RIVA MIGLIOR AZZURRO DI SEMPRE VINCE L’UOMO OLTRE AL CAMPIONE
Atterrata a Pratica di Mare il pomeriggio dopo il trionfo di Berlino, la Nazionale del 2006 venne subito scortata a Palazzo Chigi per il ricevimento del capo del governo, all’epoca Romano Prodi. Gigi Riva, team manager dei freschi campioni del mondo, era molto inquieto: lo infastidiva il prevedibile assalto alla diligenza di alcuni politici che, prima dell’inizio, nei giorni di Calciopoli s’erano scagliati contro la nostra partecipazione.
La delegazione azzurra era piena di persone che volevano bene a Gigi, e perciò cercavano di trattenerne l’ira. Ma quando, proprio a Palazzo Chigi, Riva seppe che qualche avvoltoio pretendeva addirittura di salire sul pullman della squadra diretto al Circo Massimo, decise che la misura era colma. Scese in piazza Colonna, si fece consegnare il trolley dall’autista del pullman e sparì nella sera alla ricerca di un taxi per Fiumicino. La sua Sardegna doveva sembrargli, in quel momento e una volta di più, ciò che Itaca era per Ulisse.
Questo comportamento rigoroso, questa pulizia morale vissuta come inevitabile, hanno molto a che fare con la vittoria soltanto in apparenza sorprendente - di Gigi nel referendum di gazzetta.it sull’azzurro più grande di sempre. Intendiamoci: la sorpresa non è tecnica, perché Riva è il miglior attaccante puro nella storia del nostro calcio. È legata al fatto che un sondaggio online richiama generalmente un pubblico giovane, che ha votato come proprio beniamino un campione ormai distante nel tempo. Un campione che non ha mai visto. Lo splendido racconto di Federico Buffa ha avuto certamente un ruolo, facendo conoscere ai ragazzi di oggi la storia di Riva nei suoi aspetti più umani. Siccome poi l’idealismo è il nutrimento delle nuove generazioni, un uomo che ha avuto la forza di non spogliarsene mai non poteva che accenderle. Pur tentato dalle proposte più lusinghiere, Gigi non ha mai abbandonato la Sardegna, sacrificandole una gloria personale che altrove sarebbe stata molto più ricca. Ma gli scudetti non si contano soltanto, si pesano anche, e va da sé che il titolo vinto al Cagliari abbia pochi paragoni nell’albo d’oro della Serie A. Anche l’avversario battuto in finale, Roberto Baggio, ha le stimmate dell’uomo contro che fatalmente risultano più sexy di chi resta integrato al mondo che ha frequentato in campo. Baggio arriva a un’immagine parallela a quella di Riva percorrendo la strada opposta: lì dove Gigi è rimasto fedele nei secoli a una maglia, Roberto le ha indossate quasi tutte, finendo per vestire, nell’immaginario popolare, soprattutto quella azzurra. Ed è importante annotare che né Riva né Baggio hanno vinto un Mondiale, perché hanno perso entrambi una finale col Brasile.
Alla faccia di chi sostiene che la gente si innamori soltanto dei vincenti, in fondo al nostro torneo sono arrivati due magnifici sconfitti, che qui hanno trovato il loro riscatto. La rosa dei concorrenti era piena di campioni del mondo, da Buffon e Zoff a Pirlo e Tardelli, da Conti e Scirea a Meazza e Piola, più i Palloni d’oro Rossi e Cannavaro. Eppure solo Pirlo è salito tra i primi quattro, perché l’altro semifinalista era Gianni Rivera, vicecampione pure lui.
E ancora miglior calciatore italiano della storia secondo un’accezione comune, discutibile finché si vuole ma molto radicata. E quindi, senza nulla togliere ai battuti, si può dire che questo sondaggio sia stato a suo modo romantico. Prima dei campioni, l’hanno vinto gli uomini.