Ajax Il poker d
VENTICINQUE ANNI DALL’ULTIMO URRÀ IN CHAMPIONS DI UN CLUB MITICO
Suona strano, ma sono passati 25 anni. Proprio così, un quarto di secolo dall’ultima vittoria in Europa di un mitico marchio del calcio: l’Ajax. Risale al 24 maggio 1995, è la conquista della Champions, ex Coppa dei Campioni, la quarta del club dalla inconfondibile maglia bianca con la banda rossa verticale, colori della città di Amsterdam. Un giubileo che l’Ajax avrebbe volentieri fatto a meno di celebrare, come il Milan con i suoi tifosi, sconfitti in finale a Vienna dall’1-0 a 6’ dal 90’ firmato da Patrick Kluivert, allora 18enne, imbeccato da Rijkaard, monumento rossonero.
Da Rinus in poi
Se dici Ajax, parli di calcio totale. I due profeti, per niente teorici, sono stati prima Rinus Michels, poi Stefan Kovacs, che hanno guidato i biancorossi nel 1971, 1972 e 1973 alle 3 Coppe dei Campioni di fila. I cicli hanno un inizio e una fine: l’Ajax mantiene la nobiltà, ma per oltre 20 anni non torna più sul trono d’Europa. Per ritentare la missione, nel 1991 vengono dati pieni poteri a Louis Van Gaal, che si ispira ai suoi illustri e pluridecorati predecessori e partecipa all’infinito romanzo degli aiacidi contro gli italiani. Una storia iniziata nel 1969: in finale al Bernabeu il Milan di Nereo Rocco strapazza gli olandesi per 4-1 con una tripletta di Pierino Prati. Dopo la parentesi del sorprendente Feyenoord sul tetto d’Europa nel 1970, l’anno successivo esplode la stella Ajax. Non solo Johan Cruijff, ma Johnny Rep e Johan Neeskens, tanto per citare altri big. Nomi noti sia all’Inter, che si arrende a Rotterdam per 2-0 nel 1972 (doppio Cruijff), sia alla Juve colpita a freddo a Belgrado nel 1973. Ce n’è anche per il Milan, che sempre nel 1973 nella prima Supercoppa europea strappa l’1-0 a San Siro, poi viene sommerso al ritorno per 6-0. Nella saga Italia-Ajax, ci mette del suo anche Van Gaal, che nel 1992 si porta a casa la Uefa contro il Torino. Il popolo granata a ragione non si dà ancora pace, non solo per i tre legni colpiti: si agita con la sedia alzata al cielo da Emiliano Mondonico, furioso per un rigore non concesso.
La chiave Litmanen
Aloysius Paulus Maria Van Gaal non è il primo al quale offriresti la birra al pub, però ci sa fare. Avrà il naso schiacciato da mediomassimo, ma è dotato di grande fiuto: pesca a piene mani nel vivaio, che si rivela ancora ricco. Indottrina per bene i suoi ragazzi, poi chiede e ottiene un eccezionale interprete del credo della casa madre: Rijkaard. Lo schema di partenza è un camaleontico 3-3-1-3, che all’occorrenza diventa un 3-5-2 o un 43-3. Davanti al portiere Van der Sar, ci sono Reiziger (o Bogarde), il capitano Blind e Frank de Boer. Al centro, con Rijkaard, agiscono gli sbarbati Davids e Seedorf, il trequartista è Litmanen che svaria dietro le tre punte Finidi a destra, Overmars a sinistra e Ronald de Boer, che si alterna con Kanu, Van Vossen e Kluivert. Sembra uno schieramento
Un gol del baby Kluivert a 6’ dalla fine mette il Milan k.o.: per i ragazzi terribili di Van Gaal è il trionfo
spericolato, ma Van Gaal ha due uomini chiave che glielo permettono: Rijkaard, che in fase di non possesso si abbassa sulla retroguardia, e Litmanen, un 10 che nella sua spola tra le linee si offre come primo marcatore sull’uscita di palla degli avversari, ai quali dà pochi punti di riferimento.
Coppa sontuosa
Lo scorbutico ma efficace allenatore olandese incrocia ancora gli italiani nel ’94-95. In Champions si ritrova nel girone contro il Milan targato Capello, campione in carica dopo il fantastico 4-0 al presuntuoso Barcellona di Cruijff. La prima sfida ai rossoneri, all’Olimpisch Stadion, è un monologo biancorosso: Capello deve arrangiarsi con almeno 4 rincalzi e si arrende per 2-0. Al ritorno sul neutro di Trieste, al Rocco, va ancora peggio: la rumba olandese manda fuori giri i rossoneri, altro 2-0. Il gruppo finisce con 10 punti all’Ajax, 5 al Milan, che passa a spese del Salisburgo. Baresi e i suoi barcollano, ma la sfangano e vanno avanti da mestieranti: ai quarti eliminano il Benfica, decisiva la doppietta di Simone, in semifinale fanno fuori il Psg di Weah, prima con Boban al 90’, poi a San Siro con Savicevic. Nel frattempo, l’Ajax elimina senza problemi l’Hajduk Spalato (0-0 e 3-0) e il Bayern Monaco (0-0 e 5-2).
Oh, Vienna
La finale di Vienna è un altro capitolo di Italia-Olanda, nel senso più stretto: Capello si presenta con 9 italiani su 11, in totale 14 su 16, Van Gaal parte con 9 giocatori venuti dal vivaio, più il nigeriano Finidi e il finnico Litmanen. Vigilia a handicap per i rossoneri, dati per sfavoriti: in rifinitura, accanto alla bandierina del corner, un già malconcio Savicevic si blocca per un malanno muscolare. Eppure al Prater la sfida è equilibrata. Capello imbriglia le fonti dell’Ajax: Desailly argina Litmanen, che al 68’ viene rilevato da Kluivert. Seedorf non sfonda mai, è sostituito da Kanu. Prestazione di grande umiltà e sacrificio di un Milan ben predisposto da Capello. A centrocampo, il resto della diga con Albertini, Boban e Donadoni regge, semmai il problema è incidere.
6
di Campioni/ Champions dell’Ajax: 4 vinte, 2 perse nel 1969 e 1996
6
vinte: 1 Uefa,
1 c. Coppe, 2 Supercoppe, 2 Intercontinentali Quando ormai tutti si rassegnano ai supplementari, il marpione Rijkaard serve in area il ragazzino entrato da 16 minuti, che anticipa Baresi e beffa Rossi. E’ il k.o. di Kluivert, che 2 anni dopo in rossonero non riesce mai a splendere: il Milan abdica, Coppa all’Ajax. Che ci prende gusto, tanto che l’anno successivo i ragazzi di Van Gaal difendono il titolo, ma in finale a Roma è la Juve di Lippi a gioire dal dischetto. Gli olandesi restano fedeli al cliché che li ha resi famosi e che, vincente o no, non tramonta: nel 2019, dopo avere travolto la Juve di CR7, De Ligt, Van de Beek e Ziyech sono beffati in semifinale dal Tottenham. Il tabù resiste, ma il multietnico Ajax è sempre di moda e ci riproverà: prima o poi, premierà la pazienza dei suoi milioni di ammiratori.
sTEMPO DI LETTURA 4’51”