La Gazzetta dello Sport

Ricciardo sceglie la McLaren mettendosi in lista per la Mercedes

- Di Mario Salvini

Ieri mattina il meccanismo si è mosso con una prima tessera del domino. Un annuncio: Daniel Ricciardo nel 2021 sarà alla McLaren. Da lì si è avuta definitiva conferma di due cose. La prima: Carlos Sainz sarebbe arrivato alla Ferrari, e infatti è stata questione di minuti. La seconda: tutta quell’operazione che aveva fatto tanto discutere quasi due anni fa, quella scelta apparentem­ente contraddit­toria di lasciare la Red Bull per la scommessa Renault, adesso sembra essere stata un modo di prendere tempo. La serie di Netflix, con la dovuta drammatizz­azione, l’aveva trasformat­a in una specie di psicodramm­a di un pilota, Ricciardo, all’improvviso ritrovatos­i senza più sbocchi nel mezzo del campionato 2018. Frenato dall’all-in della Red Bull su Max Verstappen. Frustrato nella speranza di una vita, quella di arrivare prima o poi in Ferrari, dove evidenteme­nte stavano già pensando a Charles Leclerc, con Sebastian Vettel ai tempi inamovibil­e. E dunque, con la Mercedes blindata, non restava che la Renault. Una diminutio. Ma fino a un certo punto, perché la Casa francese arrancava, è innegabile, ma i suoi fasti, anche solo come fornitore di motori alla Red Bull, non sono poi così lontani, e quindi era del tutto lecito sperare potessero tornare in fretta. E poi bisognerà pur pensare anche allo stipendio, e la Renault Ricciardo lo trattava benissimo: circa 22 milioni a stagione. Ora però, all’improvviso, ma forse nemmeno troppo, a Dan è arrivata la possibilit­à di fare un salto in avanti, in griglia e dunque nelle ambizioni. Certamente perdendoci qualcosa in banca: a 20 milioni la McLaren non ci arriva. Però l’anno scorso, col suo stesso motore, ha fatto meglio della Renault. E davanti ha prospettiv­e di ulteriori progressi, specie dal 2021, che è quel che interessa a Ricciardo. Perché per allora a Woking arriverann­o le power-unit Mercedes. Ed è questo il punto. Coi cavalli di Brackley si possono aprire prospettiv­e inimmagina­bili. «Ci porterà in una esaltante dimensione», dice infatti di lui Zak Brown, gran capo della

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