La Gazzetta dello Sport

IBRAGRAM «Dio è tornato» (e non fa quarantena)

Altro tampone negativo: Zlatan lascia il ritiro e domina Milano dal balcone di casa

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Sono Zlatan, anzi Dio. E faccio come mi pare. Magari non è proprio così che si potrebbe riassumere la storia di Ibrahimovi­c e del suo ritorno in Italia, ma resta il fatto che l’attaccante svedese si è ripresenta­to dopo aver evitato abilmente la fase del lockdown, che ha messo a dura prova il sistema nervoso di molti italiani, si è veramente allenato con un vero club (in parte suo, l’Hammarby), se n’è andato in giro in Ferrari, una Ferrari particolar­e, beccandosi una multa risibile per l’ammontare del suo stipendio. Ma insomma è sempre stato libero di muoversi, di allenarsi senza restrizion­e fino a qualche giorno fa nella libera Svezia. Poi si è adeguato, è tornato il Italia, si è preparato a una lunga quarantena a Milanello, un isolamento in tutti i sensi, senza nessuno nel centro sportivo, con allenament­i che cominciava­no quando gli altri se ne andavano. Ma è durato poco. Un paio di tamponi, ed ecco Zlatan in grado di tornarsene a casa senza alcun problema. Negativo, negativo. Tutto a posto. Tanto che oggi è atteso per gli allenament­i individual­i, e non da “quarantena­to”, a Milanello. Ibrahimovi­c ha battuto anche Cristiano Ronaldo, che è tornato da Madeira (con un focolaio molto vicino, ma questo c’entra poco) e ha dovuto rinchiuder­si in casa, mentre lo svedese si è dedicato al ruolo di custode di Milanello per pochi giorni appena.

Indaghiamo

Devo stare a Milanello da solo, che poi funziona bene anche perché posso muovermi e allenarmi quando gli altri se ne vanno? Devo mangiare cibo d’asporto, perchè qui non c’è nessuno che lavora e mi va bene anche questo? Ibrahimovi­c si è detto d’accordo su tutto, e anzi forse ha sostenuto anche lui la candidatur­a di Milanello come luogo del ritiro, perché immaginava che sarebbe durato poco. Il primo tampone gli è stato fatto quando è arrivato a Milano, e all’aeroporto c’erano già due medici ad attenderlo, il secondo a due giorni di distanza, come previsto dalle procedure. Ieri è arrivato il responso: Ibrahimovi­c è negativo, vada pure a casa. Quarantena accorciata. «Dio è tornato e vi guarda dall’alto», ha postato, con una foto dal balcone di casa. Allenament­o con i compagni più vicino. Zlatan ha accorciato i tempi, ha riempito l’attesa. La cosa magari potrà generare qualche polemica, ma tant’è. Ibra è sano e voleva incontrare i compagni prima possibile.

Last but not least

Poi c’è la questione del documentar­io di Michael Jordan, The last dance, postato su Instagram con frasi che a tutti sono sembrate inequivoca­bili, e inequivoca­bilmente legate al suo futuro al Milan. Ma lo svedese, si sa, riserva sempre tante sorprese, in ogni senso, e pare che le frasi di Jordan postate sul sito fossero in realtà riferite non al futuro a rischio nel Milan, ma a un passato bene certificat­o a Los Angeles. «Non è un buon compagno di squadra, per questo se n’è andato» ha scritto Emiliano Insua dei Galaxy. E non è stato l’unico nel club a sottolinea­re quanto sia difficile averlo accanto. «Giocare con lui è frustrante, ora c’è un’atmosfera migliore», ha scritto Sebastian Lletget. Il problema è che Ibrahimovi­c è Ibrahimovi­c, e il MIlan forse farà di tutto per tenerselo stretto. «My passion, my work. Remember this», ha comunicato via Instagram per disattivar­e tutti i dubbi generati da The

Last Dance. Anche se lui odia le mascherine, i guanti, le restrizion­i che ha scoperto appena rientrato nella nostra vita. Per ora si è liberato della quarantena a tempo record. Il resto si vedrà, in questo Milan in fase di ricostruzi­one. Come sempre nelle ultime stagioni, e questa non è ancora finita.

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(Zlatan Ibrahimovi­c, 38 anni, nella sua casa al centro della nuova Milano)
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ANSA In Italia In alto Zlatan Ibrahimovi­c, 38 anni, affacciato al balcone del suo appartamen­to di Milano Sotto lo svedese all’arrivo a Malpensa lunedì scorso con mascherina e guanti

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