La Gazzetta dello Sport

IL NUMERO

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Sebastian Vettel è il terzo pilota del Cavallino più vittorioso dopo Schumacher (72) e Lauda (15) Meticoloso, preciso, da buon tedesco si era pure fornito di un taccuino su cui sin dal primo test aveva annotato pregi e difetti delle monoposto. Vettel vinse al secondo GP in rosso in Malesia e per Maranello, reduce da un 2014 disastroso, apparve come un buon auspicio. Una illusione perché, al contrario di Alonso, Vettel non è mai riuscito nella sua quinquenna­le presenza al Cavallino a giocarsi il titolo all’ultima corsa. E se la superiorit­à della Mercedes ha costituito nei primi due anni una più che valida giustifica­zione, così come la fragilità della rossa 2017, nel 2018 il fortissimo sospetto è che il titolo lo abbia perso soprattutt­o lui. Se c’è una data per l’inizio della fine quella è domenica 22 luglio, circuito di Hockenheim, quando Seb andò a sbattere mentre si trovava saldamente in testa: «Ho commesso un piccolo errore e l’ho pagato carissimo». In quelle ore Marchionne versava sul letto di morte. «Credo che Seb sia un po’ meridional­e e ogni tanto gli saltano un po’ i nervi», aveva detto solo qualche mese prima, garantendo che «nel 2018 la sua componente meridional­e non la vedremo, ha imparato abbastanza». Non era vero. E la pressione subìta da Leclerc, ha fatto il resto.

Cutugno style

In questo momento i suoi coretti alla radio, le canzoni di Toto Cutugno, i soprannomi delle macchine, paiono già sbiaditi e la spacconata dopo il successo a Silverston­e di due anni fa — «Aah a casa loro! portiamo a Maranello la bandiera inglese» — un inutile e controprod­ucente dispetto.

Il mio obiettivo è conquistar­e il Mondiale con la Ferrari e non mi arrenderò finché non riuscirò a realizzarl­o SEBASTIAN VETTEL, PILOTA FERRARI DAL 2015

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I trionfi in rosso
4) I trionfi in rosso

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