La Gazzetta dello Sport

Bici: bonus di 500 euro Palestre, via entro il 25

Rivoluzion­e in nome del virus: ok all’incentivo statale per i nuovi acquisti mentre i sindaci modificano la viabilità per fare spazio ai ciclisti

- Di Ceniti e Buongiovan­ni

In fuga da Covid e traffico. Il tempo delle bici è adesso: l’emergenza virus ha ridato dignità alle due ruote, non solo presidio dei tanti sportivi (circa 2 milioni quelli che si allenano con regolarità), ma fondamenta­le mezzo di trasporto alternativ­o a quello pubblico. L’ulteriore spinta è arrivata dal Decreto Rilancio, approvato ieri, che prevede un bonus massimo di 500 euro per chi compra bici o monopattin­i (pure elettrici). E pensare che per decenni è stata una battaglia: da una parte le associazio­ni di categoria che invocavano tutele e regole per chi (pochi) sceglieva di pedalare in città, giungla fatta di smog, auto, tram e pochi spazi riservati ai ciclisti; dall’altra i sindaci alle prese con le richieste pressanti dei pendolari per migliorare treni, metro e bus, e poi il problema auto: amore mai sopito dei cittadini, nonostante parcheggi sempre più complicati da trovare e il tempo perso nelle code. Insomma, mentre il resto dell’Europa cercava di uscire dall’imbuto incentivan­do la bici, in Italia accadeva il contrario. Poi è arrivato il virus: ha stravolto le nostre vite, provocando lutti e tragedie. Ora che è (per fortuna) in ritirata, restano le “macerie” sotto forma di comportame­nti in totale controtend­enza rispetto a quelli di poco tempo fa. E la bici trionfa: non più strumento ludico per bambini oppure giocattolo costoso per i “fanatici” del pedale. Ma improvvisa­mente (ri)scoperta come mezzo di trasporto sicuro, ecologico e veloce. La paura del contagio è qualcosa di ancestrale: per i prossimi mesi perché prendere la metro, un treno oppure finire in un autobus dove nessuno fa rispettare le distanze e i rischi d’incrociare qualcuno portatore del virus è da mettere in conto quando con la bici vado sul sicuro? Pensiero trasversal­e, dirompente.

Milano cambia

Dopo anni d’immobilism­o, i sindaci in pieno lockdown hanno prima immaginato e poi messo in pratica la rivoluzion­e della mobilità. In un battito di ciglia sono stati approvati progetti e modifiche alla viabilità. Così, parafrasan­do Adriano Celentano, là dove cresceva una strada ora c’è una pista ciclabile. Milano ha messo in cantiere 23 nuovi chilometri da completare entro l’estate, puntando alle periferie e facendo percorsi paralleli alle linee metropolit­ane. Il piano più importante contempla 6000 metri riservati alle bici per collegare piazza San Babila (dietro al Duomo) al comune di Sesto San Giovanni, uno dei più popolati della periferia nord. Per farlo si toccherà un “santuario” dello shopping come Corso Buenos Aires, dove sarebbero tolte due corsie ora riservate alle auto (e quasi sempre occupate da veicoli posteggiat­i in doppia fila) con un intervento rapido, attraverso cordoli e nuova segnaletic­a. Ma questo è solo un esempio, perché gli spazi destinati alle due ruote interessan­o tutti i quartieri nel tentativo di scoraggiar­e l’uso della macchina per gli spostament­i interni, cercando di avvicinars­i alle media delle altri grandi città europee: a Milano ci sono 0,57 automobili per abitante, 0,31 a Parigi, 0,39 a Barcellona e 0,29 a Berlino.

Altre città

Ma la riscoperta della bici come mezzo di trasporto principe ai tempi del coronaviru­s, non è una prerogativ­a del capoluogo della Lombardia. Da Torino a Genova, da Padova a Verona, da Bologna a Firenze, da Roma a Napoli, da Bari a Palermo. In questi giorni fervono in tutta la Penisola i lavori per una viabilità diversa, meno inquinante. I soldi destinati a realizzare o completare nuove piste ciclabili sono stati trovati a Firenze, a Torino e a Bologna. I tempi lunghi possono essere aggirati con provvedime­nti soft, come i cor

doli per ricavare bike lane, corsie riservate alle due ruote. Anche Roma non resta a guardare: il Comune ha annunciato un piano per riammodern­are i 150 chilometri di piste già esistenti. Alcune tratte saranno rifatte, altre realizzate per la prima volta come quella già completata (3,6 km) tra l’Eur e il Torrino. Il progresso, poi, viene incontro ai nuovi ciclisti: le bici elettriche consentono di ridurre lo sforzo e superare con facilità le salite presenti in alcune città (i sette colli di Roma, ad esempio), evitando sudate poco gradite a chi deve recarsi al lavoro.

Codice modificato

Più bici in strada, quindi. Ma con la sicurezza come la mettiamo? È un punto delicato, anzi il più delicato. Un primo passo per la prevenzion­e degli incidenti arriva dall’articolo 205 del Decreto Rilancio che prevede alcune modifiche al Codice della strada. È introdotta, ad esempio, la “casa avanzata”: agli incroci con semaforo ci sarà una linea di arresto avanzata riservata ai ciclisti. Semplifica­zione anche per la realizzare di corsie riservate alle bici: potranno essere delimitate da una striscia bianca discontinu­a. Altri accorgimen­ti sono la velocità limitata delle strade condivise da auto e bici: 20 chilometri al massino (Torino l’ha adottata in numerosi controvial­i), andatura che (se rispettata) dovrebbe diminuire di molto il rischio incidenti. Insomma, il tempo delle bici è adesso. Se durerà anche in futuro, lo scopriremo solo pedalando.

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Bicicletta e mascherina
Ciclisti ai tempi del Covid: si pedala con il volto coperto in una corsia riservata. Le città stanno cambiando in fretta la viabilità per favorire l’uso delle due ruote
Simboli Bicicletta e mascherina Ciclisti ai tempi del Covid: si pedala con il volto coperto in una corsia riservata. Le città stanno cambiando in fretta la viabilità per favorire l’uso delle due ruote
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