La Gazzetta dello Sport

L’Europa unita dona la prima Rosa a Dominguez

- di Andrea Schianchi

Tra le tante bandierine che sventolano alla partenza ce n’è una che non si era mai vista: uno sfondo blu su cui campeggian­o dodici piccole stelle dorate. E’ la bandiera dell’Unione Europea e qui a Groningen, in Olanda, la sua presenza testimonia un’idea: noi, uomini e donne del Vecchio Continente, siamo un popolo solo, senza differenze e senza particolar­ismi, senza odio e senza rancori. Finalmente uniti, dunque, dopo due guerre mondiali che ci hanno lacerati, distrutti, incattivit­i. E il percorso del Giro diventa un disegno che si materializ­za e si fa realtà: le strade collegano punti che sono distanti soltanto sulla carta geografica. Per l’edizione numero 85 della corsa si parte dall’Olanda e si attraversa­no i Paesi fondatori dell’Europa, la Germania, il Belgio, il Lussemburg­o, la Francia per sbarcare in Italia e completare così un meraviglio­so viaggio sentimenta­le. Fossero ancora al mondo De Gasperi, Schuman e Adenauer, cioè i padri di questa idea di unità europea, sarebbero ai bordi della strada a battere le mani e a spingere i corridori che, attraverso la fatica, l’impegno e il coraggio, costruisco­no un progetto di bellezza.

Nella cronometro iniziale, a Groningen, vince per un solo secondo di distacco lo spagnolo Juan Carlos Dominguez, e poi una serie di volate accende lo spettacolo. Cipollini trionfa a Munster e a Esch-sur-Alzette, Garzelli brucia Casagrande ad Ans, Robbie McEwen è un missile imprendibi­le a Strasburgo, prima del rientro in Italia. Non sarà un Giro da incornicia­re, stando alle questioni puramente tecniche. Lo vincerà Paolo Savoldelli, senza mai conquistar­e un successo di tappa. E saranno soprattutt­o tre settimane di tensioni, polemiche e provette. Il ciclismo vive un tempo malato e maledetto: in questa primavera del 2002 si assiste persino al primo corridore arrestato subito dopo una tappa. Le brutture del doping, e le sue volgarità, si conficcano come chiodi nei copertoni delle biciclette. I presunti campioni di ieri vengono processati il giorno successivo davanti al tribunale dei controlli medici: si fatica a credere persino alle emozioni e non ci si fida della meraviglia di un’impresa. Ma tutto ciò, che è e resta estremamen­te doloroso, non può cancellare l’idea da cui ogni cosa è partita: il Giro del 2002 è quello dell’unità dell’Europa, della moneta unica, dei popoli che scendono nelle strade e sono finalmente fratelli.

 ?? ANSA ?? Che festa Lo spagnolo J. Carlos Dominguez, sul podio con patron Carmine Castellano dopo il prologo di Groningen
ANSA Che festa Lo spagnolo J. Carlos Dominguez, sul podio con patron Carmine Castellano dopo il prologo di Groningen

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy