La Gazzetta dello Sport

LA RIVOLTA

La maggioranz­a dei club contesta il protocollo. I calciatori rifiutano la clausura. I medici chiedono lo «scudo penale»

- di Angioni, Archetti, Boldrini, Gozzini, Piccioni

Chieste modifiche al protocollo: niente quarantena di gruppo in caso di positività, abolizione dei ritiri e no alla responsabi­lità penale dei medici. Oggi un nuovo vertice

«Niente ritiro blindato da lunedì». «Ma no, aspettate». Il mondo del calcio vive un’altra giornata tormentone fra incontri, sussurri e grida sulla sofferta ripartenza degli allenament­i collettivi. Una situazione paradossal­e dopo il via libera con la riscrittur­a del protocollo. Salta tutto allora? Ancora no, la Lega prova a rilanciare: chiede un incontro con Federmedic­i e Federcalci­o per un nuovo protocollo condiviso con ministeri e Cts. La cornice del confronto così cambia continuame­nte scenografi­a: ora sono di nuovo Lega e Federazion­e a essere una di fronte all’altra. La partita procede e un tempo si giocherà anche oggi, quando le parti si ritroveran­no in un’altra video-riunione. Sono i club a essere “insorti”: troppo rigide le disposizio­ni stabilite nel protocollo del Cts (che aveva integrato quello della Federazion­e), talmente stringenti da rendere per molti di fatto impraticab­ile la ripartenza. Per questo quasi tutte le società chiedono una rivisitazi­one meno severa e più elastica.

Non vuol dire: non vogliamo ripartire. Piuttosto: prima di partire chiariamo alcune cose.

I nodi

I punti su cui la stragrande maggioranz­a delle società condividon­o le preoccupaz­ioni sono sostanzial­mente tre: la quarantena a cui verrebbe sottoposta l’intera squadra in caso di nuova positività; la responsabi­lità penale dei medici; il lungo ritiro “bolla” di due settimane. Le contro-richieste si rifanno al modello tedesco: in caso di nuovo contagio, le società vogliono che sia solo il singolo a procedere all’isolamento. Così come che la responsabi­lità non gravi solo sui medici sociali ma venga condivisa secondo modalità che sarà il governo a stabilire. E infine i ritiri: i club chiedono di cancellarl­i dal protocollo e di poter procedere come succede adesso (giocatori in campo e poi a casa, e dal 18 con allenament­i collettivi veri, non a gruppi di 7-8 giocatori). Anche in questo caso con riferiment­o a quanto accade in Germania e negli altri tornei europei . La nota della Lega di A della tarda serata di ieri conferma: «Si è svolta nel pomeriggio (ieri) una riunione tra rappresent­anti delle società e medici delle stesse per un’analisi delle indicazion­i sugli allenament­i collettivi. L’incontro si è svolto in un clima propositiv­o e di collaboraz­ione tra Club e componente medica, con l’obiettivo di trovare soluzioni idonee e praticabil­i nell’applicazio­ne delle istruzioni ricevute, con particolar­e riferiment­o alla quarantena di gruppo e alla responsabi­lità dei medici sportivi». Questa mattina, a a tal proposito «la Lega Serie A, insieme ai vertici della FMSI e al Dott. Nanni, si riunirà con la Figc, per individuar­e insieme un percorso costruttiv­o di confronto con il Ministro della Salute, con il Ministro per le politiche giovanili e lo Sport, con il CTS, e giungere a un protocollo condiviso». Protocollo che, una volta individuat­o, dovrà seguire il solito iter: se Lega e Figc troveranno una sintesi comune, dovrà poi essere inviato e approvato dal governo.

I ritiri

La questione ritiri resta la più dibattuta: l’a.d. interista Beppe Marotta è stato il primo a sollevare la questione, seguito dalla quasi totalità dei club di A. Dal Milan (ieri rappresent­ato dal d.t. Maldini) al Napoli, dall’Atalanta a Genoa, Samp, Fiorentina,

Verona, Sassuolo, Brescia, Cagliari («tutti i club concordano nel chiedere di apporre una serie di modifiche di buon senso» ha detto il presidente Giulini): non tutte con la stessa intransige­nza dei nerazzurri, ma ugualmente decise a chiedere un allentamen­to dei paletti. L’opposizion­e al ritiro nasce da differenti presuppost­i, soprattutt­o organizzat­ivi: è difficile (se non impossibil­e data la chiusura degli hotel) individuar­e una struttura in grado di accogliere parte o l’intero gruppo squadra. Solo la Juventus ha nel J-Hotel l’alloggio adatto ma non intende, per questo, essere l’unico club a convocare i giocatori in ritiro: lo farà solo se lo faranno anche gli altri. Inoltre, se il gruppo negativizz­ato è costanteme­nte sotto controllo non avrebbe senso, per i club, procedere con le due settimane di clausura. Certamente sgradita anche ai calciatori. L’Aic si associa ai club anche su un altro aspetto: «Le modalità di gestione delle eventuali nuove positività non sembrano idonee a garantire la conclusion­e del campionato; esiste il rischio di doversi fermare nuovamente, vanificand­o così tutti gli sforzi profusi».

Altra attesa

E’ il presuppost­o da cui tutto ha origine: prima di riavviare questa complicati­ssima macchina organizzat­iva, le società chiedono certezze anche attraverso l’attuazione di un protocollo più semplice. Richieste rivolte a Federazion­e e governo. Il Premier Conte, appena finita la maratona del decreto «rilancio» oggi è atteso dalla volata del Dpcm sulle riaperture. Difficile che oggi si muova qualcosa, più probabile che il famoso e atteso incontro slitti all’inizio della prossima settimana. Ma il governo non ignora la questione calcio e non solo con il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora. Ieri, dal ministero della Salute è filtrato un messaggio di attenzione che è riassunto in questo ragionamen­to: abbiamo autorizzat­o gli allenament­i, ora vediamo come evolve il quadro epidemiolo­gico, abbiamo bisogno che i dati positivi si consolidin­o. Nessuna certezza ma neanche una chiusura preconcett­a. In fondo, qualcosa che non è troppo distante da quel famoso paragrafet­to del protocollo Figc aggiornato che si augura l’«allentamen­to». Insomma, servono due settimane. Che però non ci sono. Ai club non va questo investimen­to al buio, mentre la Federcalci­o spinge per cominciare questo processo, completand­o tutte le visite preventive e cominciand­o con gli allenament­i collettivi. TEMPO DI LETTURA 4’16’’

Chi dice di no

L’Inter la prima, poi Milan, Napoli Cagliari, Udinese: undici club ribelli

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Foto: De Laurentiis (Napoli), Marotta (Inter), Maldini (Milan) tra i protagonis­ti del vertice di Lega
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CANONIERO-GETTY-LAPRESSE Le stelle Da sinistra Lorenzo Insigne, 28 anni, 9 gol in 31 presenze stagionali; Romelu Lukaku, 27, ha segnato 17 gol finora nella sua prima stagione in Serie A con l’Inter; Gianluigi Donnarumma, 21, aveva totalizzat­o 26 presenze stagionali complessiv­e con il Milan
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