“Salva sport” sulle scommesse, ancora battaglia
Sulla norma «salva sport» c’è ancora un punto interrogativo. Il prelievo sulla raccolta delle scommesse sportive entra nel decreto «rilancio» ma fino a ieri sera non era stata scritta l’ultima parola sulla percentuale. È stato uno degli ultimi dubbi relativi a un testo che contiene diverse misure «sportive», dai 600 euro per tutti i collaboratori sportivi alla cassa integrazione per gli sportivi professionisti (per il calcio alcuni di serie B e molti di C) che guadagnano fino a 50mila euro lordi l’anno.
L’allarme
Mentre anche ieri LOGiCo, un’associazione che raggruppa alcuni degli operatori online del settore, ha lanciato un nuovo allarme: «Non ci sono manifestazioni sportive di rilievo, gli scommettitori hanno poca liquidità a causa della crisi, i punti vendita sono chiusi, i dati di aprile rilevano un drammatico - 72 per cento rispetto allo stesso mese del 2019 - ha spiegato il presidente Moreno Marasco - E nonostante tutto questo il governo pensa di risolvere il problema aumentando pesantemente la tassazione del settore. Questo provvedimento mette in serio pericolo lo spazio del gioco legale».
La percentuale
Il prelievo iniziale sulla raccolta (sullo sport si è scommesso nel 2019 per complessivi 14,197 miliardi di euro, poco più del 70 per cento sul calcio, al secondo posto c’è il tennis, al terzo il basket), al netto dell’imposta unica era stato fissato nell’1 per cento nella versione iniziale, quella della norma «salva calcio». Ora si tratta invece di un fondo per «il rilancio del sistema sportivo nazionale» e nell’ultima bozza era stato deciso lo 0,3. Poi prima dell’arrivo nel consiglio dei ministri risolutivo si è tornati a una forbice, fino a immaginare lo 0,7. Il limite minimo dovrebbe essere quello di 40 milioni per il 2020 e 50 per 2021 e 2022. Il provvedimento ha una durata triennale. Decisa la cifra delle risorse, si potrà poi capire meglio quali saranno i criteri per la loro distribuzione all’interno del sistema sportivo.
v.p