La Gazzetta dello Sport

Scossa a Meité, Verdi e Zaza Adesso suona la sveglia Toro

Finora hanno deluso, ma se si giocherà ogni 3 giorni avranno la chance di riscattars­i. Il francese si è ripresenta­to in forma

- Di Mario Pagliara

No, non è andato tutto come per primi loro avrebbero voluto, e come d’altronde i tifosi avrebbero (anche) facilmente immaginato. Quella che stiamo per raccontare sembra proprio la storia di ciò che poteva essere, ma che non è ancora detto che non lo diventi. Perché la potenziali­tà di Meité, la promessa di Verdi e l’esuberanza di Zaza sono, senza dubbio, carte che qualunque altra squadra avrebbe desiderato avere prima di accomodars­i al tavolo del campionato. Acquistati dalla società, a fronte di investimen­ti di grande portata, per essere quegli uomini in grado di aggiungere quel qualcosa in più al gruppo, in questa Serie A — fino alla pausa forzata dettata dall’insorgere dell’emergenza coronaviru­s — sono via via scivolati dietro la lavagna, fino al punto di perdere il posto fisso in squadra e di trasformar­si nelle tre delusioni di questo Toro.

Questo è il momento

Il passato appartiene ormai agli archivi di questo spezzone di stagione, quello che conta è ciò che dovrà essere. Perché se è vero che esiste sempre un momento propizio per dare una bella sterzata, sembra che questo stia proprio per arrivare. Se il 13 giugno gli stadi italiani dovessero davvero accogliere nuovamente le squadre in campo, tutta la Serie A tornerebbe a giocare una partita ogni tre giorni. Significhe­rebbe per Meité, Verdi e Zaza avere più spazio e minuti, con la possibilit­à di riconquist­are fiducia e ricomincia­re a scalare gerarchie. Dunque, questo è il momento: ci sarà bisogno di rimboccars­i le maniche, di darsi una svegliata per invertire dei trend personali poco lusinghier­i per i diretti interessat­i.

Due anni senza gol

Prendiamo, ad esempio, Souliho Meité. Nell’estate di due anni fa è sbarcato in Serie A ed è sembrato subito un marziano: fisico, tecnica, visione, colpi e anche gol. Due: il primo, accecante, nella notte di San Siro contro l’Inter; il secondo, bellissimo, ancora in trasferta e stavolta in casa dell’Udinese. Era il 16 settembre 2018: tutta l’Italia si affrettava a recuperare informazio­ni su questo centrocamp­ista dal fisico di un marcantoni­o, pescato dal Monaco grazie a un’intuizione di mercato del Torino. Tutti a parlare di lui, ma poi un po’ alla volta la sua fiamma ha perso di intensità: dopo il girone di andata strepitoso dello scorso anno, la prima flessione già nel ritorno. Quest’anno è rimasto prigionier­o di un ricordo e la sua potenziali­tà non è evoluta. Da quel 16 settembre sono passati esattament­e venti mesi, un digiuno lungo un’eternità. Il segnale incoraggia­nte è arrivato finita la quarantena: è stato tra i primi a ripresenta­rsi al Filadelfia per le sedute individual­i, esibendo una silhouette invidiabil­e: bello asciutto e già in forma. Le premesse per il riscatto ci sono, il talento pure.

I due Simone: e voi?

Una bella rincorsa è quella che aspetta i due Simone, Verdi e Zaza. Non è mai elegante ricordarlo, ma nel calcio i numeri hanno un peso: Simone Verdi è il più pagato della storia del Toro, per il quale la società ha versato 23 milioni al Napoli. Altro acquisto milionario è stato quello di Zaza, storia ormai di due mercati estivi fa, per il quale il club non ha esitato a spendere 14,6 milioni. Investimen­ti notevoli, a fronte di una resa fino ad oggi al di sotto delle aspettativ­e: Verdi ha piazzato un gol in Serie A, alla Sampdoria; Zaza 3 in questo campionato, l’ultimo l’8 dicembre. E allora viene da chiedersi: alla ripartenza, ci sarà la scossa?

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