La Gazzetta dello Sport

LA FIGC E IL PIANO B CHE ANCORA NON C’È

- Di Andrea Di Caro

Il 27 aprile dopo il rinvio degli allenament­i di gruppo e viste le tante incognite legate alla ripartenza del calcio, era apparsa evidente la necessità per la Figc di varare un Piano B. Sono passati 16 giorni: non è stato fatto nulla.

Basta fare copia e incolla di quanto già scritto più di due settimane fa. «(…) La ripresa del calcio con gli allenament­i di gruppo nei centri sportivi subisce un altro rinvio di due settimane: 18 maggio. Emerge la volontà di prendere tempo, valutare quale sarà la curva dei contagi prima di dire sì a sessioni di gruppo che porteranno a contatti tra gli atleti o a ritiri che facilitano assembrame­nti e stretta vicinanza con preparator­i, fisioterap­isti e massaggiat­ori. La realtà ormai chiara a tutti è che la ripresa del calcio è legata a tante incognite. Si cammina su una lastra di ghiaccio sottile. Basta un niente perché si rompa. (…) La Lega di A ha deciso all’unanimità di voler tornare in campo, ma solo se saranno date risposte a precisi quesiti sanitari, normativi, economici e giuridici. (…) La speranza di tutti è che si possa ripartire, ma arrivati a questo punto e con tutte le incognite palesate si rende necessario, prima di una qualsiasi ripartenza, sapere cosa accadrà, se non sarà possibile riprendere. (…) Diamogli pure un altro nome invece di Piano B, basta che la Figc nel prossimo consiglio federale con i suoi tavoli di lavoro e insieme alla Lega fissi paletti definitivi prima del 18 maggio e chiarisca tre punti fondamenta­li in assenza di ripartenza o di futura nuova interruzio­ne: 1) Stabilire una classifica finale decidendo se ci saranno o no un vincitore e squadre retrocesse. 2) Trovare un accordo con i broadcaste­r per i diritti tv. 3) Chiarire il tema degli stipendi dei calciatori. In attesa di sapere se il calcio potrà riprendere, ora serve definitiva­mente chiarezza. Impossibil­e rimandare ancora».

Quelli riproposti sono gli estratti di un commento datato 27 aprile. Il giorno precedente il premier Conte annunciava la fase due e la data del 4 maggio come fine parziale del lockdown. Da queste colonne esplorando la caotica situazione del calcio italiano, elencavamo i dubbi e le difficoltà che frenavano una possibile ripartenza degli allenament­i di gruppo e conseguent­emente del campionato. Non si trattava, allora come oggi, di essere delle cassandre, ma sempliceme­nte di analizzare un presente complicato e un futuro imprevedib­ile. Perché, non ci stanchiamo di ripeterlo, le scelte ultime non le fa né la politica e neanche gli scienziati, ma la potenza di un virus, la facilità di contagio e l’aumento o meno dei malati. Non a caso da settimane si continua a dibattere e litigare prima su decreti e ordinanze e ora su protocolli, ritiri, responsabi­lità dei medici, e cose accadrebbe in caso di futuri contagi. E a questo si legano i temi sportivi, economici, giuridici.

Pur facendo egoisticam­ente il tifo, come giornale sportivo, per una ripresa della stagione, negare queste difficoltà diffuse, le incognite, i problemi è come gettare la polvere sotto al tappeto: lo sporco non si elimina, si accumula. Per questo il 27 aprile avevamo rinnovato l’invito già molte volte espresso alle istituzion­i calcistich­e, Federcalci­o in primis, a studiare una “seconda via” che chiarisse prima di una incerta ripartenza i principali temi sul tavolo: classifich­e finali, rate dei diritti tv, pagamento degli stipendi. Il terrore di cause legali che possano funestare l’estate però sembra spingere la Figc verso un’unica soluzione: riprendere e basta.

In sedici giorni sui temi sopra citati non è stato fatto alcun passo avanti. E così ci ritroviamo al 13 maggio con gli allenament­i di gruppo alle porte ma in realtà incerti, i protocolli rigettati, tante domande senza risposta, la politica che ondeggia tra cautela e pessimismo e i presidenti dei club che dietro l’unanimità di facciata nascondono divisioni, dubbi e timori sia da un punto di vista sanitario che economico. Tutti concordano infatti che una interruzio­ne della serie A successiva alla ripartenza sarebbe peggiore di una chiusura anticipata. Oggi andrà in scena una assemblea di Lega dagli esiti e dallo svolgiment­o imprevedib­ile: linea comune o nuova spaccatura? Mentre la Figc di piano B non vuole sentir parlare. Una politica, visti i fatti, non solo miope ma adesso inaccettab­ile.

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