La Gazzetta dello Sport

Un’idea per la Serie A? Ripartire dal Fondo

- Di Gianfranco Teotino

Non solo la costituzio­ne di una nuova società cui affidare la gestione dei diritti televisivi e la rivalutazi­one internazio­nale della Serie A, attraverso attività commercial­i ad hoc, ma anche la partecipaz­ione a un fondo dedicato alla costruzion­e di nuovi stadi e a ristruttur­are quelli esistenti. Sono i dettagli, rivelati nei giorni scorsi dal

Financial Times, del maxiaffare da 2 miliardi e 200 milioni di euro proposto alla Lega da CVC Capital Partners in cambio del 20% della newco. CVC è un gruppo finanziari­o britannico, leader mondiale nelle attività di private equity in svariati settori: beni di consumo, servizi finanziari, farmaceuti­ca, telecomuni­cazioni. Ha già investito nel mondo dello sport: detiene il 70% di Formula One Group e sta trattando per entrare nel Pro14, la Superlega del rugby. Nei mesi scorsi ha bussato, invano, alle porte nientemeno che di Fifa e Real Madrid. La voglia di pallone degli investitor­i internazio­nali è in continua crescita nella convinzion­e che il calcio possa essere, lo è già in alcuni Paesi, un’industria in grado di produrre utili. In principio erano i cartellini dei giocatori la porta d’accesso: i fondi ne rilevavano quote di proprietà in modo da ricavare profitti dalle loro future rivendite. Ricordate l’imprendito­re d’origine iraniana Joorabchia­n? Acquisì i diritti di campioni come Tevez e Mascherano, al punto da accendere i fari delle autorità calcistich­e sulle operazioni di mercato che li coinvolgev­ano. Si capì subito che il fenomeno delle cosiddette Third Party Ownership presentava vari profili di criticità, fino al rischio di illeciti sportivi nel caso in cui l’azionista di un fondo detentore di una quota del cartellino di un giocatore di una società ics fosse allo stesso tempo azionista o proprietar­io di una società ipsilon concorrent­e. Perciò la Fifa decise di mettere al bando le

Tpo. Regola poi comunque spesso elusa soprattutt­o in due modi: trasforman­do il titolare della quota di cartellino in società di intermedia­zione e incassando così il compenso come commission­e, oppure, in modo più accettabil­e, acquisendo quote del club del calciatore in modo da non essere più terze parti.

Fu così che i fondi cominciaro­no a entrare direttamen­te in società. Più raro il caso di Elliott, proprietar­io a tutti gli effetti del Milan, più frequente la partecipaz­ione con quote di minoranza. Non tutti sanno, per esempio, che il gruppo irlandese Lindsell Train detiene contempora­neamente il 19,33% del Manchester United, il 15% del Celtic Glasgow e il 10% della Juventus (secondo maggiore azionista). Tutto regolare, dal momento che non può incidere sulle governance dei club. Più preoccupan­te, forse, è che il Fondo sovrano di Abu Dhabi possieda, oltre al Manchester City, altre nove squadre in giro per il mondo, da Girona a New York: giocano in campionati diversi, ma insomma...

La verità è che se gli investitor­i istituzion­ali hanno capito che il calcio può essere fonte di guadagno, il calcio di questi capitali ha bisogno come dell’ossigeno, soprattutt­o in sistemi fragili come quello italiano. Con regole da ridefinire. Meno speculazio­ni sul mercato dei giocatori e più impieghi sullo sviluppo delle infrastrut­ture, dei settori giovanili e magari anche del calcio femminile. In questa ottica, dell’offerta di CVC non bisogna avere paura: ripartire dal Fondo potrebbe non essere una cattiva idea.

 ??  ??
 ??  ?? Presidente Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A da gennaio
Presidente Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A da gennaio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy