienza con la sua ex squadra è stata segnata dai dissidi con alcuni giocatori. O’Neill ha ottenuto ottimi risultati da manager: la promozione in Premier con il Leicester, due coppe di Lega con le Foxes, cinque anni sulla panchina dell’Irlanda, guidata all’europeo francese del 2016. O’Neill coltiva un hobby particolare: la criminologia. Garry Birtles (63 anni) lavora come opinionista tv per Sky, il capitano John McGovern ha allenato fino al 2001, Ian Bowyer (68) fa l’osservatore per il Forest, mentre Robertson (67), il Picasso della notte di Madrid, dopo 20 anni da assistente in panchina, si gode la pensione. Appassionato tennista – il suo idolo è Federer -, ha avuto un infarto nel 2012. Il suo calciatore preferito dei tempi moderni? Leo Messi: anche Picasso sarebbe d’accordo.
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Non solo Nottingham, Pete Shilton,oggi 70 anni, è stato il numero 1 inglese al Mondiale ‘86, beffato di mano da Maradona...