I NUMERI
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Se c’è una zona del campo che più di ogni altra ha fatto dannare Maurizio Sarri e che, di conseguenza, sta facendo riflettere di più in prospettiva, questa è da ricercare là in mezzo, dove si decide molto dei destini delle squadre. Il centrocampo, e in particolare la sua produzione offensiva, sono stati il grande problema della Juve di questa stagione. Il tecnico bianconero ha provato svariate soluzioni, ha girato e rigirato gli uomini della mediana, ma a parte Aaron Ramsey (3 gol) e Miralem Pjanic (anche lui 3) nessun centrocampista ha fatto gol in campionato. L’attenuante per Sarri c’è e si chiama Sami Khedira: perso lui per infortunio, nessun altro compagno di reparto è stato in grado di aggredire l’area avversaria al momento giusto.
Nuovo che avanza
Ecco perché la Juve ha bisogno come il pane di gente molto abile negli inserimenti. E così i profili di Arthur e Pogba sarebbero perfetti per il centrocampo a tre della Signora. Sia il brasiliano sia il francese, tra l’altro, sono anche molto duttili tatticamente, da mezzala possono giocare a destra o sinistra e soprattutto sono entrambi molto dotati tecnicamente, caratteristica che ovviamente farà molto piacere al tecnico bianconero. Che per la Juve del futuro ha in testa di piazzare nel ruolo di play Rodrigo Bentancur, che sembra aver scalzato definitivamente l’amico Miralem Pjanic. La scelta di puntare su Bentancur è dettata da due ragioni. La più importante è legata alla carta d’identità: l’uruguaiano ha solo 22 anni, il bosniaco 30. La seconda è tattica: Rodrigo assicura più velocità alla manovra, oltre a una maggiore solidità in copertura, pur avendo meno fantasia dell’amico Pjanic, la cui creatività verrebbe appunto appaltata ad Arthur. Che al Barcellona si è conquistato uno spazio in un centrocampo tra i più competitivi d’Europa, al netto dei problemi fisici che ha dovuto fronteggiare in questa stagione in cui la pubalgia non gli ha dato tregua.
Dinamici
Al Camp Nou lo hanno apprezzato per duttilità, tocco, capacità di portare la palla e per l’attacco alla profondità. Parolina, quest’ultima, fondamentale per il gioco di Sarri. Perché Pogba, quando è messo nelle condizioni migliori di nuocere agli avversari, è il prototipo perfetto della mezzala
Scenari Con il Polpo e Arthur, Sarri avrebbe l’equilibrio giusto
Maurizio Sarri, 61 anni, primo anno alla Juventus prima a Brescia, a casa Balo, e hanno strappato un reperto prezioso. Una maglia, da portare poi a Torino, con cui Mario ha teso un ramoscello di ulivo in forma di dedica: «Anche se inaspettatamente mi hai pugnalato alle spalle, ti voglio comunque bene, abbraccio, grande!». Da lì, un altro viaggio per incontrare il capitano della Juve e, a quel punto, la coppia è stata messa in comunicazione con una videochiamata. Chiellini ha subito detto di essere sorpreso piacevolmente dalla dedica di Balo e poi ha aggiunto qualche dettaglio sulla critica contenuta nella sua biografia: «Ero indeciso se mettere quel passaggio, però non raccontare nulla mi sembrava da falso e ipocrita. Mi prendo annessi e connessi». E ancora: «Ci sono stati degli screzi, a me dispiace ma qualcosa assaltatrice. E così il tecnico bianconero, con in rosa sia Arthur sia il Polpo, oltre ad avere due uomini dinamici che agevolano il play nella fase di palleggio e che danno il giusto contributo in non possesso, riuscirebbe a sfruttare al meglio anche la fantasia di Dybala. In questa stagione Sarri ha fatto con l’argentino vari esperimenti, da trequartista ad esterno. Ma è da falso nove che Paulo ha dato il meglio. Da quella posizione è libero di andare a prendere la palla lontano dall’area avversaria, portandosi appresso i difensori e svuotando il centro dell’attacco: nei piani di Sarri li dentro si devono buttare i centrocampisti. Nel finale di questa stagione, se e quando si riprenderà, la missione è nelle mani di Khedira. Nella prossima, con Pogba e Arthur, tutto sarà ancora più semplice.
sdovevo dire, Mario, poi ti avrei scritto fra un po’, te lo dirò di persona, più avanti». Nel dialogo improvvisato pure momenti divertenti: «È la prima volta in vita mia che il casino l’hai fatto tu e non io!», ha scherzato Balo. Controreplica: «Ero invidioso!». Balotelli ha poi chiarito che non servirà far la pace («Non c’è mai stata la guerra») e così ora può accontentarsi della dedica su un libro: «A Mario, sbagliando ho imparato tanto e continuo a farlo giorno dopo giorno. Ti auguro il meglio, e spero di vederti presto in campo!». A distanza, Mancini ha apprezzato: riunirli un giorno in azzurro non sarà certo un problema.
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