MENO DIBATTITI È ORA DI DECIDERE
Forse è arrivato il momento di smetterla di dare i numeri, bisognerebbe cominciare ad arrivare a qualche conclusione. Rinviare ogni scelta sulla ripartenza della Serie A è stata cosa buona e giusta finché eravamo tutti chiusi in casa...
Forse è arrivato il momento di smetterla di dare i numeri, bisognerebbe cominciare ad arrivare a qualche conclusione. Rinviare ogni scelta sulla ripartenza della Serie A è stata cosa buona e giusta finché eravamo tutti chiusi in casa e la curva dei contagi era ben diversa dalla traiettoria più rassicurante di questi
giorni. Ora non più. La decisione sul calcio è sicuramente una delle più delicate lungo il percorso del graduale ritorno a una vita che nei prossimi mesi non sarà comunque quella di prima. I pro e i contro sono numerosissimi e quasi tutti
fondati. Aggrapparsi, come fanno i nemici della ripresa, alla conta dei positivi attuali di ogni singola squadra è puerile tanto quanto ignorare i problemi che lo stesso modello tedesco comporta, come tendono a fare i più accaniti tifosi del ricominciare a tutti i costi. Neppure ieri è arrivato l’atteso via libera alla ripresa degli allenamenti collettivi. Ok, era un incontro tecnico e ormai si è capito che l’ultima parola spetta alla politica, più specificamente al governo. Il che per il calcio non è detto sia un male, anzi è un bello scarico di responsabilità: il verdetto negativo sarebbe una causa di forza maggiore da far valere nel contenzioso con le tv. Il protocollo di cui tanto si sta parlando è tuttavia alla base di qualsiasi possibilità di riavvio. Ne vanno valutate tutte le conseguenze, oltre che i costi. Il peggio sarebbe ripartire sapendo che vi è una possibilità molto concreta di essere fermati di nuovo: rimettere in moto la macchina per poi arrestarla bruscamente sarebbe molto peggio, anche da un punto di vista economico, che non tenerla ferma del tutto.
Fuor di metafora: se il protocollo prevedesse che il campionato al primo contagiato dopo la ripresa dovrà essere interrotto, meglio lasciar perdere. Inutile girarci attorno: è questo il punto nodale. Era sembrato che in Germania la questione fosse stata risolta accettando il rischio e prevedendo la quarantena solo per il giocatore positivo. La realtà è un po’ diversa. In materia sanitaria ogni Land ha l’autorità per decidere. La Sassonia, dopo i due casi della Dinamo Dresda, ha messo in quarantena l’intera squadra, costringendo così al rinvio della prima partita in programma (Serie B). Considerato il differente andamento del virus nelle varie Regioni italiane, si potrebbe seguire la stessa strada. Ma riprendendo dopo metà giugno, non ci sarebbe spazio per i rinvii, se si vuole finire entro il 2 agosto. Già, ma perché questa data capestro? Non si potrebbe chiedere all’Uefa, vista la situazione un po’ in tutta Europa, di poter andare anche oltre?
Il tempo stringe. Se si vuole ripartire, e il non farlo da metà giugno sembra sempre meno comprensibile vedendo come le strade e i parchi delle nostre città si siano già ripopolati. Dal primo giugno, se non ci saranno sgradevoli sorprese, si riavvierà qualsiasi attività, soprattutto all’aperto. Ecco se si vuole ripartire bisogna decidere e organizzare insieme ripresa degli allenamenti e riavvio del campionato. Le misure di sicurezza all’interno dei centri sportivi dovranno essere verificate, magari individuando una squadra di ispettori selezionati dalla Federazione medici sportivi.
Le questioni relative a durata dei contratti e fine prestiti vanno risolte subito dalla Federcalcio, così come quelle altrettanto importanti della responsabilità dei sanitari delle singole squadre e delle stesse società. Vanno perfezionati al più presto anche gli accordi fra club e giocatori a proposito degli stipendi. Bisogna fare in fretta, dibattere meno e agire di più.