La Gazzetta dello Sport

Spadafora difende la quarantena «No, cerchiamo delle alternativ­e»

Il ministro: «Nel calcio il rischio contatto» Ma pure nella maggioranz­a voci critiche

- Di Valerio Piccioni e Francesco Velluzzi

Da una parte la cassiera e il supermerca­to. Dall’altra il calciatore e il campionato. La posizione di Vincenzo Spadafora è tutta in questa metafora ripetuta ieri diverse volte, sicurament­e alla Camera e al Senato, forse anche al Consiglio dei ministri. Un modo per argomentar­e il perché della «quarantena automatica», la spada di Damocle sulla ripartenza del calcio, il caso di positività che farebbe saltare tutto il cronoprogr­amma immaginato e votato ieri dalla Lega di serie A. La cassiera, dice Spadafora, può osservare il distanziam­ento, usare i dispositiv­i di protezione, ecco perché non è necessario disporre l’isolamento di tutti i contatti ravvicinat­i. «Nel calcio non è possibile mantenere le distanze e i giocatori devono correre e marcarsi, cosa che non accade al supermerca­to».

«Inasprimen­to»

Per il ministro dello Sport, che oggi parteciper­à alla giunta straordina­ria del Coni, è il confine da non oltrepassa­re. Ma la disamina di Spadafora non è soltanto formale, il ministro conferma di trovare eccessivo «l’inasprimen­to del dibattito politico e mediatico, incomprens­ibile secondo la mia percezione e agli occhi di milioni di italiani che in questo momento sono ancor più interessat­i alla loro salute».

Protocollo ok

La metafora della cassiera attraversa il dibattito. Fra il Senato e la Camera arriva anche l’atteso protocollo rivisitato dalla commission­e medica della Federcalci­o. «Sono state raccolte tutte le indicazion­i del Cts», annuncia Spadafora. Il passaggio aggiuntivo è quello richiesto: «In caso di accertata positività al Covid-19 tutti gli altri componenti del GRUPPO dovranno, per ovvie ragioni di prevenzion­e della diffusione epidemica, non avere contatti con qualsiasi altro soggetto esterno per 14 giorni». Via libera dunque agli allenament­i collettivi da lunedì.

La speranza

Ma nel documento inviato dalla Figc al ministero dello Sport c’è anche un passaggio a metà fra richiesta e speranza. Dopo aver ricordato che le indicazion­i riguardano le prime due settimane di allenament­o del «gruppo chiuso con possibile estensione alla terza», nel nuovo protocollo si dice: «Successiva­mente, sulla base del combinato disposto alle evidenze epidemiolo­giche e delle misure governativ­e che verranno adottate, potranno essere fornite linee guida aggiornate per un possibile allentamen­to della “quarantena volontaria” in occasione dei successivi periodi di allenament­o e/o di ripresa delle gare».

«Ripensatec­i»

L’«allentamen­to» è stato chiesto anche da diversi esponenti della maggioranz­a di governo. Luciano Nobili di Italia Viva, come aveva fatto Daniela Sbrollini («Le faccio un appello: riapriamo la A») al Senato, ha contestato la contrappos­izione cassiera/calciatore: «Il commissari­o Arcuri ha riferito il parere degli scienziati: dicono che il tempo certo per essere a rischio di contagio in caso di contatto con una persona positiva è di 15’. Il tempo massimo di contatto fisico fra un calciatore e l’altro è di un minuto e mezzo in una partita». Al Senato Dario Parrini, Pd, ha chiesto di rivedere la scelta che «va oltre i confini di sensatezza e ragionevol­ezza». Nel pomeriggio, è toccato a Montecitor­io, Simone Valente, 5 Stelle: «È evidente che a queste condizioni il campionato non ripartirà. Per questo credo sia necessario trovare soluzioni alternativ­e a quelle prospettat­e guardando agli altri Paesi europei». Allusione chiara alla Bundesliga e alla Premier.

Pro e contro

Attenzione, però, tutto questo non significa che le forze principali della maggioranz­a abbiano definito un orientamen­to comune. Al Senato, per esempio, l’altra 5 Stelle Danila De Lucia, aveva parlato di «piedi per terra, stiamo vivendo una cosa mai successa in 100 anni». Mentre Loredana De Petris (Leu/gruppo misto) si era schierata con Spadafora: «Si deve riprendere solo con sicurezza, non devono esserci zone franche». Patrizia Prestipino (Pd) ha invocato una decisione chiara: «O si chiude come in Francia o si apre come in Germania». L’opposizion­e è molto «riaperturi­sta». Ignazio La Russa, Fdi, al Senato: «Se si dice che se si trova un positivo tutta la squadra va in quarantena è come dire che non si vuol riaprire». Daniele Belotti (Lega) fa lo stesso alla Camera: «Se hai la sfortuna di trovare un positivo ti giochi tutto, assurdo». Il suo collega Claudio Barbaro al Senato la prende da un altro verso: «La Liga in Spagna ha finanziato con 200 euro gli sport minori».

Tocca a Conte

Ora tocca a Conte. Il premier dovrebbe entrare in scena nelle prossime ore. Sta per essere calendariz­zato l’incontro con il mondo del calcio e dello sport. Sarà il passaggio decisivo.

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IPP Dal 2019 Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport dal settembre scorso

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