Evoluzione Gomez Da dottor slalom a mister pallone
Re dei dribbling da cinque anni, così sta cambiando modo di andare verso la porta
Alejandro Gomez è nato a Buenos Aires il 15 febbraio 1988. Cresce nell’Arsenal Sarandi e debutta in prima squadra nel 2005.
Nel 2009 passa in comproprietà al San Lorenzo, club dal quale nel 2010 viene acquistato dal Catania, dove resta fino al 2013. Ceduto al Metalist Kharkhiv, gioca in Ucraina solo un anno: nel settembre 2014 viene acquistato dall’Atalanta. Gomez, che con l’Argentina Under 20 ha vinto il Mondiale 2007, ha debuttato con la sua nazionale il 13-6-2017 contro Singapore: in quella partita segnò anche il suo primo gol con la maglia dell’Albiceleste, con cui ha totalizzato 4 presenze
Il tormento di questi strani giorni in cui si è calciatori quasi senza calciare è tutto in una frase detta ieri con sconsolata, quasi incredula, rassegnazione dal Papu Gomez: «Toccare il pallone da solo è triste». Va così e andrà così ancora per un po’, finché il divieto di condividere certi movimenti, certi momenti, non lascerà posto al toccare il pallone e basta. Cosa che il Papu ama fare da quando è piccolino, Papuchito come lo chiamava ancora sua mamma, che lo coccolava con quel vezzeggiativo fin dalla culla: non gli è passata la voglia, al massimo è un po’ cambiato il modo di soddisfarla.
Il suo linguaggio
E’ difficile credere che l’anima sudamericana di Gomez possa mai spoetizzarsi: la felicità con cui la sera del 26 novembre, dopo quella poesia di gol alla Dinamo Zagabria, disse che fare tunnel è più forte di lui, che è così da sempre, spiegò tutto di come il calcio gli dia brividi. Di cosa, più esattamente, glieli fa salire lungo la schiena. E’ un dare avere con chi lo ama quanto lui, una contabilità di emozioni che ognuno trasmette come può. Negli ultimi cinque anni, dalla stagione 2015-2016, il Papu è stato il migliore in uno dei linguaggi più affascinanti del suo pianeta: il dribbling. Anzi i dribbling riusciti, perché poi provarci è una tentazione per tanti, ma fregare l’avversario una medaglia per pochi. Gomez se la gioca con Dybala e poi con il compagno di merende, Ilicic, un altro che con quel tipo di slalom ha una certa confidenza.
Sul podio d’Europa
Quella che appartiene a chi dà del tu al pallone per Dna, per istinto, per qualità perfezionate con il lavoro più che naturali. E il fatto che Gomez e il pallone spesso siano una cosa sola è confermato da altri due dati, sempre forniti dalla e relativi a questa stagione. Anzi, da altri due primati in A: quello dei movimenti palla al piede, che per definizione sono di almeno cinque metri mentre ognuno dei suoi è in media di 13 metri. E quello della distanza complessiva percorsa in avanti (quasi 4 chilometri e mezzo) con movimenti palla al piede. In tutti i cinque top campionati europei solo due giocatori (Traore del Wolverhampton e Fernandinho del Manchester City) hanno fatto in quel modo più strada di lui verso la porta avversaria.
La metamorfosi
Da sempre l’impulso naturale del Papu è cercare di essere «padrone» del gioco, soluzione forte anche per l’Atalanta e non solo per i momenti di difficoltà: palla a Gomez e qualcosa succede. Ma quei dati sono anche un modo per leggere l’evoluzione tecnica e tattica dell’argentino, il cambiamento del suo raggio d’azione. Nei primi anni, anche a Bergamo, giocava attaccante esterno: il dribbling era il suo modo più velenoso per entrare nell’area avversaria e cercare il gol (16 nel 2016-2017). La metamorfosi, che lo ha portato a tenere il pallone incollato al piede comunque, ma in un altro modo, è iniziato con il passaggio al ruolo di trequartista ed è diventato evidente quando Gasperini lo ha promosso «tuttocampista». Così si spiega l’abbassamento della media dei dribbling: a oggi, nella stagione in corso, sono meno di due a partita, mai successo. Ma si capisce pure il primato dei movimenti, e dei chilometri, palla al piede. A volte da primo play dell’Atalanta, praticamente sempre da corresponsabile della costruzione bassa. Connettore del gioco da calamita del pallone: come è piaciuto a Gasperini, e come adesso piace anche a lui.
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