«EMOZIONI UNICHE SAREBBE STUPENDO VIVERLE ANCORA CON LA MIA LAZIO»
«Il tricolore arrivò in modo incredibile Ma quella era una squadra fortissima, composta da campioni e uomini veri»
È nato a Piacenza il 5 aprile 1976. È arrivato alla Lazio nel 1999. Da attaccante, in biancoceleste 201 gare con 58 reti. Vincendo uno scudetto (2000), tre Coppe Italia (2000, 2004 e 2009), due Supercoppe italiane (2001 e 2010) e una Supercoppa europea (2000). In panchina, dal 2016: ha conquistato due Supercoppe italiane (2017 2019) e una Coppa Italia (2019)
Venti anni domani. Il 14 maggio del 2000, in coda ad un pomeriggio che definire romanzesco è poco, la Lazio conquistava il suo secondo scudetto. Una giornata lunghissima che pareva non dovesse finire mai. «Sì, fu proprio così, una storia unica e incredibile», ricorda Simone Inzaghi. L’attuale allenatore biancoceleste era il centravanti di quella Lazio stellare a cui riuscì il miracolo di beffare la Juve a un passo dal traguardo e mettere le mani sul tricolore.
3 Sembrava un’impresa impossibile, invece...
«Invece accadde e fu ancora più bello vincerlo così, al termine di una giornata infinita, con noi che eravamo nello spogliatoio in attesa del risultato di Perugia e la gente che era rimasta sugli spalti. All’inizio ci speravamo, senza però farci troppe illusioni».
3E tornando indietro di tre mesi le speranze erano ancora minori.
«Sì, a marzo eravamo a meno nove dalla Juve. Pensare in quel momento a una rimonta era quasi da pazzi. Poi però le cose sono cambiate. Siamo prima risaliti a meno sei punti e poi a meno tre con la vittoria al Delle Alpi nello scontro diretto con i bianconeri».
3Lì è scattato qualcosa in voi.
«Sì, abbiamo cominciato a crederci, anche perché la Juve stava rallentando. Eravamo a meno tre, poi col pareggio di Firenze siamo nuovamente scivolati a meno cinque per tornare a due punti di distanza a due giornate dalla fine».
3E così arriviamo al 14 maggio. Che atmosfera si respirava a Roma?
«Di attesa e di speranze. Ma c’era anche il timore di una nuova beffa dopo quella dell’anno prima. Noi comunque eravano concentrati solo sulla partita con la Reggina».
3 Ci pensò lei ad aprire marcature su rigore. le
«Ero uno dei rigoristi, così andai sul dischetto. Era importante sbloccarla subito, ci riuscimmo e poi fu tutto più semplice. Il Perugia fece il resto».
3Cosa significò vincere quello scudetto?
Simone Inzaghi, campione d’Italia nel 2000 «Beh, ebbe un significato straordinario. La Lazio ne aveva conquistato uno solo, quello con Maestrelli, ed erano passati ventiquattro anni. Rivincerlo dopo tanto tempo è stato qualcosa di straordinario. E infatti ancora oggi i tifosi lo ricordano con lo stesso entusiasmo di allora».
3È stato il momento più bello della sua carriera?
3Quella
era una squadra di grandi campioni che non a caso, oltre allo scudetto, vinse tanti altri trofei.
«Sì, era una rosa ricca di elementi di qualità. Eriksson fu davvero bravo nel saperla gestire. Basti pensare che solo in attacco c’eravamo io, Mancini, Salas, Boksic e poi Kennet Anderson che andò via a metà stagione e fu rimpiazzato da Ravanelli. Eravamo tanti, ma questo ci consentì di dosare bene le energie tra girone di andata e girone di ritorno».
3Di quella formazione stellare lei fu il miglior marcatore stagionale con 19 reti. Oltre al gol alla Reggina, quali sono le altre reti che ricorda più volentieri?
«Beh, sicuramente il poker al Marsiglia in Champions. Un record, per quanto riguarda i calciatori italiani, che ancora resiste dopo venti anni».
3Oltre a lei, tanti altri giocatori di quella Lazio ora sono allenatori di successo. La sorprende?
«No, affatto. Eravamo una squadra di campioni e uomini intelligenti. E fatta di tanti leader. Alcuni erano già allenatori in campo all’epoca. Penso a Mancini e Simeone, per esempio. Era un gruppo fatto di uomini di grande spessore, altrimenti non avremmo vinto così tanto».
3Quel giorno di venti anni fa fu indimenticabile. Quanto le piacerebbe riviverlo da allenatore?
«Sarebbe qualcosa di meraviglioso, il punto più alto di un cammino iniziato quattro anni fa e che già ci ha portato a toglierci molte soddisfazioni. Sarei orgoglioso di portare questa squadra al vertice, ma già il solo lottare per certi traguardi è una cosa straordinaria».
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HA DETTO
Il gol alla Reggina è la mia gioia più grande insieme col poker al Marsiglia
Non mi sorprende che molti di noi siano allenatori importanti. Alcuni lo erano già in campo
La vittoria al Delle Alpi sulla Juve fu la svolta. Da quel momento iniziammo a crederci